AGI - Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan sarà oggi nella capitale irachena Baghdad. Si tratta della prima visita nel Paese negli ultimi 13 anni, la fine di un lungo periodo di polemiche e tensioni, ma soprattutto l'occasione per trattare temi cruciali per entrambi i governi, tra cui la lotta ai separatisti curdi del Pkk, lo sviluppo di infrastrutture che mettano in collegamento Turchia e Golfo Persico, ma anche la disputa relativa alle risorse idriche e alla riparazione dell'oleodotto di Kirkuk.
Il ministro degli Esteri di Ankara, Hakan Fidan, ha anticipato che saranno firmati 20 protocolli d'intesa. Erdogan, dopo Baghdad, si recherà a Erbil, capitale del Kurdistan iracheno, autonomo ma non indipendente. Per il leader turco la priorità rimane la lotta al Pkk, condotta dai turchi con ripetute operazioni e raid aerei oltre confine, che negli ultimi anni hanno rafforzato i rapporti con il Kurdistan iracheno, dominato dal clan Barzani, ma allo stesso tempo hanno fatto salire alle stelle la tensione con il governo centrale di Baghdad.
A metà marzo una delegazione turca, guidata dal capo dei servizi segreti e dal ministro degli Esteri, si è recata nella capitale irachena. La Turchia è decisa a creare un'area cuscinetto profonda 30 km oltre confine, il governo iracheno ha reso noto che il Pkk sarà incluso nella lista delle organizzazioni terroristiche. Il ministro degli Esteri iracheno, Fuad Hussein, ha confermato che i due Paesi lavorano a una road map "per superare le divergenze sul Pkk".
Ankara e Baghdad lavorano anche a un centro operativo congiunto per contrastare i miliziani separatisti curdi, anche se su questo punto rimane lo scetticismo di Baghdad. Per convincere il governo iracheno Erdogan è però pronto a giocare la carta del nuovo corridoio commerciale: un progetto che prevede una superstrada e una linea ferroviaria ad alta velocità che colleghi il Golfo di Basra, in Iraq, con la Turchia, con l'obiettivo di incrementare il flusso commerciale in Medio Oriente dal Golfo Persico alla Turchia.
Il progetto prevede oltre all'autostrada, una linea ad alta velocità, con treni merci e passeggeri capaci di viaggiare fino a 300 chilometri all'ora, ma anche la costituzione di centri di smistamento commerciale, complessi industriali e la possibilità di integrare il progetto con un oleodotto ed eventualmente un gasdotto. Un investimento complessivo stimato in 17 miliardi di dollari, che secondo le previsioni dovrebbe fruttare 4 miliardi di dollari l'anno e creare almeno 100 mila posti di lavoro. È un progetto su cui Erdogan punta fortemente, in contrapposizione rispetto al piano di Israele ed Emirati Arabi Uniti di collegare India, Medio Oriente ed Europa attraverso il corridoio economico Imec.
Altro tema caldo e al centro di polemiche negli ultimi anni è quello delle risorse idriche. I due Paesi, se davvero vorranno collaborare nel prossimo futuro, sono costretti a cercare una soluzione che soddisfi entrambi nella gestione dell'acqua del Tigri e dell'Eufrate e dei relativi affluenti. I due fiumi che danno nome alla regione della Mesopotamia nascono infatti in Turchia, ma costituiscono risorse vitali per l'economia irachena, messa a rischio dalle numerose dighe costruite dal governo turco negli ultimi 20 anni e dal cambiamento climatico.
La scarsità d'acqua che ne è derivata per l'Iraq ha causato tensioni e polemiche, oltre che l'inaridimento del territorio e costituisce un tema su cui i due Paesi devono trovare forme di cooperazione. Altra risorsa centrale è il petrolio. Baghdad sta riparando l'oleodotto che dalla città irachena di Kirkuk viaggia fino alla turca Ceyhan. Un'infrastruttura danneggiata dall'Isis in passato, che quando funziona consente il passaggio di 350 mila barili di petrolio al giorno, ma risulta inattiva da circa dieci anni.
Ritardi legati alle polemiche tra Baghdad e il Kurdistan iracheno, da anni impegnate in una disputa sulle risorse del nord Iraq. La Turchia, forte di un accordo con i curdi iracheni, ha più volte accusato Baghdad di ritardare la riparazione dell'oleodotto per beneficiare dell'aumento dei prezzi del petrolio e chiede che la riparazione sia portata a termine nel più breve tempo possibile.