AGI - Centinaia di persone sono state fermate - e subito rilasciate - in alcune delle più prestigiose università americane durante le manifestazioni di attivisti filo-palestinesi. In 45 sono stati fermati dalla polizia nell'ateneo di Yale, nel Connecticut, oltre 130 alla New York University e un centinaio alla Columbia di New York dove è stato addirittura deciso di passare alle lezioni online fino alla fine del semestre. Il campus di Harvard è stato chiuso e le attività sospese.
Ancora questa mattina una decina di manifestanti, alcuni con sacchi a pelo, ha picchettato la biblioteca dell’università di Yale a New Haven. Ma Beinecke Plaza - teatro degli arresti di lunedì - era chiusa e sotto sorveglianza della polizia. La manifestazione ha fatto eco a un'ondata di proteste filo-palestinesi che si sono svolte in altri campus universitari per chiedere la revoca degli accordi con gli atenei israeliani e il disinvestimento delle industrie di armamenti dalle università. Ieri il presidente Biden ha condannato sia "le proteste antisemite" che "coloro i quali non capiscono cosa stia succedendo ai palestinesi".
La Columbia è stata teatro di numerose proteste che denunciavano l'offensiva israeliana nella striscia di Gaza e gli organizzatori hanno preso le distanze dai manifestanti non studenteschi che si sono radunati fuori dal campus, definendoli "incendiari che non ci rappresentano". Tuttavia vicino al campus tra gli slogan dei manifestanti si sono sentiti quelli antisemiti tra cui "tornate in Polonia" e un video ha mostrato un manifestante con in mano un cartello vicino a studenti ebrei e la scritta: "I prossimi obiettivi di Al-Qassam" (in riferimento alle brigate di Hamas da cui prende il nome il tipo di razzi lanciati dal territorio palestinese contro Israele).
Scontri in California
Scene di caos durante la notte anche Cal Poly Humboldt, nel nord della California, dove la polizia in tenuta antisommossa si è scontrata con i manifestanti filo-palestinesi che si erano barricati all'interno di un edificio del campus. Il gruppo, in messaggi pubblicati online, ha lanciato una serie di richieste affinché la loro università riveli e tagli tutti i legami con Israele, e perché lo stato ebraico ponga fine all'occupazione e accetti un cessate il fuoco a Gaza. Molti manifestanti alla Columbia e in altre università insistono nel rifiutare l'antisemitismo e dirigono la loro rabbia contro Israele e le sue politiche. "Molte persone che vedete qui oggi sono ebree", ha detto a CBS News un manifestante della Columbia "l'antisionismo e l'antisemitismo sono due cose molto diverse."
Secondo Adam Lehman, presidente e amministratore delegato della più grande organizzazione studentesca ebraica del mondo, Hillel, gli slogan antisemiti possono evocare ricordi dolorosi per quelli le cui famiglie sono sfuggite alle persecuzioni in Europa solo un paio di generazioni fa. "Le questioni che stiamo cercando di affrontare per gli studenti ebrei e gli altri studenti non riguardano la parola, ma la condotta. Riguardano molestie mirate", ha detto a CBS News.