AGI - La Corte europea dei diritti dell'uomo ha condannato la Svizzera per violazione della Convenzione dei diritti dell'uomo, dando ragione a un'associazione di donne anziane che ha attaccato l'inazione della Confederazione nei confronti della lotta al cambiamento climatico. È la prima volta che la Corte, che vigila sul rispetto della Convenzione, condanna uno Stato per la sua mancanza di iniziativa contro il cambiamento climatico.
La Svizzera dovrà versare all'associazione 80.000 euro per le spese legali. La sentenza della CEDU è definitiva e la Svizzera avrà l'obbligo di rispettarla e quindi di raddoppiare gli sforzi nella lotta al cambiamento climatico. "Questa decisione dettagliata verrà analizzata con le autorità interessate e verranno esaminate le misure che la Svizzera dovrà adottare per il futuro", ha affermato il governo federale. Alain Chablais, rappresentante del governo svizzero davanti alla CEDU, ha spiegato che "i mezzi (da attuare) saranno determinati dal governo e dal parlamento svizzeri" e che ci vorrà "un certo tempo per determinare quali misure saranno adottate". Il Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa verificherà successivamente la conformità della Svizzera alla sentenza. "Saremo estremamente attenti a garantire che la Svizzera attui la decisione", ha avvertito Anne Mahrer, una delle attiviste ambientali che hanno condannato Berna.
La sentenza costituisce un precedente, nel senso che potrebbe servire da riferimento in altri casi relativi al cambiamento climatico. Di fatto il provvedimento sarà applicabile anche ai 46 Stati membri del Consiglio d'Europa. Infatti nella sentenza, la CEDU spiega che le autorità nazionali hanno un "margine di apprezzamento" e possono scegliere le misure da attuare per raggiungere i loro obiettivi. Uno Stato deve quindi avere obiettivi precisi in termini di riduzione dei gas serra, un bilancio del carbonio o qualsiasi altro metodo equivalente per quantificare le future emissioni di gas serra, nonché un meccanismo di monitoraggio per verificare che tali obiettivi siano raggiunti.
"La Corte ha stabilito un elenco di requisiti affinché uno Stato rispetti i suoi obblighi climatici e questo è completamente nuovo", ha affermato Raphael Mahaim, uno degli avvocati dell'Associazione degli Anziani Svizzeri per il clima. "Ci sono grandi speranze che le cose si muovano abbastanza rapidamente".
"Questo è solo l'inizio in termini di contenzioso sul clima: in tutto il mondo, sempre più persone portano i propri governi in tribunale per ritenerli responsabili delle loro azioni", ha salutato l'attivista svedese Greta Thunberg, presente a Strasburgo per la decisione.
In Italia
In Italia solo poche settimane fa è stato respinto il ricorso della Campagna Giudizio Universale che raccoglieva circa 200 soggetti. I giudici hanno ritenuto inammissibile per difetto di giurisdizione la causa contro l'inazione dello stato italiano sulla crisi climatica e l'abbassamento delle emissioni. Gli attivisti promettono di presentare ricorso contro la pronuncia di primo grado.
In tutto il mondo le cause climatiche intentate dalle associazioni sono circa 2500 e hanno lo scopo di inchiodare gli Stati alle proprie responsabilità circa la decarbonizzazione e l'abbassamento delle emissioni.