AGI - Un sostegno all'Ucraina che non solo viene rafforzato ma punta a diventare strutturale per aprire un "cammino irreversibile" all'adesione di Kiev, legami più stretti con le democrazie dell'Indo-Pacifico per contrastare una Cina che sta dando un contributo fondamentale allo sforzo bellico russo, un rappresentante speciale per il fianco Sud dell'alleanza e l'impegno di ogni Stato membro a elaborare piani per potenziare e modernizzare la propria industria della difesa in un mondo che, come ha ricordato il segretario generale Jens Stoltenberg, è diventato "più pericoloso". Questi i principali risultati del vertice Nato appena concluso a Washington, la città dove l'organizzazione fu fondata nel 1949 e che ha fatto da sede alle celebrazioni per i 75 anni.
"Il futuro dell'Ucraina è nella Nato"
Questa la formula scelta da Stoltenberg per assicurare a Volodymyr Zelensky che il percorso di Kiev verso l'adesione è "irreversibile". Un impegno politico che però non ha ancora assunto concretezza. A differenza di quanto accaduto lo scorso anno al vertice di Vilnius, il presidente ucraino non ha però lamentato la mancata apertura di una procedura per l'ingresso tra gli alleati del suo Paese, anzi, ha usato toni concilianti nell'ammettere che è impossibile finchè la guerra dura.
Molto netta, invece, la richiesta di "eliminare tutti i limiti" alle armi a lungo raggio fornite dall'Occidente. A questo proposito Stoltenberg, nella conferenza stampa congiunta con Zelensky, ha ricordato che colpire obiettivi militari in territorio russo rientra nel diritto di autodifesa. Più in concreto, Zelensky ha incassato la fornitura di quattro sistemi di difesa antiaerea Patriot e di componenti per operarli da Usa, Germania, Romania, Olanda e di una battertia Samp-T dall'Italia. Verranno inoltre trasferiti caccia F-16 da Olanda e Danimarca. Un successo per il presidente ucraino, che vede soddisfatte due delle sue principali richieste.
Il piano per Kiev
Stoltenberg ha illustrato il piano in cinque punti sul quale gli alleati hanno concordato per proseguire il sostegno a Kiev "finchè sarà necessario". Nel dettaglio la Nato assumerà in primo luogo il coordinamento delle forniture belliche a Kiev (inclusa quella Usa, una cautela legata alla prospettiva di un ritorno di Trump nello Studio Ovale), con un comando guidato da un generale a tre stelle e circa 700 effettivi che lavoreranno presso il quartier generale della Nato in Germania e negli hub nella parte orientale del paese.
La Nato coordinerà poi l'addestramento delle forze ucraine nelle strutture dei paesi alleati e gestirà il trasferimento e la riparazione delle attrezzature. L'alleanza fornirà inoltre sostegno allo sviluppo a lungo termine delle forze armate ucraine e si è impegnata a tenere a un minimo di 40 miliardi di euro l'anno l'ammontare complessivo del sostegno all'Ucraina. Vanno infine menzionate le decine di accordi bilaterali per la sicurezza siglati da Zelensky con gli alleati.
Piani nazionali per l'industria della difesa
Per la prima volta tutti i Paesi della Nato si sono impegnati a elaborare piani nazionali per rafforzare e modernizzare la propria industria della difesa. Non si può perdere terreno a fronte di una Russia in piena economia di guerra, ha ammonito il padrone di casa, Joe Biden.
Armi usa a lungo raggio in Germania
Ci sono poi gli accordi che, pur non riguardando l'alleanza nel suo complesso, vengono siglati al summit e diventano parte organica dell'architettura di sicurezza atlantica. Un esempio è l'intesa comunicata nelle scorse ore che vede gli Usa dispiegare, per ora solo periodicamente, missili a lungo raggio in Germania, un annuncio che ha innescato dure reazioni da Mosca. Il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, ha parlato di "una decisione necessaria e importante per assicurare la pace".
Accordo a quattro sui missili, c'è anche l'Italia
I missili a lungo raggio sono cruciali per rafforzare la deterrenza ma non si può continuare a dipendere dall'America. Per questo è di grande importanza il memorandum d'intesa siglato dal ministro della Difesa, Guido Crosetto, con i colleghi di Francia, Germania e Polonia per lo sviluppo di armamenti di nuova generazione in questo settore. L"'iniziativa odierna getta le basi per una cooperazione integrata e a lungo termine tra le nostre Nazioni per rafforzare le capacità europee di difesa e deterrenza sviluppando la base industriale del settore", ha spiegato Crosetto.
Un rappresentante speciale per il fianco sud
La nomina di questa figura, contenuta nel comunicato finale, era una richiesta specifica dell'Italia, che la ha salutata come una vittoria. Roma ha annunciato che intende candidare un italiano per questo ruolo, dati i rapporti sempre più stretti con l'Africa e le buone relazioni con i Paesi mediorientali. Anche la Spagna ha la stessa ambizione ma le tensioni mai risolte del tutto con il Marocco potrebbero essere un problema.
Sponda con l'indo-pacifico per contrastare Pechino
Di grande rilevanza è stata la convocazione di un consiglio nordatlantico aperto agli alleati dell'Indo-Pacifico: Giappone, Sud Corea, Australia e Nuova Zelanda. In un comunicato finale dai toni inusitatamente duri con Pechino, è stato sottolineato come la Nato non può più permettersi di ignorare il sostegno fornito dalla Cina alla guerra russa in Ucraina con dispositivi "dual use", cioè civili ma convertibili a scopi militari, per non parlare delle crescenti forniture di munizioni nordcoreane a Mosca. Stoltenberg ha avvertito che "la sicurezza della Nato non è più una questione regionale ma globale". Proprio come lo è la Nuova Guerra Fredda.