AGI - I negoziati fra mediatori internazionali per una tregua tra Israele e Hamas riprendono domenica al Cairo, dove sono nuovamente attesi i rappresentanti della fazione islamista. A riferirlo è la televisione egiziana Al Qahera News, citando una fonte della sicurezza. I colloqui si erano interrotti lunedì, quando i tentativi di trovare un compromesso fra i due da parte di Egitto, Qatar e Usa, sono falliti e Israele ha richiamato i suoi negoziatori. Una fonte anonima di Tel Aviv citata da Haaretz ha spiegato che le trattative sono bloccate per il rifiuto di Hamas di prendere in considerazione il ritorno degli abitanti del Nord della Striscia di Gaza e il rilascio dei prigionieri israeliani per la tregua senza il completo ritiro delle forze armate israeliane in cambio della liberazione degli ostaggi, ma lo Stato ebraico non ha intenzione di concederlo.
Francia, Giordania ed Egitto chiedono un cessate il fuoco permanente
I ministri degli Esteri di Francia, Giordania ed Egitto chiedono un cessate il fuoco "immediato e permanente" a Gaza e il rilascio di tutti gli ostaggi detenuti dai militanti palestinesi. Intervenendo in una conferenza stampa congiunta al Cairo, il capo della diplomazia francese Stéphane Séjourné ha detto che il suo governo presenterà un progetto di risoluzione al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che definisce una soluzione "politica" della guerra. Il testo, ha spiegato, presenterà "tutti i criteri per una soluzione a due Stati" del conflitto israelo-palestinese, il progetto di pace a lungo sostenuto dalla comunità internazionale ma osteggiato dal governo israeliano del primo ministro Benjamin Netanyahu.
"Il diritto internazionale non ha più alcun impatto sul terreno quando si tratta di Israele", ha detto il ministro degli Esteri giordano Ayman Safadi. "Il vero disastro è l'incapacità della comunità internazionale di prevenire" la catastrofe umanitaria, ha aggiunto. Riferendosi alla presenza di ministri di estrema destra nel governo israeliano, ha affermato che l'incapacità di fornire aiuti sufficienti è stata "una decisione politica di un governo estremista che ha deciso di usare la fame come arma". I tre ministri hanno rinnovato il sostegno dei loro governi all'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, UNRWA, che ha dovuto affrontare una crisi di finanziamenti da quando Israele ha affermato che una dozzina dei suoi 13.000 dipendenti di Gaza erano implicati nell'attacco del 7 ottobre. "Israele non sta solo affamando i palestinesi, ma vuole uccidere l'unica entità in grado di ostacolare una carestia", ha detto Safadi. Il ministro degli Esteri egiziano Sameh Shoukry ha aggiunto che Gaza "non può più sopportare la distruzione e la sofferenza umanitaria" e ha invitato Israele ad aprire i suoi valichi terrestri con la Striscia agli aiuti umanitari.
Cinque morti nella calca per gli aiuti
La Mezzaluna Rossa Palestinese ha reso noto che cinque persone sono rimaste uccise e decine ferite da colpi di arma da fuoco e dalla ressa che si è creata durante la caotica distruzione di aiuti umanitari nel Nord della Striscia, stretta nella morsa della carestia.
Il ministero della Sanità di Gaza, gestito da Hamas, ha dichiarato che almeno 32.705 persone sono morte durante più di cinque mesi di guerra nella Striscia. Il bilancio comprende almeno 82 morti nelle ultime 24 ore, si legge in un comunicato del ministero, e 75.190 sono i feriti.
Israele intensifica gli attacchi, uccisi tre leader di Hamas
Le forze armate israeliane hanno intensificato gli attacchi e i bombardamenti contro Gaza City, il centro e il sud della Striscia. Nel corso degli attacchi all'ospedale Al-Shifa, sotto assedio da 13 giorni consecutivi, secondo quanto annunciato dalle stesse IDF sono stati individuati e uccisi 3 leader di Hamas. In una operazione "coordinata dalla flottiglia Shayetet 13, dall'unità Duvdevan e dalla brigata Nahal, un raid selettivo contro l'edificio dell'ospedale ha permesso di trovare i terroristi", si legge in un comunicato.
In particolare, i soldati hanno ucciso al pronto soccorso Mahmoud Halil Zakzouk, vice comandante delle operazioni missilistiche di Hamas, e nel reparto maternità Fadi Duyk, che coordinò un attacco in Cisgiordania nel 2002, e infine Zakaria Najib, condannato per aver partecipato al rapimento e all'omicidio del soldato israeliano Nachshon Wachsman nel 1994. Questi nomi si aggiungono alla morte annunciata giovedì scorso di Raed Thabet, capo dello staff e dei rifornimenti di Hamas, anche lui nascosto nell'ospedale al-Shifa. In totale, secondo dati militari israeliani, più di 200 presunti militanti sono già stati uccisi in questa operazione militare, iniziata lo scorso 18 marzo.
Inoltre, quasi un migliaio di persone sono state arrestate e di queste circa 500 sarebbero legate "ad Hamas o alla Jihad islamica palestinese". Da parte palestinese, si denunciano violazione dei diritti umani negli attacchi all'ospedale, dove sono ancora ricoverati 107 pazienti "in condizioni disumane, senza acqua, elettricità e medicine", tra cui 30 pazienti con difficoltà motorie; ci sono inoltre 60 lavoratori medico-sanitari. "L'occupazione ha impedito ogni tentativo di evacuare questi pazienti attraverso le istituzioni internazionali", denuncia il ministero della Salute di Gaza. "La vita di questi pazienti è in serio pericolo".
Tensione a Tel Aviv, i familiari degli ostaggi sono esasperati
L'esasperazione di familiari e amici delle decine di ostaggi ancora detenuti nella Striscia di Gaza, quasi sei mesi dopo la loro cattura avvenuta in Israele il 7 ottobre scorso, ha portato a momenti di grossa tensione a Tel Aviv fra manifestanti e polizia. Con le torce che sono ormai un simbolo della protesta, alcune delle persone scese in piazza per chiedere, ancora una volta, la liberazione dei loro cari, hanno acceso un fuoco che è stato spento dagli agenti ma subito riacceso. Gli interventi dei manifestanti si succedono, ma la retorica è diventata più aggressiva e ormai c'è chi chiede apertamente di usare la forza per liberare gli ostaggi se è necessario. Non sono mancati gli incidenti, al termine dei quali 16 persone sono state arrestate e 9 multate. Lo ha reso noto la polizia, precisando che le multe, inflitte per avere bloccato il traffico, ammontano complessivamente a 270 dollari.
Diverse centinaia di persone si sono poi riunite in una delle principali arterie stradali di Cesarea, vicino alla residenza privata del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, portando cartelli e incitandolo a dimettersi. La protesta di questa sera nella ricca città costiera a metà strada tra Haifa e Tel Aviv è una delle numerose manifestazioni delle ultime settimane che secondo i manifestanti sono progettate per "aumentare la pressione su di lui in modo che vada a nuove elezioni", come hanno raccontato i partecipanti al Times of Israel.
"Se le famiglie sapessero quanto è piccolo il divario che Netanyahu si rifiuta di colmare" nei negoziati con Hamas, "esploderebbero", ha dichiarato Amos Malka, ex capo della direzione dell'intelligence militare delle forze di difesa israeliane. "Questa è un'ulteriore prova della sua non idoneità a ricoprire l'incarico", ha aggiunto.