AGI - Il balzo annunciato dell'estrema destra in Francia è destinato a diventare un tassello cruciale del grande puzzle della politica dell'Unione europea del dopo elezioni. Ma il risultato delle urne avrà degli effetti notevoli anche sul piano interno. Lo scenario francese sembra segnato: affermazione netta del Rassemblement National di Jordan Bardella e Marine Le Pen, stanchezza dell'elettorato transalpino per la fase 'macronistà, incapacità della sinistra tradizionale di tornare a essere una forza realmente competitiva, mentre la destra storica e moderata di derivazione gaullista, quella dei Repubblicani, rischia di essere relegata a un ruolo marginale.
Due anni dopo essersi rifatto il look, il Rassemblement National si prepara a raccogliere i frutti di una strategia che ha puntato a far diventare le elezioni Europee una sorta di elezione di medio termine sull'operato di Emmanuel Macron. I cavalli di battaglia sono quelli di sempre, a identitarismo, sicurezza e immigrazione, ma sui temi strettamente europei l'estrema destra francese è cambiata, almeno nei toni: non difende più l'uscita dall'euro, cavallo di battaglia di Marine Le Pen fino a pochi anni fa, ma pretende di cambiare l'Unione dall'interno.
Le posizioni più estreme sono state in qualche modo smussate rispetto alle campagne elettorali precedenti e la stessa Le Pen ha preteso che il gruppo di Identità e Democrazia, dove siederanno gli eurodeputati del RN come quelli della Lega, prendesse le distanze dai 'filo-nazisti' tedeschi dell' Afd. Lo stesso Bardella sa che le Europee sono il trampolino dal quale lanciare un'alleanza più strutturata con la destra tradizionale in vista delle prossime presidenziali francesi.
In questo scenario le preoccupazioni di Macron non sono poche. Il capo dell'Eliseo continua a presentarsi come paladino dei valori europeisti contro quella che ha definito "deriva illiberale". "Bisogna fermare il vento cattivo dell'estrema destra che avanza in tutta Europa", ha detto Macron in una sua recente visita in Germania. Ma sul piano interno il presidente francese farà di tutto per 'depotenziare' il voto dell'8 e 9 giugno. "Si tratta di eleggere deputati europei" - ha detto lo stesso Macron all'inizio di maggio, lasciando intendere che nulla cambierà nella politica francese all'indomani delle elezioni.
"Possiamo convivere con il risultato senza cambiare governo", ha fatto filtrare il suo entourage secondo l'AFP. Ma molto dipenderà dalle proporzioni della sconfitta annunciata: la candidata di punta di Macron, Valèrie Hayer, è nettamente indietro nei sondaggi rispetto a Bardella ed è incalzata dal candidato del Partito socialista, l'astro nascente Raphael Glucksmann, che dopo anni di declino dello storico partito della sinistra francese sta restituendo al popolo socialista l'orgoglio dell'appartenenza.
Secondo alcuni osservatori, molti elettori indecisi di sinistra potrebbero optare per Glucksmann anzichè per La France Insoumise di Jean-Luc Mèlenchon, la cui campagna si è concentrata soprattutto sulla guerra a Gaza anzichè sull'agenda europea. E i socialisti potrebbero pescare anche nell'elettorato macronista, soprattutto tra chi ha criticato le misure considerate troppo liberali della maggioranza, come la controversa riforma pensionistica imposta dal presidente francese. Quello che uscirà dalle urne francesi a giugno dunque, non solo avrà un peso non secondario nei futuri equilibri dell'Unione, ma inciderà sul cambio di quadro politico interno dei prossimi due anni e mezzo, fino alla prossima corsa per l'Eliseo nel 2027.