AGI - La Turchia si è ufficialmente unita al Sudafrica nella causa contro Israele, intentata dal Paese africano presso la Corte Penale Internazionale. I due Paesi chiedono che le azioni militari dello Stato ebraico nella Striscia di Gaza vengano riconosciute come 'genocidio'.
A confermare l'adesione della Turchia il vice ministro degli Esteri, Oncu Keceli, secondo cui Israele ha violato la Convenzione del 1948 sulla prevenzione del crimine di genocidio. "La morte di 22 mila palestinesi, la maggior parte dei quali donne e bambini, non può rimanere impunita. I responsabili di questi crimini e delle ripetute violazioni del diritto internazionale saranno chiamati a rispondere. Siamo fiduciosi del fatto che il procedimento avanzi rapidamente", ha detto Keceli.
Il vice ministro degli Esteri turco ha auspicato che la Corte con sede all'Aja emetta un ordine che imponga l'interruzione delle operazioni militari israeliane. Una spinta ulteriore a una richiesta formulata dal Sudafrica, che ha attivato un procedimento che ora Ankara è determinata a "seguire da vicino", come confermato da Keceli. L'ordine di stop è stato definito "necessario" nel fascicolo presentato dal Paese africano, al fine di "evitare ulteriori, gravi ed irreparabili violazioni dei diritti del popolo palestinese".
I fascicoli presentati da Turchia e Sud Africa contengono documentazione relativa bombardamenti di ospedali, scuole, danneggiamenti di strutture destinate ai civili e uccisione di interi nuclei famigliari, donne e bambini compresi. Il Sudafrica ha richiesto che la Corte Penale Internazionale dichiari "urgentemente la violazione da parte di Israele di obblighi derivanti dalla Convenzione sul Genocidio".
I trattati cui si fa riferimento sono la Convenzione Onu sul Genocidio e lo Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale, dove viene definito genocidio l'insieme degli atti compiuti "con l'intento di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo identificato su base etnica, religiosa, razziale o nazionale".