AGI - La cattiva qualità dell’aria e livelli più elevati di inquinamento atmosferico di origine antropica sembrano direttamente collegati a un aumento del rischio di suicidi. Questa bizzarra correlazione emerge da uno studio, pubblicato sulla rivista Nature Sustainability, condotto dagli scienziati dell’Università cinese di Hong Kong e dell’Università della California a Santa Barbara. Il team, guidato da Peng Zhang e Tamma Carleton, ha esaminato i tassi di suicidio a livello di contea verificatisi in Cina e i valori relativi all’inquinamento atmosferico. Sebbene sia noto da tempo che l’inquinamento atmosferico può incidere negativamente sulla salute fisica, ci sono poche evidenze scientifiche che mettano in relazione il rischio di suicidi con l’aria che si respira.
Negli ultimi decenni il numero di abitanti cinesi che decidono di togliersi la vita è diminuito notevolmente, tanto che dal 2010 al 2021 il tasso di suicidi è sceso da 10,88 a 5,25 ogni 100mila persone. Allo stesso tempo, la Cina ha introdotto politiche mirate al miglioramento della qualità dell’aria. Per valutare meglio il legame tra questi fattori, i ricercatori hanno considerato il tasso di suicidi e i valori di inquinamento atmosferico. In particolare, gli autori hanno utilizzato il parametro delle inversioni termiche, fenomeni meteorologici in cui uno strato di aria fredda si trova vicino alla superficie terrestre con aria più calda sopra di esso. In questo modo, gli inquinanti atmosferici restano al suolo, aumentando il rischio di esposizione anche se non si è nelle immediate vicinanze di una fonte di emissioni.
I dati meteorologici sono stati ottenuti grazie alle osservazioni di diverse reti di monitoraggio, che hanno mostrato 4-5 inversioni termiche a settimana. Il gruppo di ricerca ha scoperto che le inversioni termiche erano correlate alle 140 mila segnalazioni settimanali di suicidio a livello di contea. Stando a quanto emerge dall’indagine, le politiche di intervento avrebbero contribuito a prevenire circa 45.970 suicidi dal 2013 al 2017. “Il nostro lavoro – commenta Carleton – mostra che quasi il 10 per cento del calo complessivo dei tassi di suicidio che abbiamo osservato tra il 2013 e il 2017 può essere attribuibile al miglioramento della qualità dell’aria”. Secondo le analisi, le donne di età superiore ai 65 anni sono associate alla percentuale di rischio più elevata di togliersi la vita in risposta all’inquinamento atmosferico.
“Questo dato è piuttosto significativo – precisa Carleton – dato che nel resto del mondo il tasso di suicidio è superiore tra gli uomini rispetto alle controparti femminili”. Uno dei punti di forza di questa indagine, sottolineano gli esperti, riguarda la portata del campione, che comprende l’intera nazione. Al contrario, una potenziale criticità dell’analisi riguarda il fatto che non tutti i fattori confondenti potrebbero essere stati esclusi dal conteggio. “Sarà necessario approfondire gli studi – conclude Carleton – ma il nostro lavoro dimostra chiaramente che l’ambiente rappresenta un fattore critico nel determinare il rischio di suicidio nel paese più popoloso al mondo”.