AGI - Spesso è l'arte a imitare la realtà; a volte e la realtà che sembra richiamare in modo inquietante le invenzioni di scrittori e cineasti. È il caso dell'attentato a Donald Trump, la cui dinamica ricorda per molti aspetti il finale de 'Il giorno dello sciacallo', il celebre romanzo spionistico di Fredrick Forsyth, pubblicato nel 1971 e diventato due anni dopo un altrettanto fortunato film diretto da Fred Zinnemann.
Il libro si ispira all'attentato subito da Charles De Gaulle il 22 agosto 1962 per mano dell'Oas, il gruppo paramilitare clandestino che aveva tentato di opporsi con azioni armate all'indipendenza concessa all'Algeria dall'allora presidente francese. Se "l'homme du destin" in quel caso sopravvisse per miracolo a un agguato di un commando con armi automatiche, nelle pagine di Forsyth un inafferrabile killer solitario, lo "sciacallo" del titolo, viene incaricato dall'Oas di eliminare il generale.
Il sicario coglierà l'occasione di una cerimonia di decorazione dei veterani, eludendo la sorveglianza - pur venendo notato, come Crooks, da alcuni agenti - e appostandosi, come Crooks, in cima a un edificio ai margini del perimetro di sicurezza. La distanza da cui lo "sciacallo" spara con il suo fucile di precisione - 130 metri o 150 iarde - è inoltre grossomodo la stessa dalla quale sono partiti i colpi diretti all'ex presidente.
Non solo. Trump, come De Gaulle nel romanzo, schiva il proiettile all'ultimo secondo con un movimento improvviso della testa che coglie il killer di sorpresa, evitando il peggio per un paio di centimetri. E subito dopo lo "sciacallo" viene abbattuto dalle forze dell'ordine, dopo che le sue pallottole si sono piantate nell'asfalto senza causare feriti. Purtroppo qua l'analogia non si è ripetuta: Crooks, mirando a Trump, ha spezzato la vita di un uomo che stava assistendo al comizio.