AGI - L'arresto con l'accusa di spionaggio di un assistente dell'europarlamentare tedesco Maximilian Krah, principale candidato della formazione di estrema destra AFD alle prossime elezioni per il rinnovo dell'assemblea di Strasburgo, è la più recente testimonianza della capillare e intensa attività di intelligence di Pechino nei Paesi occidentali. Ma come funziona questo spionaggio "non ufficiale"? A partire da una norma del 2017, che ha stabilito l'obbligo, per tutti i cittadini cinesi che vivono all'estero, di cooperare fornendo informazioni al proprio Paese.
In una recente intervista all'Agi, l'esperto di Cyber Security Antonio Teti, autore del saggio 'China Intelligence', ricorda che "grazie alla legge sull'intelligence nazionale varata nel 2017, Pechino può richiedere esplicitamente a tutti i cittadini cinesi e le aziende del Paese di collaborare con le strutture di intelligence nazionali".
Ecco cosa prevede la norma del 2017: "Un'organizzazione o un cittadino deve sostenere, assistere e cooperare nel lavoro dell'intelligence nazionale in conformità con la legge e mantenere riservato il lavoro dell'intelligence nazionale che conosce.
Lo Stato proteggerà la singola organizzazione che ha sostenuto, assistito o collaborato al lavoro di intelligence nazionale". È un enunciato che, spiega ancora Teti, "certifica, senza ombra di dubbio, che ogni azienda o cittadino cinese, ovunque operi, rappresenta una potenziale piattaforma di raccolta di informazioni". Come ha rilevato Alberto Manenti, direttore dell'Aise dal 2014 al 2018, citando un paragone tratteggiatogli da un collega dell'MI6 britannico, l'intelligence cinese funziona come "un formicaio". "Milioni di formiche impegnate a raccogliere e a immagazzinare miliardi di frammenti di un puzzle talmente vasto da non riuscire a vederne il disegno".