AGI - Il nono presidente eletto dell'Iran, il riformista Masoud Pezeshkian, dovrà ora essere ufficialmente 'approvatò dalla Guida Suprema, l'ayatollah Ali Khamenei, con una cerimonia nota come "tanfiz". Pezeshkian, fa notare l'agenzia Tasnim, dovrà ora dimettersi da parlamentare: di origini azere, da anni è deputato per la città di Tabriz. Il presidente eletto può cosi' iniziare a coordinarsi con il Parlamento (il Majlis) per proporre il nuovo gabinetto. Su ogni ministro deve esserci il via libera del Parlamento, controllato però dagli ultraconservatori e presieduto dall'ex rivale di Pezeshkian alle presidenziali, al primo turno, Mohammad Bagher Qalibaf. I ministri più sensibili, perché anche membri nel Supremo Consiglio per la Sicurezza nazionale, devono passare anche per l'approvazione di Khamenei.
Gli occhi sono puntati sui nomi del nuovo governo anche per testare le reali intenzioni di adottare una politica più liberale; si attende la nomina di una donna a ministro e quella di un ministro per le minoranze etnico-linguistiche. Pezeshkian deve poi prestare giuramento in Parlamento; l'insediamento del nuovo presidente dovrebbe avvenire tra il 22 luglio e il 5 agosto.
Anche se è improbabile che la vittoria di Pezeshkian comporti importanti cambiamenti politici radicali, potrebbe avere un impatto sulla successione all'85enne Khamenei, leader supremo dell'Iran dal 1989. L'economia, con un tasso di inflazione pari a circa il 40% e un massiccio regime sanzionatorio da parte dell'Occidente, continua a essere la sfida maggiore di ogni governo. Il suo team è fatto di liberali in economia e per buona metà di filo-occidentali. Teheran vende droni alla Russia e petrolio greggio alla Cina, nonostante le sanzioni statunitensi, ma rimane in gran parte disconnessa dal sistema finanziario globale.
Pezeshkian ha insisto sul fatto che il Paese debba aderire alla Financial Action Task Force (Faft), l'organismo intergovernativo che promuove strategie di contrasto al riciclaggio dei capitali di origine illecita, ma significa fare riforme da sempre osteggiate dagli ultraconservatori e rimuovere in parte le sanzioni. L'Iran è nella lista nera del Faft da febbraio 2020. Il programma nucleare della Repubblica islamica continua a rappresentare un punto di scontro con l'Occidente e con l'Agenzia internazionale per l'energia atomica.