AGI - Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha confermato la prossima visita in Turchia del presidente russo Vladimir Putin e rimane in prima linea per mediare nella contesa che vede contrapposti Hamas e il regime iraniano contro Israele e gli Stati Uniti, per evitare un'espansione del conflitto in Medio Oriente. La visita di Putin, inizialmente annunciata per lo scorso febbraio e poi rinviata, dovrebbe avere luogo presumibilmente nella prima parte di maggio. Erdogan parlerà con il leader russo della situazione a Gaza, ma soprattutto della guerra in Ucraina.
Nel faccia a faccia con il presidente russo è interesse primario di Erdogan cercare di convincere Putin a far ripartire l'accordo relativo il 'corridoio del grano'. Un'intesa raggiunta tra Kiev e Mosca a luglio 2022 con la mediazione della Turchia, che ha permesso il passaggio sicuro attraverso il Mar Nero di centinaia di migliaia tonnellate di grano e prodotti alimentari bloccati dalla guerra nei porti ucraini. Accordo saltato a maggio 2023 per volontà di Mosca. La Russia vuole infatti che sia garantito il passaggio anche dei propri prodotti e fertilizzanti, come previsto inizialmente dall'intesa. Erdogan ha di recente rilanciato la disponibilità della Turchia a ospitare un vertice di pace. A margine della recente visita a Istanbul del presidente ucraino Volodimir Zelensky, Erdogan ha ribadito che "la Turchia è pronta a mediare" e spinge per una soluzione politica al conflitto. "Siamo pronti a far ripartire e ospitare un negoziato che porti alla pace, come abbiamo fatto a Istanbul (marzo 2022 ndr)", ha detto il leader turco.
Erdogan dall'inizio del conflitto ha mantenuto una posizione equilibrata che gli ha permesso di tentare una mediazione tra Mosca e Kiev. Pur non venendo meno agli impegni Nato e condannando l'invasione, il presidente turco non ha applicato le sanzioni, ha tenuto aperti i canali con Mosca e ora attende Putin ad Ankara. I due si sono incontrati l'ultima volta a Sochi, in Russia, lo scorso agosto. Rispetto al conflitto in Medio Oriente entrambi i Paesi mantengono un canale aperto con i leader dell'organizzazione palestinese Hamas. Mentre Erdogan si e distinto per le feroci critiche nei confronti dello Stato ebraico, la Russia ha preso posizioni nette presso il Consiglio di Sicurezza Onu e chiesto, come anche il leader turco, ripetutamente un cessate il fuoco.
Russia e Turchia dialogano con l'Iran
Il presidente iraniano Ebrahim Raisi è stato ad Ankara da Erdogan il mese scorso, mentre Teheran alla Russia fornisce droni che vengono poi utilizzati in Ucraina. Sia Russia che Turchia hanno chiesto all'Iran di evitare atti che potrebbero portare a un'espansione del conflitto e mettere a repentaglio la stabilità dell'area. Erdogan ospita in Turchia alcuni leader di Hamas all'estero, conserva una forte influenza sull'organizzazione palestinese, ma non dialoga con Israele. È però importante ricordare che lo scorso 12 aprile il segretario di Stato americano, Anthony Blinken, aveva chiesto al ministro degli Esteri turco Hakan Fidan di mediare con l'Iran al fine evitare attacchi nei confronti di obiettivi israeliani. Una richiesta che gli Stati Uniti, dopo l'attacco iraniano del 13 aprile, hanno fatto pervenire ad Ankara anche attraverso la Cia durante una telefonata tra William Burns, numero uno dell'intelligence Usa e l capo dei servizi turchi, Ibrahim Kalin.
In base a quanto riferito, in seguito al dialogo con Burns, il capo dell'intelligence turca ha avuto un colloquio telefonico con dei rappresentanti di Hamas. Il leader turco, atteso alla Casa Bianca il 9 maggio prossimo si è fatto trovare, ancora una volta, in una posizione privilegiata. Il conflitto tra Israele e Hamas ha infatti contribuito a riavvicinare Turchia e Iran. Gli Stati Uniti sanno che in caso di guerra con l'Iran la Turchia negherà l'utilizzo delle proprie basi militari, un copione già' visto con l'Iraq in passato. Offrirsi come base per attaccare un altro Paese musulmano è in Turchia un vero e proprio suicidio politico.
La Casa Bianca preferisce puntare sull'influenza che Erdogan ha su Hamas e Teheran, ma anche sulla necessita' del leader turco di tentare qualsiasi strada per evitare al proprio Paese conseguenze di un allargamento del conflitto a tutta la regione. Il presidente turco vuole evitare che il conflitto si allarghi fino ai propri confini e per contenere la reazione degli Hezbollah libanesi, delle milizie filo iraniane in Siria e Iraq e degli stessi ayatollah si trova costretto a intensificare il pressing su Teheran. Consolidare i rapporti con Erdogan permetterebbe a Teheran di avere un intermediario con gli Stati Uniti, evitare nuove pesanti sanzioni e alleviare un isolamento che stritola la popolazione, annichilisce la diplomazia e spinge il Paese verso la guerra.