AGI - Benjamin Netanyahu non molla, non chiede scusa, anzi rilancia. Finito sotto il fuoco delle critiche per aver deciso di rendere pubblica la questione dei ritardi nella fornitura di armi da parte degli Stati Uniti, il premier israeliano ha ribadito che, dopo mesi di discussioni infruttuose, ha deciso di "affidarsi agli anni di esperienza" per "far saltare il tappo". Le parole con cui Netanyahu aveva detto martedì scorso che Biden "stava trattenendo le armi" e che il segretario di Stato Antony Blinken "aveva assicurato che l'amministrazione sta lavorando giorno e notte per rimuovere questi colli di bottiglia", erano state rintuzzate dall'inviato americano Amos Hochstein che le aveva definite "improduttive" e "completamente false".
Anche se non è la prima volta che Netanyahu critica pubblicamente l'amministrazione Biden, gli Stati Uniti rimangono il più importante alleato di Israele e il maggiore fornitore di armi, pur se Washington ha espresso crescente preoccupazione per il numero di vittime civili a Gaza.
"Circa quattro mesi fa, c'è stato un drammatico calo nella fornitura di armamenti in arrivo dagli Stati Uniti a Israele." ha detto Netanyahu al governo, "Per settimane abbiamo chiesto ai nostri amici americani di accelerare le spedizioni. Lo abbiamo fatto più e più volte, ai massimi livelli, a tutti i livelli, e ci tengo a sottolinearlo, lo abbiamo fatto in privato. Abbiamo ricevuto ogni tipo di spiegazione, ma una cosa non l'abbiamo avuta: la situazione di base non è cambiata".
Nel mezzo della disputa, proprio oggi il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha ribadito l'importanza delle relazioni di Israele con Washington in vista di una visita in cui è previsto un incontro con la sua controparte statunitense, Lloyd Austin, con Blinken e altri alti funzionari statunitensi.
"Gli Stati Uniti sono il nostro alleato più importante. I nostri legami sono cruciali e forse più importanti che mai, in questo momento", ha detto Gallant ai giornalisti, secondo quanto riportato dalla Cnn. Gallant discuterà della guerra di Israele contro Hamas e degli "sforzi per garantire il ritorno degli ostaggi", nonché delle "misure necessarie per raggiungere la stabilità regionale" si legge in una nota.
Mentre Gallant - un generale in pensione - si è espresso pubblicamente contro un eventuale governo israeliano nella Gaza del dopoguerra, i membri di estrema destra dell'esecutivo si oppongono a qualsiasi futuro stato palestinese indipendente.
Nella sua dichiarazione, Gallant ha parlato della transizione verso una "Fase C" a Gaza. Non è chiaro se si riferisse a una fase diversa dei combattimenti o a come prepararsi per il dopo conflitto. "Discuterò di questa transizione con i funzionari statunitensi e so che raggiungeremo una stretta cooperazione con gli Stati Uniti anche su questo tema", ha affermato Gallant.