AGI - La bandiera israeliana ha sventolato sul lato di Gaza del valico di Rafah per due settimane anche se l'Egitto si è rifiutato di riaprire il suo lato del passaggio finché le truppe israeliane controlleranno il lato palestinese. Il Cairo ha così di fatto tenuto (quasi perennemente) chiuso uno degli unici punti attraverso cui gli aiuti, di cui c'è estremo bisogno, possono raggiungere la Striscia e la sua popolazione. L'impasse, scrive Afp, ha aggravato quella terribile catastrofe umanitaria che stanno già vivendo i 2,4 milioni di abitanti del territorio palestinese. Non è un caso come, a più di 7 mesi dall'inizio della guerra tra Hamas e Israele, si siano ripetuti gli allarmi di "una carestia incombente".
Il valico di Rafah, al confine meridionale di Gaza, era il simbolo del controllo di Hamas sul territorio palestinese dal 2007 ma all'inizio di maggio l'esercito israeliano ha completato una rapida presa di controllo del valico, che secondo l'esercito era "usato per scopi terroristici". Da allora è stato chiuso, limitando fortemente il volume degli aiuti che sono arrivati a Gaza. Prima che i carri armati israeliani entrassero in azione, Hamas - designato come gruppo "terrorista" da Israele, Stati Uniti e Unione Europea - era solito ricuotere le tasse sulle merci che passavano attraverso il varco. Israele e altri sospettano anche che il valico di Rafah sia stato usato in passato per portare armi nella Striscia di Gaza.
Le ipotesi sulla gestione futura del valico
Dall'inizio della guerra, scatenata dall'attacco di Hamas a Israele del 7 ottobre, la maggior parte delle consegne di aiuti a Gaza è passata attraverso Rafah. Nelle settimane precedenti all'insediamento dell'esercito israeliano, secondo i dati delle Nazioni Unite, circa 100 camion di aiuti erano entrati ogni giorno tramite il passaggio egiziano, così come la maggior parte delle forniture cruciali di carburante. Già un giorno dopo"il sequestro" israeliano, i media hanno dichiarato che il governo stava esplorando le sue opzioni per capire cosa fare del valico stesso. Il quotidiano di sinistra Haaretz ha affermato come Israele avesse avviato negoziati con l'Egitto e gli Stati Uniti per cedere la gestione del valico a una società privata statunitense. Alcuni analisti si sono detti scettici su questa eventualità citando la probabile opposizione dei gruppi armati palestinesi che renderebbe le operazioni rischiose o impossibili. I militanti di Hamas hanno già rivendicato diversi attacchi missilistici contro le truppe israeliane dislocate nei punti chiave del terminal. L'Egitto si è rifiutato di coordinarsi con Israele sul valico di Rafah e mercoledì i media hanno affermato che il Cairo ha respinto una proposta israeliana per riaprirlo.
I media israeliani e palestinesi hanno riferito di un'altra proposta israeliana, questa volta rivolta all'Autorità Palestinese (AP), con sede nella Cisgiordania occupata e controllata dal rivale di Hamas, Fatah, il partito del presidente Mahmud Abbas. Secondo i rapporti, la proposta darebbe formalmente all'AP il controllo del valico, ma le operazioni sarebbero gestite da un gruppo ritenuto neutrale, come la Società della Mezzaluna Rossa. L'AP ha rifiutato, insistendo sul fatto che assumerà il controllo del valico solo se le verrà data piena autorità nella gestione dello stesso.
E l'Onu?
Da quando Israele si è ritirato da Gaza nel 2005 e fino alla presa di potere di Hamas nel 2007, il valico di Rafah era sotto il controllo dell'Autorità Palestinese. Un largo accordo, guidato da Washington, aveva affidato il controllo agli agenti dell'AP, garantendo però a Israele il diritto di supervisione. Anche i gendarmi dell'EUBAM, una missione europea, erano presenti al valico in base all'accordo del 2005. Un funzionario europeo a Gerusalemme ha dichiarato all'Afp a condizione di anonimato, che l'EUBAM è stata contattata di recente. Ma la fonte ha detto che gli europei si sarebbero rifiutati di partecipare alla gestione del valico se non fosse stata coinvolta l'Autorità palestinese. Un diplomatico della Ue con sede a Tel Aviv, che ha chiesto l'anonimato in quanto non autorizzato a parlare pubblicamente della questione, ha detto all'agenzia francese che l'ambasciata è stata interpellata in merito al valico di Rafah. "Non credo sia probabile un nostro coinvolgimento diretto", ha detto il diplomatico, sottolineando la complessità della creazione di una missione europea nel terminal e l'"emergenza umanitaria" che il suo governo considera responsabilità di Israele. In questo contesto, infine, anche le Nazioni Unite restano un potenziale partner.
L'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, l'UNRWA, non ha mai gestito il valico di Rafah, ma ha svolto un ruolo centrale nella gestione degli aiuti che vi transitano. Ma i legami di Israele con l'UNRWA e altri organismi delle Nazioni Unite, da tempo tesi, si sono ulteriormente inaspriti durante la guerra ed è improbabile che il governo voglia affidare all'agenzia le chiavi del valico. Dall'inizio della guerra, l'UNRWA è stata oggetto di una raffica di critiche da parte israeliana, con alti dirigenti e ministri israeliani che l'hanno accusata di collusione con Hamas, pur offrendo poche prove. L'agenzia ONU, da parte sua, ha negato con forza le tesi complottistiche israeliane.