AGI - Di fronte alla disperata situazione umanitaria a Gaza, diversi paesi hanno iniziato a paracadutare aiuti nel territorio palestinese, un metodo difficile e insufficiente per soddisfare gli enormi bisogni della popolazione. Giordania, Egitto ed Emirati Arabi Uniti hanno già cominciato e gli Stati Uniti hanno annunciato che “nei prossimi giorni” parteciperanno a queste operazioni. Ma un funzionario statunitense ha riconosciuto che "non sono altro che una goccia d'acqua nell'oceano" dei bisogni di questa enclave devastata da quasi cinque mesi di guerra e con quasi nessun accesso a cibo, acqua o medicine.
L'ingresso di aiuti umanitari nella Striscia è stato ridotto al minimo dallo scoppio della guerra il 7 ottobre e le Nazioni Unite avvertono che la carestia è "quasi inevitabile" in questo territorio in cui si concentrano 2,4 milioni di abitanti.
Nel nord della Striscia di Gaza, dove è iniziata l’offensiva di terra israeliana, molti residenti non possono mangiare altro che foraggio. E secondo il ministero della Sanità di Hamas, dieci bambini sono già morti di “malnutrizione e disidratazione”.
I lanci dal cielo sono state un sollievo breve e insufficiente, oltre a comportare rischi di incidenti in una zona sovrappopolata e gli abitanti di Gaza hanno riferito all'Afp che numerosi pallet carichi di aiuti sono finiti in mare.
Secondo il portavoce dell'Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha), Jens Laerke, "gli aiuti che arrivano in questo modo possono essere solo l'ultima risorsa: la consegna via terra è migliore, più efficiente e meno costosa". E ha insistito: "Se non cambia nulla, la carestia è quasi inevitabile". Le Nazioni Unite accusano le forze israeliane di aver bloccato "sistematicamente" l'accesso alla Striscia di Gaza, anche se le autorità israeliane negano.
Le organizzazioni umanitarie sostengono che la soluzione migliore sarebbe che Israele aprisse i valichi di frontiera e consentisse ai convogli di camion di entrare e distribuire gli aiuti in completa sicurezza. Ma quasi mille camion aspettano di entrare a Gaza al confine egiziano, secondo il portavoce del segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres. "I lanci con il paracadute sono estremamente difficili", ha detto Stephane Dujarric, "ma tutte le opzioni sono sul tavolo". Oltre a essere complicato, il trasporto aereo aumenta i costi delle operazioni.
Sebbene un aereo possa trasportare l'equivalente del carico di due camion, il costo del trasferimento è dieci volte superiore, ha detto alla BBC britannica Jeremy Konyndyk, presidente della Ong Refugees International. "Piuttosto che lanciare cibo dal cielo, dovremmo esercitare una forte pressione sul governo israeliano affinché consenta la distribuzione degli aiuti attraverso canali più tradizionali, che consentono di fornire aiuti su scala più ampia", ha detto.