AGI - Il giudice ungherese Josef Szos ha svelato durante il processo a Budapest l'indirizzo della casa dove Ilaria Salis si trova ai domiciliari dopo la scarcerazione. Lo riferiscono fonti legali. "La rivelazione è stata accolta da un mormorio in aula e dalle proteste del nostro collega ungherese e di Roberto Salis - spiega all'AGI l'avvocato Mauro Straini -. Solo dopo le rimostranze il giudice ha ordinato di cancellare l'indirizzo dal verbale e di non divulgarlo ai giornalisti ma ormai il danno era stato fatto".
L'ambasciatore d'Italia in Ungheria Manuel Jacoangeli, durante l'udienza in tribunale ha chiesto l'intervento dei due esperti di sicurezza della Polizia di Stato assegnati all'ambasciata. "A seguito della divulgazione dell'indirizzo di Ilaria Salis da parte del giudice abbiamo fatto subito una nota alle autorità ungheresi, segnalando quanto avvenuto e chiedendo l'adozione di tutte le misure necessarie per garantirle la sicurezza. Ho chiesto anche ai colleghi funzionari della Polizia di Stato di agire con i loro contatti ungheresi per verificare la massima attenzione al caso".
Prorogata la custodia cautelare
ll giudice Szos ha prorogato per altri sei mesi la custodia cautelare in Ungheria nei confronti della donna. "Di fatto ha respinto la nostra reiterata richiesta di farle avere i domiciliari in Italia" spiega l'avvocato Mauro Straini presente all'udienza assieme al collega Eugenio Losco. L'imputata è arrivata in aula ed è andata via a bordo di un taxi accompagnata dal padre e dai legali. Ai domiciliari non ha limitazioni di ricevere persone. Il processo è stato aggiornato al sei settembre.
Due testimoni e una presunta vittima convocati dal giudice non hanno riconosciuto Ilaria Salis nel processo a Budapest in cui è accusata di avere aggredito dei militanti di estrema destra durante una contromanifestazione nel 'Giorno dell'Onore', una rievocazione di omaggio ai combattenti filonazisti, riferisce ancora Straini: "Nessuno dei tre, due donne e un uomo, l'ha riconosciuta, sollecitati dal giudice a dire se l'avessero vista in quei frangenti. Una delle vittime ha detto di essersi resa conto tre mesi dopo i fatti di avere delle lesioni a tre costole oltre alle altre già indicate nel capo d'imputazione. Non ha saputo spiegare perché abbia atteso cosìtanto per farsele mettere a referto ma ha detto di avere continuato a praticare tiro con l'arco in questi mesi".
Per la prima volta da quando è iniziato il dibattimento, l'insegnante milanese si è presentata senza guinzagli né catene essendo stata scarcerata. Come disposto dal tribunale di seconda istanza, indossava il braccialetto elettronico. La vittima dell'aggressione, Zoltan Toth, ha dichiarato di essere stato colpito con calci e manganellate da un gruppo di persone che avevano il volto mascherato e che quindi non ha potuto riconoscere nessuno di loro.