AGI - Voci dal terrore e dalla brutalità della violenza vissuti dai migranti sulla rotta tra Tunisia e Italia. Testimonianze raccolte da Alarm Phone e dalla società civile tunisina e contenute nel rapporto "Mare interrotto", pubblicato in occasione della Giornata mondiale dei rifugiati. Racconti che secondo i redattori del dossier provano la pratica ricorrente della guardia costiera tunisina di bloccare le traversate in ogni modo, costi quel che costi, tra minacce, speronamenti e naufragi provocati. In drammatica coerenza, denuncia sempre il documento, con una 'gestione' dei flussi che vedrebbe i Paesi dell'Ue subappaltare il blocco delle partenze e degli arrivi, in pratica i respingimenti, alle autorità tunisine in cambio di vantaggi e sostegni di varia natura. Certo, avverte il rapporto, non tutta la guardia costiera tunisina adotta simili comportamenti, "molti continuano coraggiosamente a salvare vite umane, anziché metterle in pericolo, rifiutando ogni ricorso alla violenza". Ma si vuole mettere in luce "la sistematizzazione delle violenze e delle violazioni dei diritti commesse contro i rifugiati, evidenziando le responsabilità istituzionali più che quelle individuali". Di seguito alcune delle testimonianze raccolte.
Nuovo rapporto: "Mare interrotto"! Nella Giornata Mondiale del Rifugiato, la società civile transnazionale si mobilita per denunciare le pratiche illegali e violente dei guardacoste tunisini finanziati dall'Unione Europea nel Mediterraneo.
— @alarmphone (@alarm_phone) June 20, 2024
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10 luglio 2021. 29 dispersi, tutti i bimbi morti
La voce di Alì: "Erano le 5 del mattino del 10 luglio 2021. Eravamo su una barca con 65 persone. Poche ore dopo la nostra partenza da Sfax eravamo molto vicini alle acque internazionali (30 minuti a seconda della posizione Gps). La guardia costiera tunisina si è avvicinata alla nostra barca e ci ha chiesto di fermarci. Abbiamo deciso di obbedire, ma ha fatto una inversione e ha colpito deliberatamente la nostra barca che si è capovolta. Alcuni di noi avevano i giubbotti di salvataggio, ma non tutti. Solo 31 i sopravvissuti, 29 i dispersi. Tutti i bambini sono morti. Siamo arrivati al porto di Sfax e la guardia costiera è fuggita. Gli amici sono venuti al porto per aiutarci a scaricare i corpi. Molti di noi stanno impazzendo. La testimonianza di Maria: "Sono di origine camerunese. Ho partorito quando sono arrivata in Tunisia. Mio figlio aveva un anno e tre mesi quando ho deciso di tentare la traversata. Eravamo su una piccola barca, avevo il bambino sulla schiena per la traversata, ero stanca. Abbiamo visto arrivare la Guardia nazionale che ci ha detto che saremmo morti qui. Hanno spinto la nostra barca e l'acqua ha cominciato a entrare, la gente ha iniziato a urlare. La nave della Marina si è allontanata e la nostra barca si è capovolta. C'erano mamme con bambini, donne incinte. Il mio bambino è morto. I 9 bambini che erano sulla barca sono morti tutti. Ho chiesto il suo corpo, ma la guardia costiera si è rifiutata e ora non so dove sia seppellito".
18 maggio 2022. "L'ordine di ucciderci"
La testimonianza di Katie: "La nostra barca è partita la sera del 12 maggio 2022, intorno alle 22,30, all'altezza del confine tra Tunisia e Libia. Eravamo in mare aperto. Sulla barca c'erano 30 persone, tra cui 2 bambini e 10 donne (Gambia, Ghana, Camerun, Guinea e Costa d'Avorio). Poco dopo la nostra partenza abbiamo visto in lontananza la guardia costiera tunisina. Quando sono arrivati, ci hanno chiesto di spegnere. Ci ha fatto aspettare in acqua per tre ore. Non ci hanno dato niente da bere o per mangiare, solo tre di noi avevano i giubbotti di salvataggio. Intorno alle 7 del mattino, la guardia costiera tunisina ha cominciato a girare intorno alla nostra barca, creando onde e avevamo paura di cadere da un momento all'altro. Abbiamo chiesto loro perché stavano cercando di ucciderci e uno di loro ha risposto che questi erano gli ordini che aveva ricevuto e che gli dispiaceva devo farlo. Continuarono a girare in cerchio. Abbiamo iniziato a filmare e inviare i video agli amici che hanno avvisato Alarm Phone. La guardia costiera così ha fermato le manovre pericolose e ci ha mostrato la direzione del porto di Zarzis in Tunisia. Al porto ci aspettavano i soldati che hanno fatto di tutto per scoprire chi aveva chiamato Alarm Phone, ma nessuno ha detto niente. Per diverse ore siamo rimasti sotto il sole, senza acqua né cibo.
29 agosto 2022. "Ci hanno puntato contro la pistola"
Georges ha 21 anni ed è ivoriano, arrivato in Tunisia a gennaio 2021 dopo aver lavorato qualche tempo in Algeria: "Siamo partiti il 29 agosto alle 20 da Mahdia con una barca in legno e un motore da 90 cavalli. Eravamo 38 (dalla Costa d'Avorio, Guinea e Camerun), inclusa una donna incinta. Intorno alle 23, la Guardia nazionale tunisina si è avvicinata a noi. Erano due persone (un vecchio e un giovane) su una piccola barca blu, bianca e rosso con il numero "112". Hanno chiesto al capitano di spegnere il motore. Noi abbiamo rifiutato dicendo che non volevamo tornare in Tunisia. Così la guardia costiera si è lanciata contro la nostra barca, ma non sono riusciti a capovolgerci. Si sono avvicinati e hanno picchiato il capitano con un bastone. Poi gli hanno puntato contro una pistola e uno dei miei fratelli ivoriani ha cercato di intervenire, venendo colpito con un coltello alla testa lanciato dalla guardia costiera. Tra le 23 e l'1 la guardia costiera ha continuato a tentare di affondarci. Il loro motore è stato danneggiato e siamo riusciti a scappare.
1 gennaio 2023. "Naufragi provocati"
Abdulaye racconta: "Ho tentato di attraversare il Mediterraneo quattro volte ormai. Le autorità tunisine non ci vogliono in Tunisia, ma non ci lasciano nemmeno attraversare il mare. Spesso la Guardia costiera rimuove i motori e lascia le persone alla deriva in mare. Spesso ribaltano le barche. La seconda volta che ho provato ad attraversare, ci sono riuscito, ma mi hanno picchiato perché mi sono rifiutato di imbarcarmi sulla loro barca. Dopo avermi ferito alla spalla, mi ha puntato contro la pistola. Alla fine siamo saliti tutti sulla loro barca e loro ci hanno riportato in Tunisia. A volte si dice che ci sono molti naufragi in mare a causa del maltempo. Ma questo non è vero. Nella maggior parte dei casi, i naufragi sono causati dalla sorveglianza nazionale".
21 marzo 2023. "Abbiamo visto la gente morire"
Issouf e Oumar: "Dopo il discorso razzista del presidente Kais Saied del 21 febbraio, abbiamo perso lavoro e casa e siamo dovuti andare via. Siamo partiti su una barca di metallo con a bordo quasi 50 persone. Altre 2-3 barche sono partite contemporaneamente. Dopo 4 ore di navigazione eravamo quasi fuori dalla zona tunisina. Alle 8 del mattino la Guardia costiera della Tunisia ci ha trovati e hanno fatto capovolgere la barca. La gente è caduta in acqua. C'era una donna accanto a me, ho visto i bambini nell'acqua e la donna urlava. Anche se la Guardia nazionale ha immediatamente iniziato a tirare fuori le persone dall'acqua, molte persone hanno perso la vita. Ho visto 6 persone morte, ma l'ho sentito che più di 12 persone hanno perso la vita e i corpi sono stati lasciati in acqua".
11 aprile 2023. "Gridavamo aiuto, aiuto, aiuto"
Riferiscono Mamadou e Bouba: "Siamo partiti per Mahdia intorno alle 19 su una barca di legno che trasportava 120 persone, fra cui 13 bambini. C'erano con noi persone della Costa d'Avorio, del Ghana, del Togo e della Tunisia. Eravamo arrivati non lontano dall'isola di Kerkennah quando dietro di noi è apparsa la guardia nazionale tunisina. Ci hanno inseguito per almeno venti di minuti. Hanno fatto onde intorno a noi e ci hanno fatto naufragare intorno alle 22 e si sono allontanati, nonostante gridassimo "aiuto, aiuto, aiuto". Una donna ha perso il suo bambino di 8 anni.
23 aprile 2023. "Solo un pescatore ci ha aiutati, 25 morti"
"La nostra barca - ricorda Mamadou - è partita dalla regione di Mahdia la sera del 23 aprile intorno alle 21 con circa 37-38 persone. Intorno all'una di notte le onde hanno cominciato a diventare forti e avevamo paura di ribaltarci. Eravamo a circa 10 km da Kerkennah. L'acqua e' iniziata ad entrare. Abbiamo spento il motore e chiamato la guardia costiera. Abbiamo chiamato più volte, hanno risposto ma non sono venuti. La barca e' naufragata. Eravamo in acqua. Abbiamo continuato a chiedere aiuto invano. Alle 8 del mattino un pescatore tunisino ci ha visto e ci ha presi a bordo, ma 25 persone erano gia' morte".
2 agosto 2023. "Quanta violenza... non riesco a dimenticare"
La testimonianza di Abdou: "Vengo dalla Nigeria. Ho dovuto lasciare il mio Paese perché non potevo più vivere lì e io dovevo trovare un posto migliore per aiutare la mia famiglia. Sono arrivato a Sfax 3 mesi fa dove ho trovato una situazione difficile, con migranti che subiscono violenze. Ho provato scappare attraversando il mare, ma sono stato intercettato e rimandato in Tunisia. Sono partito in barca il 2 agosto, da Sfax. Viaggiavo con 31 persone, inclusa una ragazza. Le persone provenivano dalla Nigeria, da Sudan e Tunisia. Siamo partiti verso mezzogiorno. C'erano molte barche intorno a noi. Nella notte è arrivata la guardia costiera tunisina. Hanno iniziato a colpirci con un lungo bastone di ferro. Il capitano e altri viaggiatori sono rimasti feriti. Poi la guardia costiera ha legato una corda alla nostra barca e ci ha portato con la forza sulla loro. Abbiamo visto altre due barche di migranti intercettate contemporaneamente. In totale eravamo circa 120 persone. Ho visto la guardia costiera tunisina speronare un'imbarcazione con tunisini che sono caduti in acqua. Tre ragazzi sono morti, uno aveva solo 14 anni. Le madri urlavano. In totale sono morti 5 ragazzi. Non riesco a liberarmi delle immagini che ho visto quella notte. Vedo bambini annegati, le loro madri che urlano... non riesco più a dormire. La mia priorità ora è trovare un modo per fuggire da questo paese il più rapidamente possibile".
3 marzo 2023. "In fuga con le mie 5 figlie"
Fatoumata ha riferito di essere originaria della Guinea Conakry. Ho lasciato il suo Paese con le mie 5 figlie "perché non volevo che venissero circoncise. Sono in Tunisia da due anni. Il 23 marzo abbiamo avuto l’opportunità di tentare la traversata. Siamo partiti su una barca in metallo alle 4 del mattino, con 37 persone. Abbiamo incontrato la guardia costiera tunisina che ci ha detto di fermarci e ha colpito alla testa con un bastone il capitano che non ha fermato il motore. Allora ci hanno speronato e ci siamo rovesciati. Il mio fratellino è morto e pure due bambini. In totale morirono 15 persone.