AGI - Il segretario di Stato americano, Antony Blinken, è in partenza per un tour in Medio Oriente, nel contesto dei timori che il conflitto tra Israele e il gruppo islamico palestinese Hamas possa intensificarsi e portare a una crisi regionale.
Questa sarà la sua quarta visita nella regione e la quinta in Israele, esclusa quella effettuata in ottobre con il presidente americano Joe Biden, da quando Hamas ha compiuto l'attacco del 7 ottobre.
Il viaggio del capo della diplomazia statunitense includerà Grecia e Turchia, ha detto ai giornalisti il portavoce del Dipartimento di Stato Matthew Miller, prima di raggiungere Giordania, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Israele, Cisgiordania ed Egitto.
"Non ci aspettiamo che tutte le conversazioni di questo viaggio siano facili. Ovviamente si tratta di affrontare domande e decisioni difficili, ma il segretario ritiene che sia responsabilità degli Stati Uniti guidare gli sforzi diplomatici per affrontare tali sfide", ha affermato Miller.
Blinken sottolineerà che è "imperativo espandere e mantenere un accesso sicuro per gli aiuti umanitari, ma anche per i beni commerciali in tutte le aree di Gaza".
Nei suoi incontri con i funzionari israeliani parlerà degli sforzi dell'esecutivo dei piani di transizione alla fase successiva delle operazioni e delle misure che possono essere adottate per proteggere meglio i civili e vedere "come consentire ai palestinesi di ritornare alle loro case e ai loro quartieri quando i combattimenti cesseranno".
Il rilascio degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas sarà un altro punto all'ordine del giorno, così come il modo in cui i diversi attori nella regione potranno usare la loro influenza per evitare un'escalation del conflitto.
"Non è nell'interesse di nessuno, né in Israele, né nella regione, né nel mondo, che si estenda oltre Gaza", ha detto il portavoce.
Il viaggio avviene all'indomani di due eventi significativi nella regione: ieri 84 persone hanno perso la vita in un attacco terroristico nella città di Kerman, in Iran, dove migliaia di persone partecipavano alla cerimonia di commemorazione dell'assassinio di Qassem Soleimani, compiuto nel 2020 su ordine dell'ex presidente americano Donald Trump.
A questo si aggiunge che martedì un drone ha ucciso il numero due dell'ala politica di Hamas, Saleh al Arouri, in un attacco attribuito a Israele.
L'omicidio di Arouri a Beirut ha fatto temere che la situazione tra Israele e Libano possa deteriorarsi e sfociare in una guerra aperta.
Hamas ha promesso di rispondere e anche il leader di Hezbollah Hassan Nasrallah ha dichiarato in un discorso televisivo che la sua formazione "combatterà senza limiti" se Israele dichiarerà guerra al Libano. Per ora, la situazione al confine libanese-israeliano rimane a un livello di confronto a bassa intensità relativamente simile a quello delle ultime settimane.
La missione in Turchia
Ad Ankara Blinken è atteso dal ministro degli Esteri Hakan Fidan, un fedelissimo del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, il leader in assoluto più critico nei confronti delle politiche israeliane all'interno della Nato. Il leader turco ha paragonato il premier israeliano Benjamin Netanyahu ad Adolf Hitler, ha accusato più volte gli Usa di "appoggio incondizionato a Israele" e ha aderito alla denuncia del Sudafrica, che ha chiesto alla Corte Penale Internazionale che i membri del governo israeliano siano processati con l'accusa di 'genocidio'.
Difficile che Erdogan incontri Blinken: sarà Fidan a ribadire la posizione del governo di Ankara.
Erdogan insiste su tre punti: cessate il fuoco immediato, accesso agli aiuti umanitari per i civili, inizio di un processo politico che porti alla formazione di uno Stato palestinese. Negli ultimi mesi la tensione tra Usa e Turchia è stata alimentata anche dal ritardo con cui Ankara sta ratificando il protocollo di ingresso della Svezia nella Nato.
Un ritardo dovuto anche alla lentezza che sta caratterizzando la cessione da parte degli Stati Uniti di caccia da guerra F16, da ormai 2 anni promessi alla Turchia. Tutti temi che finiranno inevitabilmente nell'agenda dell'incontro di sabato, il secondo tra i ministri degli Esteri di Turchia e Usa dall'inizio della guerra.