AGI - Continuano i febbrili tentativi internazionali di negoziare una tregua del conflitto fra Israele e Hamas, e in particolare di evitare l'attacco sulla cittadina di Rafah, al confine della Striscia di Gaza con l'Egitto, dove si sono rifugiati circa 1,4 milioni di persone, la metà dell'intera popolazione dell'enclave dal resto del territorio dall'inizio del conflitto, 4 mesi fa. I capi dei servizi segreti di Usa e Israele hanno discusso ieri al Cairo con il leader del Qatar e alti funzionari egiziani, che erano in contatto con Hamas che in questo modo ha partecipato indirettamente, ma finora senza arrivare a un accordo.
Secondo il New York Times i negoziati fra le delegazioni andranno avanti per altri 3 giorni.
Ieri il portavoce del consiglio di sicurezza Usa John Kirby si è detto ottimista sui negoziati del Cairo, ma non ha fornito dettagli. Le indiscrezioni parlavano di discussione su una tregua di almeno 6 settimane. Secondo una fonte americana riportata dal quotidiano, uno dei principali ostacoli è rappresentato dalla difficoltà di stabilire un numero dei detenuti palestinesi da rilasciare a fronte del rilascio degli ostaggi israeliani che si trovano ancora a Gaza; nella precedente occasione di fine novembre, erano 3 palestinesi liberati dal carcere per ogni israeliano di ritorno dalla Striscia.
Oggi il presidente turco Recep Tayyip Erdogan incontrera' al Cairo il suo omologo egiziano Abdel Fattah al-Sisi.
A livello internazionale, c'è allarme per la prospettiva di un attacco su larga scala a Rafah: la cittadina che normalmente conta poche centinaia di migliaia di abitanti è stata raggiunta in questi giorni dai profughi che dal resto della Striscia vi si sono rifugiati, dopo l'evacuazione disposta da Israele.
Dopo aver annunciato l'offensiva, il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha detto di avere chiesto di elaborare piani per evacuare i civili dalla città. Ma molti palestinesi e gruppi umanitari internazionali sostengono che nessun posto a Gaza è sicuro e che allontanare le persone da Rafah, il principale punto di ingresso per gli aiuti internazionali non può che peggiorare la situazione già catastrofica. Secondo il capo degli aiuti umanitari dell'Onu Martin Griffiths, "le operazioni militari a Rafah rischiano di provocare un massacro e di dare il colpo di grazia agli aiuti umanitari".
Lo stesso presidente Usa Joe Biden si è opposto al programma di attacco israeliano senza che ci sia un piano credibile per la protezione dei civili. L'Egitto ha dal canto suo respinto l'ipotesi di accogliere i rifugiati che inevitabilmente cercherebbero di attraversare il confine nel Sinai: questo, secondo quanto riferito da fonti egiziane metterebbe a repentaglio il trattato di pace decennale tra Israele ed Egitto, considerato un'ancora di stabilita' in Medio Oriente; lunedì però dal Cairo sono giunte rassicurazioni sulla tenuta del trattato.
Oltre al negoziato del Cairo, ci sono altri percorsi diplomatici per diminuire le tensioni nell'area: in particolare, la Francia ha presentato una proposta a Israele, Libano e Hezbollah perchè il movimento libanese sciita filoiraniano e alleato di Hamas ritiri i suoi combattenti a una distanza di 10 chilometri, circa sei miglia, dal confine con Israele. Ieri il leader del gruppo, Hassan Nasrallah, ha affermato che continuerà a combattere finché ci sarà la guerra a Gaza.
Netanyahu ha bocciato proposta Mossad
Il Mossad, insieme allo Shin Bet e i vertici militari israeliani avevano messo insieme una nuova ipotesi di accordo di tregua con Hamas per arrivare al rilascio degli ostaggi, proposta che però non ha superato il vaglio del premier Benjamin Netanyahu. Lo ha riferito l'emittente pubblica israeliana Kan.
Non sono stati resi noti i dettagli della proposta, ma Kan sottolinea il fatto che fosse stata elaborata dal capo del Mossad David Barnea, dal capo dell'agenzia di intelligence Shin Bet Ronen Bar e dal maggiore generale Nitzan Alon, che sta coordinando gli sforzi dell'intelligence per trovare gli ostaggi ancora nelle mani di Hamas. La proposta è stata discussa con Netanyahu un certo numero di volte ed è stata anche sollevata nelle ultime ore, prima dei colloqui del Cairo, in una riunione preparatoria. Ma Netanyahu ha bocciato la proposta e ordinato al trio di andare ai colloqui del Cairo - presenti il capo della Cia William Burns, il capo dell'intelligence egiziana Abbas Kamel e il premier del Qatar Sheikh Mohammed bin Abdulrahman Al-Thani- per "ascoltare soltanto", senza presentare nuove idee o offrire una risposta formale alle richieste di Hamas, che Netanyahu considera "deliranti".
Di fronte a questa posizione di Netanyahu, Alon ha deciso di non partecipare all'incontro nella capitale egiziana e ha inviato al suo posto il suo vice. Netanyahu ha invece inviato al Cairo uno dei suoi assistenti politici, Ophir Falk.
Prima dell'incontro, Israele era titubante sull'idea di mandare una delegazione al Cairo per i colloqui odierni, ma e' stato messo sotto pressione dagli Stati Uniti perchè lo facesse.