AGI - A Bruxelles li definiscono 'top jobs': sono gli incarichi apicali alle Istituzioni europee. La presidenza della Commissione, la presidenza del Consiglio europeo e l'incarico di Alto rappresentante dell'Ue per la Politica estera. Spesso rientra nella partita anche la presidenza del Parlamento. La macchina delle nomine si metterà in voto subito dopo il voto. Se ne parlerà nel concreto, la prima volta in via del tutto informale, non a Bruxelles ma a Borgo Egnazia in Puglia dove si riunirà il Summit del G7 dal 13 al 15 giugno.
È il primo appuntamento dopo le elezioni europee del 6-9 giugno in cui si ritroveranno allo stesso tavolo il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, il presidente francese, Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco, Olaf Scholz. Sarà l'occasione per un primo confronto tra 'i big'. L'appuntamento ufficiale per aprire il dossier delle nomine è in calendario per il 17 giugno. Sarà una cena informale a Bruxelles tra i capi di Stato e di Governo. Essendo parte in causa, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, non vi partecipa. - Gli uscenti - Il quadro di partenza aiuta, se non a prevedere, almeno a comprendere le dinamiche del gioco delle sedie che si terra' al Quartiere europeo.
Alla guida della Commissione vi è la tedesca del Partito popolare europeo (Ppe), Ursula von der Leyen. Ed è spitzenkandidat del partito per un secondo mandato. Presiede il Consiglio europeo invece il liberale belga (Renew), Charles Michel. Il suo mandato scadrà il primo dicembre ma la casella che occupa da cinque anni ormai fa parte del quadro più ampio. È Alto rappresentante per la Politica estera il socialista spagnolo (Pse), Josep Borrell, già ministro degli Esteri e presidente del Parlamento europeo.
Sullo scranno più alto dell'emiciclo di Strasburgo siede invece un'altra popolare, la maltese Roberta Metsola.
La tabella di marcia
La sera del 9 giugno le urne consegneranno una base di partenza per capire il peso specifico di ogni partito al Parlamento europeo. E ovviamente condiziona tutto quello che seguirà. Il primo appuntamento ufficiale per le nomine è il Consiglio europeo del 27-28 giugno: l'obiettivo è uscire con un nome in quell'occasione. Questo permetterebbe di poter votare la nuova presidenza della Commissione già subito dopo la prima riunione plenaria del Parlamento europeo, a Strasburgo dal 16 al 19 luglio.
Se il vertice di fine giugno dovesse chiudersi con una fumata nera, allora il voto di conferma della Commissione slitterebbe alla plenaria del 16-19 settembre. Diversi partiti - escluso il Ppe - premono affinché si chiuda la partita già a luglio. Poi a settembre partirebbero le audizioni dei ventisette candidati commissari proposti dagli Stati.
Gli spitzenkandidat
Di von der Leyen è stato già scritto. L'altro principale candidato per la presidenza dell'esecutivo europeo è il socialista lussemburghese, Nicolas Schmit, attuale commissario al Lavoro. I liberali di Renew hanno indicato tre capilista invece di un vero e proprio spitzenkandidat: il 'Team Europe' è composta dall'italiano Sandro Gozi, dalla francese Valerie Hayer (presidente del Gruppo e capolista di Renaissance) e la tedesca Marie-Agnes Strack-Zimmermann. I verdi ne hanno scelti due: la tedesca Terry Reintke (presidente del Gruppo a Strasburgo) e l'olandese Bas Eickhout. I gruppi Id ed Ecr non sposano il meccanismo degli spitzenkandidat e quindi non ha avanzato nomi ufficiali.
Gli outsider
Ogni volta che si parla di nomine, il suo nome è immancabile: Mario Draghi. Che sia per la presidenza della Commissione o per quella del Consiglio. Ovviamente al momento è poco più che un auspicio per qualcuno e uno spauracchio per qualcun altro. Dipenderà molto dalla strategia che vorrà adottare Macron, già promotore di von der Leyen e ora non più così sostenitore. Per la presidenza del Consiglio europeo la rosa dei candidati è molto più lunga: in pole vi è l'ex premier portoghese, il socialista Antonio Costa. Ma anche la premier estone, Kaja Kallas, il presidente croato, Andrej Plenkovic, quello greco Kyriakos Mtsotakis (questi due risultano papabili anche per la Commissione). E ancora: l'ex premier italiano, Enrico Letta. Il premier belga, Alexander De Croo, se non dovesse essere riconfermato alle politiche che si terranno in concomitanza con le europee.