AGI - L'anno scorso il vertice Nato di Vilnius non si sforzò in alcun modo di tracciare un cammino chiaro per l'adesione dell'Ucraina. Non avrebbe potuto essere altrimenti, considerando sia il conflitto ancora in corso con la Russia che le condizioni che Kiev, ancora non allineata agli standard delle democrazie liberali, dovrà soddisfare per entrare nel club. Nondimeno il presidente ucraino, non nascose la sua ira di fronte a un diniego che bollò
come "assurdo".
Venerdì scorso, nella conferenza stampa introduttiva del vertice che inizia oggi a Washington, il segretario generale dell'alleanza, Jens Stoltenberg, ha assicurato che l'Ucraina è "più vicina che mai" a farne parte e ha illustrato il piano in cinque punti che verrà approvato durante il summit. In privato, hanno riferito fonti diplomatiche a testate sia ucraine che occidentali, nelle settimane scorse i partner hanno chiarito in modo esplicito a Zelensky che non potrà aspettarsi qualcosa di più di una menzione, nel documento finale, del cammino "irreversibile" del suo Paese verso l'alleanza, al massimo una prima discussione su soluzioni ponte che conducano verso l'adesione vera e propria. Un lavoro preparatorio necessario a evitare incidenti in un vertice già condizionato dalla crescente pressione sul padrone di casa, Joe Biden, perché abbandoni la corsa per la Casa Bianca, dopo il preoccupante esito del confronto tv con Donald Trump. Il presidente degli Stati Uniti è inoltre, insieme al cancelliere tedesco, Olaf Scholz, uno dei leader più restii ad accelerare l'ingresso dell'Ucraina nell'organizzazione, scenario che renderebbe più concreto il rischio di uno scontro militare diretto con le forze della Federazione Russa.
"Le possibilità di ottenere un invito sono vicine allo zero", ha ammesso a France Presse un alto funzionario ucraino, manifestando la speranza che il "senso di colpa" spinga gli alleati a concedere qualcosa di più su altri fronti. È atteso un impegno a mantenere all'attuale quota di 40 miliardi di euro all'anno l'ammontare del sostegno complessivo fornito dagli alleati al Paese aggredito, sebbene tale impegno non sia vincolante. È poi previsto il passaggio in capo alla Nato del coordinamento delle consegne di armamenti statunitensi. Un dettaglio, quest'ultimo, tutt'altro che banale, considerando le incognite che accompagnano un possibile ritorno di Trump nello Studio Ovale.
L'esigenza principale di Zelensky resta però sempre la stessa: più sistemi antiaerei per contrastare i costanti raid russi. Ad aprile Kiev aveva chiesto altre sette batterie di Patriot e da allora solo Italia, Germania e Romania hanno offerto strumenti avanzati per la difesa aerea. I sospirati Patriot, si legge sulla stampa Usa, dovrebbero però far parte del nuovo pacchetto da 2,3 miliardi di dollari che il segretario alla Difesa americano, Lloyd Austin, ha annunciato alla vigilia del summit. "Penso ci sarà qualche buona notizia in più per gli ucraini", ha commentato una fonte del Pentagono riportata da Reuters.