AGI - Si è chiusa in Cina la sessione parlamentare annuale, un incontro chiave nel calendario politico durante il quale i leader hanno promesso di combattere la crisi immobiliare e la disoccupazione per rilanciare la seconda economia mondiale. Il gigante asiatico, che ha registrato tassi di crescita sbalorditivi negli anni '90 e 2000, si è fissato in apertura del Parlamento un obiettivo molto più modesto per il 2024, "intorno al 5%". Il governo non ha nascosto la portata delle sfide che la Cina deve affrontare e ha ammesso che l'obiettivo di crescita del 5% non sarà "facile" da raggiungere e che i "rischi economici latenti" in alcuni settori continuano a trascinare l'economia verso il basso. Non è stato però annunciato un piano dettagliato per risolvere i problemi.
I deputati dell'Assemblea nazionale del popolo (ANP), riuniti a porte chiuse per nuove deliberazioni, voteranno formalmente diversi progetti di legge durante una sessione di chiusura.
Tra i testi che saranno votati c'è soprattutto una revisione della legge organica (che organizza i poteri amministrativi) che mira in particolare a confermare più in modo ancora più formale il controllo del Partito comunista al potere sul governo. Diversi ministri hanno chiesto durante il fine settimana di fare di più per rilanciare l'occupazione e stabilizzare il mercato immobiliare. "La pressione complessiva sull'occupazione non è diminuita e ci sono ancora contraddizioni strutturali da risolvere", ha detto Wang Xiaoping, ministro delle Risorse umane e della previdenza sociale, in una conferenza stampa, "una parte dei lavoratori si trova ad affrontare sfide e problemi e sono necessari ulteriori sforzi per stabilizzare l'occupazione".
Il ministro dell'edilizia abitativa, Ni Hong, ha ammesso che la stabilizzazione del mercato immobiliare resta un compito "ancora molto difficile". Al di là di questi appelli, molti analisti economici affermano di non aver ancora visto alcuna misura decisiva da parte del governo. "Per rilanciare l'economia, dobbiamo aumentare la ricchezza e il reddito delle famiglie, cosa che evidentemente i leader cinesi non sono ancora pronti a fare" per ragioni soprattutto di finanza pubblica, hanno commentato in una nota gli analisti della società Trivium, con sede in Cina.