AGI - La Turchia si avvicina alle elezioni municipali di domenica, un appuntamento cruciale soprattutto per il presidente Recep Tayyip Erdogan, deciso a riconquistare Istanbul, la più popolosa città del Paese, persa dal proprio partito nelle elezioni del 2019. "È arrivato il momento di riprendere il lavoro da dove è stato interrotto, porre fine a questo periodo di fango e sporcizia e rimetterci al servizio della popolazione come abbiamo fatto per 30 anni. La città è tornata ai problemi del 1994, questi sono stati 5 anni persi", ha dichiarato Erdogan in un comizio a Istanbul a chiusura della campagna elettorale a sostegno dei propri candidati.
Erdogan è da più di un mese impegnato in un tour elettorale a sostegno dei candidati del proprio partito, Akp, strafavorito nelle municipalità dell'Anatolia centrale e del Mar Nero, ma indietro nei sondaggi sulla costa mediterranea, nella capitale Ankara e a Istanbul. Proprio la capitale e la metropoli sul Bosforo hanno rappresentato la più cocente sconfitta subita dal leader turco negli ultimi 25 anni. Tanto è durato il controllo del proprio partito su Istanbul, città che con un quarto della popolazione complessiva del Paese rappresenta il centro nevralgico della vita politica turca.
"Chi governa Istanbul governa la Turchia" è stato per anni uno dei mantra preferiti del leader turco, che ha però smesso di ripetere questa frase dopo la sconfitta del 2019 ad opera del candidato e rivale del partito repubblicano Chp. Ed è proprio la sfida tra il Chp e l'Akp del presidente ad animare la partita elettorale in corso. "Dobbiamo salvare questa città dalla tirannia del Chp e per questo lavoreremo giorno e notte", sono le parole con cui Erdogan ha arringato i suoi.
Tuttavia il comizio di Istanbul è stato un successo a metà. In un'area eventi in cui appena un anno fa, in vista delle presidenziali, i dati ufficiali parlavano di un milione e mezzo di persone, pochi giorni fa, sempre secondo le forze dell'ordine, si sono radunate 600mila seguaci del presidente. Numeri in calo, alti ma non troppo, anche perché riferiti a una megalopoli che conta più di 20 milioni di abitanti.
Chi è Kurum, fedelissimo di Erdogan
È evidente che non ha riscosso un grande successo il candidato scelto da Erdogan: l'ex ministro dell'ambiente Murat Kurum, fedelissimo del presidente e uno dei rappresentanti più in vista della seconda generazione del partito, che però sembra non avere il carisma e la capacità di conquistare il pubblico.
Nato nel 1976 nella capitale Ankara, ha completato gli studi in diverse località del Paese poichè il padre era un funzionario statale che veniva spesso trasferito. Sposato e padre di tre figli, caratteristica apprezzata dal presidente turco, è laureato in Ingegneria edilizia. Kurum ha scalato posizioni all'interno del partito diventando il responsabile dell'azienda edilizia statale Toki, uno dei pilastri del potere di Erdogan, prima ad Ankara e poi nella parte europea di Istanbul. Dal 2018 a giugno 2023 ha ricoperto il ruolo di ministro dell'ambiente.
Va tuttavia sottolineato che Kurum per anni è stato il responsabile di programmi di rinnovamento edilizio nelle due più grandi città della Turchia; programmi mirati alla sostituzione di vecchi edifici con case costruite secondo i parametri antisismici previsti dopo il terremoto del 1999. Dopo il terremoto che ha devastato il sud del Paese il 6 febbraio scorso, il timore è che la tragedia possa ripetersi a Istanbul. Diversi scienziati hanno messo in guardia dal rischio concreto e imminente di un sisma di grado superiore a 7. Allarmi che hanno spinto Erdogan ad accelerare i programmi di rinnovamento edilizio e la scelta di Kurum va intesa anche in questo senso.
Imamoglu punta alla riconferma
Basterà a sconfiggere il sindaco in carica Ekrem Imamoglu, l'uomo che 5 anni fa ha inflitto a Erdogan la batosta più violenta di tutta la sua carriera politica? Probabilmente no. Vale la pena ricordare quanto avvenuto nel 2019: dopo un primo turno in cui Imamoglu si impose per poche migliaia di voti, in una città in cui gli aventi diritto al voto sono 11,5 milioni, l'Akp presentò ricorso e si tornò alle urne.
Una decisione mal digerita dall'opinione pubblica, che voltò le spalle al candidato del presidente, il poco carismatico ex premier Binali Yildirim e scelse Imamoglu, la cui vittoria nella ripetizione fu schiacciante (circa 800 mila voti in più dello sfidante). Imamoglu, come 5 anni fa, è sostenuto dai nazionalisti di Iyi parti, Kurum dai nazionalisti dell'Mhp. Tuttavia, allora, a risultare decisivi per la vittoria di Imamoglu furono i voti dei curdi dell'Hdp, che però stavolta hanno una propria candidata.
Imamoglu ha comunque condotto una campagna convincente, può contare su di un seguito compatto e su un carisma che dal palco gli permette di stabilire un filo diretto con chi lo ascolta. Una condanna a due anni e mezzo per diffamazione ne ha addirittura rafforzato la posizione presso una larga parte della popolazione, che ha visto nella decisione dei giudici una mossa politica. Nelle ultime tornate elettorali inoltre, il partito di Erdogan non ha ottenuto i risultati positivi che otteneva in passato a Istanbul.
La partita si gioca ad Ankara
La partita insomma si gioca nella capitale Ankara e nella metropoli sul Bosforo in un Paese in cui la costa egea e mediterranea sono da sempre in mano all'opposizione, che però non riesce a contrastare lo strapotere del partito di Erdogan in Anatolia Centrale e sulla costa del Mar Nero. In bilico l'est a maggioranza curda, dove il favorito è il partito filo curdo Hdp, insidiato tuttavia dall'Akp, che ha visto il proprio consenso crescere enormemente tra i curdi nel corso degli anni.
Da vedere cosa accadrà nelle aree colpite dal devastante terremoto del 6 febbraio 2023. Il partito di Erdogan è forte di una maggioranza schiacciante in molte delle 11 province colpite dal sisma; un consenso confermato nelle presidenziali dello scorso maggio, avvenute a tre mesi dal sisma. Tuttavia importanti centri come Antakya e Iskenderun sono governate da sindaci del partito di opposizione Chp e sono finiti nel mirino per la gestione del sisma. Amministrazioni su cui è calato anche l'anatema di Erdogan che ha invitato la popolazione a votare per il proprio partito "per facilitare la ricostruzione e la ripresa post sisma".