AGI - Il partito conservatore Akp del presidente turco Recep Tayyip Erdogan si risveglia questa mattina dopo la più pesante sconfitta della propria storia, subita nelle elezioni amministrative che hanno chiamato ieri alle urne ben 61 milioni di elettori in tutta la Turchia. Un risultato che, al contrario, è stato celebrato nelle grandi città da caroselli di auto strombazzanti e folle in festa che hanno celebrato il trionfo dell'opposizione, ma anche la batosta di Erdogan, fino a tarda notte. Il presidente turco non è un politico abituato a perdere e ieri ha fallito pesantemente la missione di riconquistare Istanbul e Ankara, ma ha perso anche nelle altre tre città più popolose della Turchia ottenendo una sconfitta ben più sonora rispetto a cinque anni fa. Basti pensare che nella capitale Ankara il distacco tra il sindaco uscente Mansur Yavas e il candidato di Erdogan è di quasi 30 punti, mentre a Istanbul, strappata nel 2019 dopo una lotta all'ultimo voto, il leader dell'opposizione Ekrem Imamoglu è stato confermato sindaco con 11 punti di distacco su Murat Kurum. Scelto personalmente da Erdogan per riconquistare la metropoli sul Bosforo, quest'ultimo si è dimostrato personaggio mediocre, incapace di lasciare traccia e conquistare gli elettori. Tutto il contrario di Imamoglu, animale politico che per mesi ha fatto valere i risultati raggiunti nei precedenti cinque anni e con fierezza ha risposto agli attacchi subiti dalla magistratura. La sconfitta del 2019 aveva lasciato ad Erdogan la consolazione di aver mantenuto il controllo sulla maggioranza dei distretti della città; a distanza di 5 anni il Partito popolare repubblicano (Chp) ha completamente rovesciato la situazione, passando da 16 a ben 26 quartieri conquistati su un totale di 39. Tra questi spiccano le vittorie del Chp nella roccaforte di Uskudar, dove vota lo stesso Erdogan, ma anche nella centralissima Beyoglu, rimasta in mano all'Akp di Erdogan per 30 anni.
Ma per Erdogan le brutte notizie non finiscono qui. Dopo 22 anni l'Akp perde lo scettro di prima forza del Paese e per la prima volta scende sotto il 36%, mentre il Chp dopo 25 anni supera il limite del 27% e conquista il 37%. Una sconfitta cocente, che a differenza del 2019 non ha avuto alcuno strascico polemico. Erdogan ha parlato dopo la mezzanotte dalla sede del proprio partito nella capitale Ankara, ha ammesso la sconfitta e ribadito "il rispetto assoluto per la volontà popolare". "Abbiamo perso e non ce lo aspettavamo, ma le elezioni sono il momento in cui il popolo indica la strada che vuole intraprendere. Sta a noi imparare dagli errori", ha detto il presidente.
Il leader turco, riconfermato presidente esattamente 10 mesi fa, ha promesso che il Paese continuerà sulla strada della ripresa economica e che la priorità sarà data al contrasto all'inflazione e alla ricostruzione delle aree colpite dal terremoto. Il Chp ha sempre vinto nella roccaforte Izmir, la terza città del Paese e il successo ora non costituisce una sorpresa, cosi' come la conferma del Chp in altre grandi città come Adana e Mersin, al contrario della vittoria a Bursa, altro grande centro industriale dove l'Akp di Erdogan ha sempre vinto nelle ultime elezioni. Al presidente turco rimangono i centri principali della costa del Mar Nero e buona parte dell'Anatolia centrale, dove comunque il Chp ha conquistato alcune province e il partito nazionalista di opposizione Iyi si e' imposto a Nevsehir. Altre sorprese in Anatolia sono arrivate dagli ultranazionalisti della Grande Unione, Buyuk Birlik, che con un partito che non arriva al 2% conquistano un centro importante come Sivas, mentre il partito religioso Refah ha strappato all'Akp di Erdogan la provincia di Yozgat. Attesa per i risultati delle province colpite dal terremoto del 6 febbraio 2023, dove Erdogan conquista Hatay, ma perde Adiyaman e Kilis, dove si afferma il Chp, ma anche Urfa, grande provincia al confine con la Siria dove trionfano gli islamici conservatori di Refah. Nel Sud-Est a maggioranza curda vince quasi dappertutto il partito Dem, sigla che ha sostituito il partito Hdp, ma l'Akp di Erdogan conquista due province: Sirnak e Bitlis. Nel Nord-Ovest, altra zona a forte presenza curda, i Dem perdono la città di Kars, dove si sono spaccati e la cedono ai nazionalisti del Mhp, alleati di Erdogan che trionfano anche a Erzincan. Il Chp vince in quattro province del Nord-Est, mentre a Tunceli, cinque anni fa conquistata dal partito comunista, vincono i Dem. Tra le cause del crollo dell'Akp la rottura con gli islamici conservatori di Refah, che in un anno sono riusciti a raddoppiare le preferenze e conquistare due province. Refah e cresciuto accusando Erdogan di ipocrisia sulla Palestina e di aver mantenuto i rapporti con Israele. Tuttavia va sottolineato come, a differenza dello scorso anno, stavolta l'opposizione abbia mostrato segni di compattezza e unità di intenti. Ha fatto bene al Chp il cambio di segretario; l'elezione di Ozgur Ozel, ha svecchiato un partito in cui il predecessore Kemal Kilicdaroglu ha collezionato batoste e perso male anche le elezioni di 10 mesi fa.