AGI - A poco più di due settimane dalle elezioni legislative anticipate, la scena politica francese non è mai stata così frammentata e caotica, conseguenza diretta del terremoto provocato dallo scioglimento del Parlamento da parte del presidente Emmanuel Macron. A grandi linee i francesi si trovano di fronte alla spaccatura della destra conservatrice, al complesso tentativo di unione delle forze di sinistra, all'ascesa dell'estrema destra, anch'essa divisa, mentre le forze cosiddette progressiste, trainate da Macron e dal premier Gabriel Attal, cercano di recuperare consensi. In un tentativo chiarificatore, quasi pedagogico, il primo ministro ha presentato al Paese una panoramica dell'attuale panorama politico in rapida evoluzione, dopo il verdetto senza appello delle urne, segnato dal trionfo alle elezioni europee dell'estrema destra del Rassemblement National (RN) di Marine Le Pen, con il 31,3% delle preferenze. Per la stampa d'Oltralpe l'improvviso scioglimento dell'Assemblea nazionale rappresenta una "mossa di poker" di Macron, per produrre uno "scossone", un ultimo tentativo di suscitare una "reazione" dei francesi.
Si les Français nous font confiance, Jordan Bardella sera Premier ministre.
— Marine Le Pen (@MLP_officiel) June 10, 2024
Nous mettrons en place la politique souhaitée par les Français et nous préparerons notre accession à la présidence de la République pour mettre en œuvre par exemple, notre référendum sur l'immigration. pic.twitter.com/XvygWKclCK
In questo contesto cambiato radicalmente nel giro di pochi giorni, per convincere i francesi a riconfermare al potere la maggioranza presidenziale - capitanata dal partito Renaissance - e i suoi alleati, Attal ha presentato la posta in gioco il 30 giugno e il 7 luglio come "una scelta di società", in cui incarnano il "blocco progressista" contro "gli estremi di sinistra e di destra, che carburano grazie alle divisioni".
Previsioni e divisioni
Nei sondaggi, queste stesse forze estreme - il Rassemblement National e La France Insoumise - sono date in vantaggio alle prossime elezioni. La prima frattura più significativa riguarda la destra conservatrice, che nel giro di poche ore ha visto la stragrande maggioranza del partito Les Republicains (LR) estromettere dalla presidenza Eric Ciotti, in reazione immediata alla sua proposta di stringere un'alleanza inedita con l'estrema destra di Le Pen. Il controverso Ciotti fa atto di resistenza con gesti e dichiarazioni molto forti: si è rivolto alla giustizia per fare appello alla sua estromissione dalla presidenza di LR e ha chiuso ogni accesso al quartier generale del partito per impedire l'accesso dei suoi membri venuti in loco per destituirlo.
La crisi politica in atto ha causato una divisione anche nei ranghi dell'estrema destra. Dopo essere riusciti a far eleggere i suoi primi eurodeputati a Strasburgo, il piccolo partito Reconquete, guidato dall'intellettuale controverso Eric Zemmour, ha estromesso dai suoi ranghi la capolista alle ultime elezioni europee, Marion Marechal. La giovane e brillante leader di estrema destra, nipote di Marine Le Pen con la quale è in rotta da anni, è stata esclusa da Reconquete dopo il suo invito a votare per il partito rivale del Rassemblement National alle prossime legislative, a seguito del mancato accordo di alleanza tra le due forze di estrema destra.
Cosa succede a sinistra
In contrasto con i violenti dissensi della destra e dell'estrema destra, la sinistra francese è riuscita a ricompattare i ranghi per formare una coalizione, unica via percorribile per non essere sconfitta alle legislative e scomparire, o quasi, dall'emiciclo. I quattro principali partiti di sinistra - La France Insoumise (LFI, sinistra radicale), il Partito Socialista, gli Ecologisti e il Partito Cummunista (PCF) - si sono accordati per condividere quasi tutti i 577 collegi elettorali, presentando un candidato unico, e riunirsi sotto la bandiera del "Fronte Popolare". Un nome emblematico che si riferisce alla coalizione formatasi in Francia nel 1936, famosa in particolare per aver introdotto le prime ferie pagate nel Paese. Al di là dell'accordo sulle candidature e sul programma comune, rimane da sciogliere un nodo cruciale: individuare un leader comune.
Un dibattito acceso è in corso tra le varie forze di sinistra per stabilire quale sarà il nome del primo ministro in caso di vittoria la sera del 7 luglio. L'ex candidato alle presidenziali, Jean-Luc Melenchon, impetuoso e controverso leader della sinistra radicale di LFI, ha affermato di essere "in grado" di guidare il futuro governo. Tuttavia la sua è una figura molto divisiva che fa l'unanimità, soprattutto dopo le sue dichiarazioni ambigue sull'antisemitismo sulla scia degli attacchi di Hamas del 7 ottobre.
« Jean-Luc Mélenchon, un problème » - Silencieuse, Nathalie Saint-Cricq écrit sa haine anti-Mélenchon sur un morceau de papier en direct le soir du résultat des européennes
— L'insoumission (@L_insoumission) June 13, 2024
Cette éditorialiste, spécialiste du Mélenchon-bashing, le démontre une nouvelle fois sur le plateau de… pic.twitter.com/93m3L0Ujog
Il malcontento arriva principalmente dai ranghi dello storico Partito Socialista e dai suoi militanti, estremamente critici nei confronti di Me'lenchon e degli Insoumis per il loro "comunitarismo", i "commenti spesso violenti" e il "sostegno ai regimi autoritari in Cina e Russia". Per una buona rappresentanza del PS, LFI "viola completamente i valori socialisti", pertanto l'idea di stringere un'alleanza con loro viene accolta come un "tradimento" rispetto alla propria identità, ai propri valori e storia. A seguire da vicino le legislative francesi sono anche i partner europei e occidentali in generale, in quanto le forze politiche di estrema destra e della sinistra radicale puntano entrambe a un cambio di rotta della diplomazia e della politica estera della Francia. Il Rassemblement National, accusato di essere vicino alla Russia, è riluttante a fornire aiuti all'Ucraina e si oppone all'ingresso di Kiev nell'Unione Europea o nella Nato. La France insoumise, invece, chiede che la Francia lasci il comando integrato della Nato, denunciando il suo sistematico allineamento con gli Stati Uniti.