AGI - Un giocatore professionista di rugby neozelandese morto l'anno scorso a 33 anni è la prima vittima accertata di encefalopatia traumatica cronica - nota come Cte, una malattia degenerativa del cervello - nel Paese. L'ex giocatore degli Auckland Blues Billy Guyton è stato riconosciuto come vittima di Cte dopo che la sua famiglia ha donato il suo cervello all'Università di Auckland. Maurice Curtis, co-direttore della Banca del Cervello, ha dichiarato che un patologo neozelandese ha confermato il secondo stadio di CTE a Guyton, morto nel maggio 2023 a 33 anni. La diagnosi è stata successivamente confermata da uno specialista in Australia. La CTE è stata associata a ripetuti colpi alla testa in diversi sport di contatto ed è nota per causare esplosioni violente, demenza e depressione. Della malattia si è presa consapevolezza dopo l'articolo 'Game Brain' scritto da Jeanne Marie Laskas per il periodico GQ nel 2009 e da cui fu tratto il film 'La zona d'ombra' che racconta la storia del dottor Bennet Omalu, neuropatologo nigeriano che scoprì la CTE indagando sulla morte di un ex campione di football e della sua strenua battaglia affinchè la NFL, accusata di negligenza per la salute dei giocatori, ne prendesse atto. Il padre di Guyton, John, ha detto a Radio New Zealand che questi sintomi erano evidenti in suo figlio, che è stato costretto a ritirarsi prematuramente nel 2018 dopo aver subito una commozione cerebrale.
"Trascorreva ore in un piccolo armadio buio perchè non sopportava la luce - ha detto John Guyton -. Alcune mattine si sedeva sul fondo della doccia piangendo, cercando di raccogliere l'energia per muoversi". Nel dicembre 2023, quasi 300 ex giocatori di rugby, tra cui Steve Thompson e Phil Vickery, vincitori della Coppa del Mondo con l'Inghilterra lo scorso anno, hanno deciso di intraprendere un'azione legale a causa delle lesioni cerebrali subite sostenendo che la federazione mondiale rugby così come le federazioni inglese e gallese, non hanno adottato misure sufficienti per proteggere la loro salute. Le lesioni causate da colpi alla testa potrebbero essere la causa di altri problemi come la malattia dei motoneuroni, la demenza precoce, l'epilessia e il morbo di Parkinson. In un comunicato la federazione neozelandese ha affermato di aver adottato misure per ridurre il pericolo di colpi alla testa. "La NZR sostiene la ricerca all'avanguardia per comprendere meglio l'impatto a lungo termine del gioco del rugby, in particolare per comprendere la relazione tra commozioni cerebrali e salute del cervello a lungo termine", si legge nella nota.