AGI - Il Wall Street Journal riferisce che c'è una spaccatura all'interno della leadership di Hamas sulla proposta di tregua per fermare la guerra a Gaza e riportare in Israele gli ostaggi. Secondo il quotidiano, che cita fonti informate, il leader di Hamas a Gaza, Yahya Sinwar e altri esponenti in loco vorrebbero accettare l'offerta di fermare i combattimenti per sei settimane; mentre i capi di Hamas in esilio chiedono maggiori concessioni e vogliono arrivare a un cessate il fuoco permanente. La proposta attende anche la decisione da parte del gabinetto di guerra israeliano guidato dal primo ministro Benjamin Netanyahu; mentre e' stata accettata dal capo del Mossad, David Barnea.
Intanto, anche la notte scorsa sono stati segnalati attacchi a Rafah, al confine con Gaza - definita dalle Nazioni Unite una "pentola a pressione della disperazione" - mentre i mediatori internazionali continuano a lavorare a un tentativo di tregua tra Israele e Hamas. Potenti esplosioni si sono udite in città poco dopo la mezzanotte, e il ministero della sanità gestito da Hamas ha riferito che 14 persone sono state uccise in due attacchi e che più di 100 persone in totale sono state uccise in tutto il territorio durante la notte. Lo stesso ministero ha aggiornato ad almeno 27.238 morti il bilancio delle vittime palestinesi dall'inizio della guerra con Israele. L'ultimo bilancio comprende 107 morti nelle ultime 24 ore, mentre altre 66.452 persone sono state ferite a Gaza dallo scoppio della guerra il 7 ottobre.
Quanto ai raid aerei degli Usa in Iraq e Siria, l'organizzazione islamista ha espresso una condanna "nei termini più forti". Il gruppo ha affermato in una dichiarazione su Telegram di considerare gli attacchi una pericolosa escalation e una violazione della sovranità dei due Paesi arabi. "L'amministrazione del presidente americano Joe Biden è responsabile delle conseguenze di questa brutale aggressione sia all'Iraq che alla Siria, che getta benzina sul fuoco", si legge nella dichiarazione di Hamas, rilanciata da Al Jazeera.