AGI - I Verdi europei sono dalla parte degli agricoltori proprio perché difendono il “green deal”: è solo un paradosso apparente quello messo in luce da Monica Frassoni, ex copresidente del movimento ecologista europeo, nel giorno in cui il congresso del partito, a Lione, ha nominato i due candidati principali per le prossime elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo. “Le proteste che bloccano le nostre strade vanno affrontate con ragionevolezza ed empatia perché tantissime persone non riescono più a sostenere la fatica e i costi di un’attività indispensabile ma il Green Deal c’entra poco”, ha detto Frassoni in un’intervista rilasciata all’Agi proprio da Lione, dove partecipa al congresso.
Gli agricoltori che manifestano con i trattori in tutta Europa invece protestano proprio contro le norme europee per l’ambiente. Come si spiega?
“Il Green Deal europeo sta ingiustamente diventando un comodo capro espiatorio di tutti i malumori ma è un insieme di leggi, norme, finanziamenti che dovrebbe aiutarci ad evitare la catastrofe climatica. Siccità ed inondazioni sono costate solo nel 2023 più di 5 miliardi di euro al settore agricolo. Ci sono anche agricoltori che non condividono i contenuti delle proteste, ma si battono da anni per una riforma della PAC. Per loro, rendere l’agricoltura europea meno basata su pratiche intensive in energia, acqua, pesticidi (in una parola più sostenibile) oltre che meno dipendente dalla grande distribuzione è l’unico modo per salvarne la qualità e la sostenibilità economica”.
Che cosa è emerso durante il congresso di Lione?
“La polarizzazione su questi argomenti è valutata positivamente: rimette al centro del dibattito il green deal e la transizione ecologica, quindi aiuta la campagna elettorale. Nessuno è depresso fra i Verdi, nonostante i sondaggi, perché è proprio quando si rischia di perdere i risultati acquisiti che bisogna tirare fuori la grinta. Inoltre, quella dei Verdi è la famiglia politica più unita a livello europeo”.
Non si teme che la vittoria di partiti conservatori e anti-ambientalisti impedisca di avanzare nella lotta al cambiamento climatico?
“La transizione ecologica è difficile ma non è impossibile: soprattutto, è inevitabile. È normale che chi propone i cambiamenti diventi impopolare, ma la lotta per il cosiddetto green deal si sta legando sempre più alle battaglie contro la destra illiberale. Le enormi manifestazioni in Germania contro la destra estrema ne sono la dimostrazione”.
A che cosa punta la campagna elettorale dei Verdi europei, che sarà guidata dall'olandese Bas Eickhout e dalla tedesca Terry Reintke?
“Bisogna riuscire a mobilitare la grande energia presente nelle società. Il fatto che vengano dette cose assurde sul green deal motiva ancora di più gli ambientalisti, che ai proclami ideologici contrappongono proposte concrete. Alla negazione della realtà di chi, per esempio, si oppone al limite dei 30 km orari in città, si risponde con argomenti concreti. È la transizione verde che consente di avere prospettive per il futuro. Qui a Lione, dove il sindaco è un verde, abbiamo ascoltato le testimonianze di altri primi cittadini ambientalisti, come quelli di Budapest e di Zagabria”.