AGI - Israele continua a bombardare Rafah e la zona centrale della Striscia mentre proseguono gli sforzi diplomatici di Qatar, Egitto e Usa per raggiungere un accordo per una tregua. Il ministro della Difesa Yoav Gallant ha ribadito che "i negoziati con Hamas saranno condotti sotto il fuoco", assicurando che le truppe continueranno a "combattere e logorare il nemico".
Intanto sale la tensione al confine con il Libano dove le truppe dello Stato ebraico si confrontano quotidianamente con Hezbollah. Scontri che nell'ultima settimana si sono intensificati, con lancio di missili e droni da parte del gruppo sciita filo-iraniano che hanno anche innescato vasti incendi. Il premier Benjamin Netanyahu, durante una visita alla zona di confine, ha avvertito che Israele è "preparato per un'operazione molto intensa nel nord. In un modo o nell'altro ripristineremo la sicurezza".
Hezbollah ha risposto con diversi attacchi contro le posizioni israeliane, compreso un raid con "missili guidati" contro una "piattaforma Iron Dome nella caserma Ramot Naftali". La violenza dall'inizio di ottobre ha ucciso almeno 455 persone in Libano, in stragrande maggioranza miliziani, ma anche 88 civili, mentre sul lato israeliano, sono rimasti uccisi almeno 14 soldati e 11 civili. Il governo israeliano ha aumentato da 300.000 a 350.000 il numero di riservisti che le forze armate possono richiamare in caso di necessità. Una decisione, ha precisato l'Idf, che non ha nulla a che fare con le tensioni al nord ma è legato all'operazione a Rafah che richiede più truppe di quanto inizialmente previsto.
Netanyahu è sotto il pressing dei ministri di estrema destra della sua coalizione che nei giorni scorsi hanno entrambi chiesto un'azione più decisa al nord, invocando un conflitto aperto. Polemiche durante la visita del premier a Kiryat Shmona per il mancato incontro con il sindaco della città, Avichai Stern, che lo ha accusato di impegnarsi in "politiche a buon mercato in tempo di guerra". Pronta replica dall'ufficio del capo di governo che ha fatto notare come si sia trattato di un tour militare e non erano previsti incontri con civili.
Intanto, a Beirut un siriano è stato arrestato dopo una sparatoria vicino all'ambasciata americana nella capitale libanese. Secondo una fonte giudiziaria, l'aggressore - rimasto gravemente ferito - ha compiuto l'attacco "a sostegno di Gaza". Le forze di sicurezza hanno arrestato anche il fratello, che vive nella valle della Bekaa. "è in corso un'indagine per determinare le circostanze dell'incidente e arrestare tutte le persone coinvolte", ha fatto sapere la rappresentanza diplomatica, aggiungendo che l'ambasciatrice Lisa Johnson si trova attualmente fuori dal Libano.