AGI - Il complesso di colpa è “l’arma di autodistruzione di massa dell’Occidente”, con cui ha schiuso le porte all’islamismo radicale e all’antisemitismo, che la questione palestinese – tanto più con il conflitto tra Israele e Hamas – alimenta come fuoco in una foresta. È pessimista e cruda, ma la ritiene più concreta che apocalittica, l’analisi del politologo francese di origini italiane Alexandre Del Valle, specialista di Medio Oriente e autore di numerosi saggi tra cui ‘Il complesso occidentale. Piccolo trattato di de-colpevolizzazione’. Del Valle è di ritorno in Francia dopo aver partecipato a Roma alla presentazione dell’associazione Setteottobre per la difesa delle democrazie e del diritto di Israele di difendersi (con lo scopo, come recita il Manifesto costitutivo, di “combattere il negazionismo e le false notizie, perseguire l’esaltazione del terrorismo e dell’antisemitismo, contrastare le ideologie totalitarie, promuovere lo studio e la difesa delle radici e dei valori delle nostre democrazie”).
Professore, la sua visione non sarà apocalittica ma è molto cupa, ancor di più dopo il 7 ottobre 2023
È un appello all’Occidente, è il richiamo a un problema strutturale dei popoli occidentali, democratici, atlantisti. Nel mondo multipolare seguito alla caduta del Muro di Berlino, con la rinascita espansionista di Cina, India, Turchia, con i nazionalismi latinoamericani e africani, l’antioccidentalismo è cresciuto come un’onda anche grazie all’Occidente stesso e al suo costante senso di colpa. L’Europa non fa che chiedere scusa al mondo per il suo passato, come se fossimo stati solo una banda di carnefici e di saccheggiatori della Storia. È uno svantaggio enorme perché siamo gli unici a farlo, laddove la Turchia, il Pakistan, l’Arabia Saudita sono invece molto fieri del proprio passato, anche quando si è espresso nelle forme più imperialiste. Basti pensare al califfato, e alla colonizzazione di pezzi d’Europa come la Spagna e la Sicilia.
Senza sensi di colpa per questo passato: andrebbero rinfacciati?
C’è una totale assenza di reciprocità che preoccupa. L’Europa accetta l’islam, l’apertura di centri e di moschee, mentre i cristiani sono sempre più perseguitati nei Paesi musulmani, dove l’integralismo è in crescita. Si tratta di un’assenza di reciprocità esplicita, programmatica: il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha invitato più volte i musulmani d’Europa a rifiutare l’integrazione, ha compreso la debolezza occidentale e sta perseguendo il sogno di un impero neo ottomano in senso del tutto contrario ai princìpi fissati da Ataturk un secolo fa. Aspira al ruolo di capo dell’islam, ad accattivarsi il mondo arabo, e sfrutta la causa dei palestinesi presentandosi come un loro protettore e come il protettore di tutti i musulmani, presentati quali vittime della nostra presunta islamofobia.
Un’islamofobia che lei sostiene non esserci, anzi afferma il contrario
È chiaro che si tratta di una strategia propagandistica: suscitare la paranoia della persecuzione nelle coscienze islamiche, e poiché ospitiamo milioni di musulmani sempre più anticristiani e propensi all’integralismo, questa strategia ha successo. Noi intanto continuiamo a flagellarci e a chiedere scusa.
Cosa ne consegue?
Che stiamo fabbricando nelle nostre città altrettante bombe a orologeria. Si dovrebbe rileggere ‘La forza della ragione’ di Oriana Fallaci. Le fornii io stesso alcuni materiali e la invitai ad assumere un atteggiamento meno emotivo di quello espresso a caldo con la ‘La rabbia e l’orgoglio’ dopo l’11 settembre.
Quali altri errori imputa all’Occidente, se ce ne sono, oltre a quelli di atteggiamento?
Per esempio la strana alleanza tra i democratici di Obama e il Qatar per sostenere i Fratelli musulmani nelle rivoluzioni contro regimi allora filorussi o nazionalisti. Fu una paradossale convergenza di cui ha poi approfittato Erdogan.
Come arginare l’antisemitismo montante in Europa?
La grande colpa dei dirigenti politici del Vecchio Continente è di avere lasciato nelle mani dei Fratelli Musulmani milioni di fedeli islamici, che sono arrivati da Paesi in cui l’antiebraismo è inculcato sin dalle scuole primarie. Un flusso che invece di essere positivamente ricondizionato nei Paesi di destinazione è stato consegnato alle moschee legate al Qatar, alla Turchia e ad altri Paesi dove vengono alimentati il jihad e l’odio verso gli ebrei. Ma il nuovo antisemitismo non attinge solo a un certo mondo islamico, ma alla sinistra antiamericana, terzomondista e antisionista, che ritiene gli israeliani alla stregua di nazisti che mirano al genocidio dei palestinesi. È un atteggiamento che legittima l’antisemitismo, perché l’ebreo è visto come il carnefice e il musulmano come la vittima senza macchia. Un atteggiamento più pericoloso ancora perché cela il razzismo sotto la maschera, ma se sei nero o arabo hai il diritto di essere antisemita in modo esplicito.
Risulta comunque difficile sostenere un’entità come Hamas. Come si concilia con una posizione non violenta?
Con il doppiopesismo. Con l’accettazione della retorica di Hamas sul genocidio, che non c’entra proprio niente. E poi anche la sinistra non violenta adesso ha assunto posizioni che prima ostentavano solo le fasce radicali. Il verde dell’islam si mischia a quello dell’ecologismo e al rosso del comunismo. Una sorta di convergenza tra tanti radicalismi che ce l’hanno con l’uomo bianco e l’Occidente. La cultura wokista e islamista si sono alleate.
Un asse assai improbabile in linea teorica
Difatti è un connubio filosoficamente mostruoso e verrà un giorno che wokisti e islamisti si ammazzeranno tra loro, ma per il momento sono alleati nell’odio, che certe volte unisce più dei punti in comune. È già accaduto, basti solo pensare al patto tra Molotov e Ribbentrop che mise temporaneamente assieme Stalin e Hitler.
Che l’Occidente sia in pericolo, minacciato innanzitutto da se stesso, lo ha detto da ultimo il presidente argentino Javier Milei al World economic forum di Davos. La pensa come lui o lo reputa un eccentrico?
Al di là di certe esagerazioni verbali, Milei ha sostanzialmente ragione. Per esempio, quando nota che una causa legittima come quella del clima sia strumentalizzata per riciclare il terzomondismo antioccidentale, addossando all’uomo bianco tutte le colpe. Eppure è un fatto che l’Europa inquina assai meno di Cina, India e Stati Uniti. Ma l’ecologismo radicale si salda, non a caso, con la bandiera della causa palestinese: gli europei inquinatori e saccheggiatori appoggiano Israele, sono complici dei sionisti e si confermano i cattivi della Storia. Milei può non piacere ai liberali moderati, ma la situazione drammatica dell’America Latina non è frutto delle destre. Cuba e il Venezuela, diventato un’altra base dell’islamismo pro-palestinese, soffrono la povertà a causa del comunismo. Ci sono Paesi sudamericani dominati dai narcos, e l’Argentina stessa è stata impoverita da un peronismo di sinistra che ha perseguito la demagogia statalista e l’assistenzialismo. Milei dice ciò che la sinistra preferisce tacere e al momento è l’unico leader sudamericano a contrastare i lulisti e le catastrofi di Maduro.
Il suo atto j’accuse s’estende alla sinistra italiana?
Bisogna prendere atto che in Italia i postfascisti hanno assunto una netta posizione di contrasto all’antisemitismo. Malgrado qualche diffidenza, meglio un ex fascista diventato moderato che una sinistra affetta da razzismo antibianco e antiebraico. Il Pd di Schlein non è più quello liberalista di Renzi, ma è sempre più wokista e alimenta l’antisemitismo, sovrapponendo tra l’altro gli ebrei agli israeliani. All’insegna del progressismo si è sviluppato un razzismo che non può dirsi solo filoarabo come lo era Craxi, che non fu certo antisemita. L’Italia rischia di finire come la Francia.
Ossia?
In Francia i musulmani rappresentano una fetta importante dell’elettorato, che i politici devono accattivarsi in funzione del voto fingendo di ignorare il pericolo antisemita. E non soltanto in Francia: la lobby islamica pakistana di Londra è talmente forte che si può gridare impunemente per la strada “morte agli ebrei”, e in Belgio ci sono simpatizzanti pro-Hezbollah che hanno spesso assunto il controllo della piazza. Lo Stato è costretto a comporre, a trattare e ripagare i danni come accade dopo ogni rivolta delle banlieu in Francia. È costretto a trattare una pax islamica. Se non volete la stessa cosa in Italia, la formula è tassativa: no allo ius soli, sì al controllo dell’immigrazione, e laddove non si possa controllare va integrata, sostenendo gli imam moderati invece di lasciare gli immigrati nelle mani di associazioni ispirate ai princìpi dei Fratelli Musulmani, spesso diventate persino interlocutrici dello Stato. Io non rigetto l’Islam, rigetto l’odio.