AGI - Il 24 febbraio 2022 il presidente russo Vladimir Putin diede il via a una 'operazione speciale' su larga scala in Ucraina. Parole che servivano a nascondere l'intento di invadere un Paese che, a partire da allora, è stato soggetto a un attacco che ha creato almeno quattro milioni di sfollati, otto milioni di profughi, la morte di più di diecimila civili e di circa 200 mila soldati, almeno 120 mila dei quali russi e 70 mila ucraini. Una guerra che ha sconvolto la vita di milioni di persone, portato alla mobilitazione dei riservisti e che non ha risparmiato infrastrutture, ospedali e scuole.
Una distruzione totale, un conflitto che appare lontano da una conclusione cosi' come Putin immaginava. Il presidente russo aveva parlato dell'obiettivo di 'denazificare' e demilitarizzare l'Ucraina, Paese che aveva eletto come presidente un ex attore comico, Volodimir Zelensky, una figura di totale rottura rispetto a un passato costellato di governi 'vicini' a Mosca. Obiettivo primario della Russia era in realtà la 'liberazione' del Donbass e l'annessione delle regioni che Putin ritiene 'occupate' illegalmente dal governo di Kiev.
I piani del presidente russo sono stati pero' mandati a monte dalla resistenza ucraina e dalla compatta reazione dell'Occidente. Dopo un'avanzata costante dei tank russi nelle prime settimane, quando l'artiglieria di Mosca era arrivata a minacciare la capitale Kiev, a due anni dall'inizio dell'attacco solo una minima parte del territorio ucraino, circa il 20%, è finita sotto controllo russo. Va sottolineato che Mosca aveva già occupato il 6,45% del suolo ucraino nel 2014, con l'annessione di Crimea, Donetsk e Lugansk. Attualmente il controllo russo si è spinto ai territori dell'est ucraino lungo un fronte di guerra di circa mille chilometri.
È qui che la battaglia va avanti e i tentativi di sfondamento russo si sono ora concentrati su Robotyne, Avdiika e Bakhmut. L'avanzata russa da est pone il focus del conflitto su questa porzione di territorio, dove comunque l'esercito ucraino ha resistito e, nei mesi scorsi, contrattaccato, costringendo i russi a ripiegare. Dopo un assedio durato mesi l'esercito ucraino ha abbandonato la difesa di Avdiivka, centro strategico a est che i russi hanno attaccato dallo scorso ottobre.
L'importanza di Avdiivka è legata alla produzione di carbone, risorsa vitale per tenere in piedi la resistenza ucraina in un'area già finita sotto attacco nel 2014. Non stupisce che Putin abbia recentemente definito "importante" la vittoria russa nella città: una vittoria che priva inoltre Kiev di una possibile via d'accesso per un contrattacco a Donetsk, da anni sotto controllo russo. La popolazione di Avdiivka, 30 mila persone prima del conflitto, ha intanto quasi completamente abbandonato un'area ridotta per lo più in macerie.
La decisione di ritirare le truppe è stata giustificata da Zelensky sulla base della necessità di evitare perdite tra i militari di Kiev. Il presidente ucraino ha accusato le potenze occidentali, colpevoli di non aver fornito a Kiev le armi necessarie per resistere. Proprio la fornitura di armi da parte di Paesi Nato è un elemento vitale per l'esercito ucraino, costretto a fronteggiare l'esercito di un Paese molto più grande, con una capacità di produzione industriale nettamente superiore. La caduta di Avdiivka è stata lo sviluppo più importante dalla caduta di Bakhmut avvenuta lo scorso maggio. La città è stata per mesi teatro di alcuni dei combattimenti più duri di questa guerra.
L'esercito di Kiev ha anche riguadagnato terreno nelle aree vicine la città la scorsa estate, tuttavia analisi preparate dall'Institute for the Study of War (ISW) parlano di un controllo russo ormai consolidato nella città e nei suoi dintorni. La lenta avanzata russa degli ultimi mesi ha riguardato anche il sud dell'Ucraina, nei pressi dei villaggi di Robotyne e Verbove, nella regione di Zaphorizhzhia. Un'area finita al centro dell'attenzione durante il primo anno del conflitto, quando gli scambi di artiglieria misero a rischio la sicurezza di una centrale nucleare.
La stessa area è stata teatro della controffensiva lanciata dall'esercito di Kiev nel 2023, quando Robotyne era stata ripresa dagli ucraini. Una vittoria che poteva spezzare le linee di rifornimento russe verso la Crimea. Tuttavia secondo il rapporto ISW i russi sarebbero nuovamente penetrati dal lato ovest e sud della città, oltre ad aver riconquistato terreno attorno al villaggio di Krynky, situato sulla riva est del fiume Dnipro e strategico perchè situato a soli 30 km da Kherson, abbandonata dai russi un anno fa, ma sempre nel mirino. Il ministro della Dfesa russo Sergej Shoygu ha dichiarato che l'esercito russo ha ripreso controllo sul villaggio, tuttavia sempre ISW sottolinea che l'Ucraina ha ancora una presenza militare nell'area. Se Kiev riuscisse a prendere il pieno controllo di queste province guadagnerebbe un avamposto strategico per un eventuale attacco verso la Crimea, annessa dalla Russia nel 2014.
A due anni dall'inizio dell'invasione russa oltre ai mille km di fronte nell'est del Paese è il mar Nero il teatro di scontri tra i due eserciti. Zelensky ha recentemente annunciato la distruzione della nave anfibia Caesar Kunikov, proprio nelle acque al largo della penisola contesa. Il Cremlino non ha confermato, ma dichiarato la distruzione di sei droni sottomarini ucraini. Tuttavia fonti russe parlano di un cambio della guardia voluto da Putin ai vertici della marina del Mar nero, dove il vice ammiraglio Sergei Pinchuka avrebbe rimpiazzato l'ammiraglio Viktor Sokolov.
Una notizia che, se confermata, sarebbe il sintomo dell'insoddisfazione di Putin per l'andamento della guerra nel Mar Nero. Sempre qui, nel primo anno di conflitto, i droni turchi in dotazione all'esercito ucraino avevano affondato la nave da guerra Moskva. Quello tra Ucraina e Russia appare al momento come un conflitto lontano da una fine. I mille chilometri di fronte, i combattimenti nel Mar Nero, costituiscono focolai di guerra destinati a rimanere accesi. Mosca sembra passata dall'operazione lampo alla guerra di logoramento. Putin dopo essersi scontrato con la resistenza ucraina ora punta sulla propria produzione industriale e sulla enorme disponibilità di soldati.
Kiev resiste e chiede all'Occidente armi e munizioni più che un intervento diplomatico che, allo stato attuale delle cose, significherebbe per l'Ucraina perdere parte dell'est e del sud del proprio territorio e rinunciare alle aree contese: Donetsk, Lugansk e la Crimea.