AGI - Aung San Suu Kyi, ex capo del governo birmano e premio Nobel per la pace ha lasciato la cella in cui era rinchiusa dal colpo di stato del 2021 ed è stata trasferita in una casa dove riceverà apposite cure per il clima eccessivamente caldo. A dare l'annuncio è stato il portavoce della giunta militare al potere in Myanmar, Zaw Min Tun, in occasione del Capodanno. Nel contempo, ha precisato la stessa fonte, è stata concessa la grazia a 3.300 prigionieri mentre altri detenuti usufruiranno di una riduzione di un sesto della pena, a eccezione dei condannati per omicidio, terrorismo e traffico di droga. Il portavoce della giunta militare ha inoltre riferito che le autorità hanno adottato misure per proteggere i detenuti vulnerabili, tra i quali rientrano la 78enne storica leader Suu Kyi e l'ex presidente U Win Myint, assieme ad "alcuni vecchi prigionieri che hanno ricevuto le cure necessarie a causa del clima molto caldo". Tuttavia, per quanto riguarda Suu Kyi, la stessa fonte non ha specificato se si tratti di arresti domiciliari o di riduzione della pena e se la misura è definitiva o temporanea.
Aung San Suu Kyi, Myanmar’s jailed former leader, moved to house arrest, says junta https://t.co/RkFxB6uoru
— The Guardian (@guardian) April 17, 2024
I media locali hanno ricordato che durante il processo durato mesi, Suu Kyi aveva sofferto in più occasioni di vertigini, aveva vomitato e talvolta non era stata in grado di mangiare a causa di un'infezione ai denti. Finora l'esercito e i suoi portavoce hanno sempre negato la presenza di alcuna malattia, non riuscendo, però, a dissipare discussioni e speculazioni sullo stato precario di salute della detenuta eccellente. Due mesi fa, il figlio, Kim Aris, 47 anni, per telefono da Londra, aveva dichiarato ai media che la madre era ancora detenuta in un complesso appositamente costruito nella capitale militare Naypyidaw.
In una missiva, l'ex capo di governo birmano, aveva scritto al figlio per la prima volta, assicurando di "stare bene e mantenere il morale alto come sempre". Quella lettera è stata di fatto la prima vera prova tangibile che la storica leader birmana fosse effettivamente viva. Suu Kyi è stata deposta e arrestata la mattina del colpo di Stato militare del 1 febbraio 2021. Da allora è stata condannata a 33 anni di reclusione in processi definiti una farsa dalle associazioni per i diritti umani. L'attivista per i diritti umani, da sempre ferma oppositrice del regime militare, insignita del premio Nobel per la pace nel 1991, è stata dichiarata colpevole di aver incitato la popolazione al dissenso contro le forze militari e di alcune violazioni delle misure di contrasto al Covid.
Lo scorso anno, in occasione della Quaresima buddista, Suu Kyi ricevette la grazia per cinque delle 19 condanne a suo carico, riducendo la sua pena di diversi anni. Da quando tre anni fa l'esercito ha rovesciato il governo democraticamente eletto, il Myanmar è in preda a una ribellione interna, che negli scorsi mesi ha inflitto pesanti sconfitte alle forze armate e conquistato ampie porzioni di territorio. Per la locale Associazione di assistenza ai prigionieri politici (AAPP), sono oltre 4.800 le vittime della repressione militare e oltre 25mila le persone arrestate.