AGI - In Iran la vita scorre normalmente mentre il mondo attende un "imminente" attacco del regime degli ayatollah contro Israele in rappresaglia per il bombardamento del consolato persiano a Damasco. Il Medio Oriente è in allerta dall'attacco del 1 aprile attribuito a Israele in cui sono morti alti esponenti della Guardia rivoluzionaria e dalle minacce di ritorsioni contro lo Stato ebraico. Il leader supremo dell'Iran, Ali Khamenei, ha ripetutamente insistito sul fatto che "il regime sionista deve essere e sarà punito" dando il 'la' alle minacce che sono state ripetute praticamente da ogni alto funzionario del paese. Avvertimenti che Joe Biden ha considerato reali e che, secondo lui, si trasformeranno in qualcosa di concreto "più prima che dopo".
Per questo il presidente americano ha invitato Teheran a non attaccare. In mezzo a queste tensioni, India, Canada, Germania, Regno Unito, Polonia, Francia e Austria e Italia hanno chiesto ai loro cittadini di non recarsi nella regione o di lasciarla, mentre la compagnia aerea Lufthansa ha sospeso i suoi voli per l'Iran. Da ventiquattr'ore, che coincidono con l'inizio del lungo weekend di festa per la fine del Ramadan, le autorità iraniane non danno eco alle minacce contro Israele. Nella sua preghiera del venerdì, per esempio, l'imam di Teheran Kazem Seddiqi ha dedicato le sue parole alla guerra a Gaza e alla "resistenza palestinese".
Nei giorni scorsi è stata intensa anche l'attività diplomatica con i colloqui tra il ministro degli Esteri iraniano, Hosein Amir Abdolahian, e i suoi omologhi di Regno Unito, Australia, Germania e, ieri, anche con Antonio Tajani. Nei colloqui Abdolahian ha espresso la sua insoddisfazione per l'"incapacità" del Consiglio di sicurezza dell'Onu di condannare l'attacco al consolato e ha ribadito il diritto del suo Paese all'"autodifesa".
I diplomatici occidentali, dal canto loro, hanno chiesto a Teheran moderazione. "Ho esortato Teheran ad agire con moderazione", ha scritto su X il ministro degli Esteri italiano che oggi, a margine di un evento a Milano, ha ribadito che in Medio Oriente "i rischi di una escalation ci sono" e si è "preoccupato di tutelare i militari italiani che sono al confine tra Libano e Israele" oltre a "insistere sulla necessità di garantire il traffico mercantile attraverso Suez e il Mar Rosso e ricevere assicurazione che "gli Houthi non attaccheranno mercantili che non portano armi a Israele".
Gli inviti alla moderazione sono stati respinti da Teheran attraverso l'emittente Nournews, legata al Consiglio supremo di sicurezza nazionale dell'Iran, che ha messo in guardia dalle richieste di "moderazione" da parte dell'Occidente.
"L'Iran ha imparato dai suoi legami politici con l'Occidente che dovrebbe essere sempre scettico riguardo alle sue richieste di autocontrollo e moderazione", si legge sull'account X del broadcaster. D'altra parte, lunedì prossimo Abdolahian parteciperà a una sessione della Commissione per la sicurezza nazionale e la politica estera del parlamento iraniano per discutere una "potenziale" ritorsione contro Israele, hanno riferito oggi i media iraniani. "Il regime iraniano è contento del panico in Israele" dice l'analista Ali Alfoneh, "aspetta pazientemente il momento e l'obiettivo potrebbe non essere nemmeno in Medio Oriente", ha scritto oggi il politologo dell'Arab Gulf States Institute di Washington.
Nel frattempo, la vita si sviluppa normalmente in Iran. Negli ultimi giorni luoghi pubblici come i parchi si sono riempiti di famiglie che approfittavano del fine settimana festivo per la fine del Ramadan. Nel Mellat Park, nel nord della capitale, questo fine settimana si sono tenuti concerti all'aperto, cui hanno partecipato in molti. Oggi, primo giorno lavorativo della settimana iraniana, la città ha presentato i consueti ingorghi di persone dirette al lavoro. Tale è la normalità che la polizia iraniana ha avvertito che intensificherà le misure per reintrodurre l'uso obbligatorio del velo islamico a partire da questo sabato, cosa che molte donne nel Paese hanno smesso di fare dopo la morte di Mahsa Amini.