AGI - Mentre arrivano i primi aiuti internazionali via mare a Gaza, c'è stato un raro incontro tra Hamas e gli Houthi: esponenti di spicco del movimento islamista e dei ribelli yemeniti si sono visti per discutere del "coordinamento" delle loro azioni contro Israele, hanno fatto sapere fonti palestinesi. Non si sa dove sia stato il vertice che comunque sarebbe avvenuto la settimana scorsa. Hamas, la Jihad islamica, il Fronte popolare marxista per la liberazione della Palestina e gli Houthi hanno discusso "meccanismi per coordinare le loro azioni di resistenza" per la "prossima fase" della guerra a Gaza; sul tavolo anche il tema del possibile attacco di terra israeliano a Rafah. Hamas, la Jihad islamica e gli Houthi fanno parte del cosiddetto "asse della resistenza", il gruppo di movimenti ostili a Israele e agli Stati Uniti sostenuto dall'Iran e di cui fanno parte anche gli Hezbollah libanesi e le milizie irachene. Sono mesi che gli Houthi attaccano le navi nel Mar Rosso, una via d'acqua essenziale per il commercio mondiale, tanto che l'Ue ha voluto schierare una missione, Aspides, guidata dall'Italia, proprio per difendere i traffici. Ma nei giorni scorsi il leader dei ribelli Abdul Malik al-Huthi ha minacciato di espandere gli attacchi anche alle navi che evitano il Mar Rosso navigando oltre il Capo di Buona Speranza in Sud Africa. Intanto non si vede alcuna svolta per una possibile tregua tra Israele e Hamas e il rilascio degli ostaggi a Gaza: a ostacolare l'accordo, il fatto che Hamas non abbia detto quanti rapiti sono ancora vivi e che Israele non accetti di consentire ai palestinesi sfollati nel Sud della Striscia di tornare nel Nord. Ieri il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha respinto l'ultima bozza proposta da Hamas, sostenendo che contiene ipotesi "ancora irrealistiche". Non a caso ha reso noto anche di aver dato l'approvazione al piano militare, progettato dall'esercito, per invadere Rafah, dove si sono rifugiati quasi un milione e mezzo di sfollati. Una delegazione israeliana dovrebbe però recarsi a Doha per continuare i negoziati e questo fa esprimere un cauto ottimismo all'amministrazione Biden: "Il fatto che ci siano ancora colloqui in piedi e ora un'altra opportunità di incontrarsi a Doha è positivo", ha detto John Kirby, portavoce della sicurezza nazionale della Casa Bianca. Gli Stati Uniti non parteciperanno ai negoziati negli Emirati, ma questo secondo Kirby è un dettaglio ininfluente: "Il fatto che non avremo fisicamente una delegazione non deve essere preso come un segno che non si tratti di un importante passo in avanti". In questo quadro, l'unica notizia positiva è che sono arrivati i primi aiuti internazionali via mare a Gaza (dopo che le consegne aeree e terrestri si sono rivelate difficili e poco efficaci): la nave dell'ONG spagnola Open Arms e di World Central Kitchen ha raggiunto ieri pomeriggio le coste della Striscia e ha già scaricato quasi 200 tonnellate di cibo e acqua, che saranno distribuite nel Nord dell'enclave palestinese. Ma è una goccia nel mare degli aiuti necessari a un territorio che è allo stremo.
Wafa, morti almeno 80 civili nelle ultime ore
Sono morti almeno 80 civili, la maggior parte dei quali donne e bambini, vittime degli attacchi aerei israeliani nelle ultime ore a Gaza: almeno a sentire le fonti mediche e locali che hanno parlato all'agenzia palestinese Wafa. Per parte sua l'esercito israeliano sostiene di aver ucciso una trentina di miliziani di Hamas nella Striscia. Per il ministero della Salute, gestito dall'organizzazione islamica, dall'inizio della guerra 31.553 persone hanno perso la vita. I feriti sono 73.546.