AGI - Nell'incidente costato la vita a Ebrahim Raisi è morto anche il ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amirabdollahian. Negli ultimi mesi aveva condotto un'ampia attività diplomatica contro Israele, minacciando e criticando in ogni occasione durante un intenso tour della regione che lo aveva portato in Iraq, Libano, Siria e Qatar. Aveva affermato, ad esempio, che "è giunto il momento di punire Israele e di istituire una commissione internazionale per indagare sui suoi crimini" e che "il nemico israeliano è nella palude di Gaza grazie alla fermezza e alla resistenza del popolo palestinese".
Più volte aveva accusato "il regime israeliano di minacciare la sicurezza regionale", e dopo l'attacco dell'aviazione israeliana all'Iran aveva avvertito che Teheran avrebbe fatto "passi immediati contro Israele" se avesse "tentato di attaccare ancora". Amirabdollahiyan è stato nominato ministro degli Esteri da Raisi nel 2021. L'emittente televisiva del Qatar "Al-Jazeera" notava che è in buoni rapporti con il leader supremo iraniano Ali Khamenei e con vari elementi dell'"Asse della Resistenza" - di cui fanno parte Hamas, Hezbollah e gli Houthi - e in particolare con il dell'organizzazione sciita libanese Hassan Nasrallah. Era anche considerato in buoni rapporti con i Guardiano della rivoluzione e con Qasem Soleimani, il comandante delle Brigate al-Quds eliminato in un attacco americano nel 2020. Aveva una formazione accademica e aveva pubblicato diversi libri e articoli di politica e relazioni internazionali.
All'inizio della sua carriera nella politica iraniana, aveva ricoperto diversi incarichi diplomatici in Medio Oriente e stabilito stretti legami con molti leader anti-israeliani. Uno dei suoi primi incarichi è stato quello di vice ambasciatore dell'Iran a Baghdad tra il 1997 e il 2001. Successivamente si era occupato delle questioni del Golfo presso il Ministero degli Esteri iraniano ed era stato attivo anche nelle questioni relative all'accordo sul nucleare iraniano. Inoltre, aveva lavorato per promuovere le relazioni con Cina e Russia, e durante il suo mandato sono state rinnovate anche le relazioni tra Iran e Arabia Saudita.
Nei giorni scorsi Amirabdollahiyan aveva parlato con il segretario generale dell'ONU Antonio Guterres dell’attività israeliana a Rafah. "Se Washington permetterà a Netanyahu di commettere nuovi crimini a Rafah, le conseguenze saranno gravi", aveva detto il ministro, "Washington deve scegliere tra mostrare il desiderio di porre fine alla guerra a Gaza e portare la regione a un nuovo livello di tensione". Nell'ultimo mese aveva avuto numerosi colloqui con i suoi omologhi in Egitto, Arabia Saudita e Qatar, accusando Israele di aumentare le tensioni nella regione e nei primi giorni di guerra aveva incontrato sia il capo dell'ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh che il portavoce ufficiale degli Houthi, Muhammad Abd Sala.
Il suo più probabile successore è il viceministro degli Esteri, Ali Bagheri Kani, feroce critico dell'accordo nucleare iraniano del 2015 o del Piano d'azione globale congiunto (JCPOA). Nato nell'ottobre del 1967 nel distretto Kan nordoccidentale di Teheran, ha conseguito un dottorato di ricerca in economia nell’università Imam Sadegh, incubatore per le carriere di alcuni dei funzionari più fidati del regime iraniano e gestita dalla famiglia Bagheri Kani da 40 anni. Molti scienziati nucleari e agenti dell'intelligence si sono formati in questa accademia d'elite, tra cui la figlia di Khamenei, Hoda, e suo marito Mesbah ol-Hoda.