AGI - Il Natale non ferma la guerra a Gaza. Nonostante gli appelli alla pace, i morti e i feriti aumentano ogni giorno nella Striscia di Gaza, la cui popolazione non sa più dove rifugiarsi, mentre a farne le spese è anche l'esercito israeliano, in una delle giornate con più vittime dall'inizio della guerra.
Almeno 70 palestinesi sono stati uccisi in un attacco israeliano in un campo profughi di al-Maghazi, nel centro della Striscia. Lo ha reso noto il ministero della Sanità di Hamas che parla di almeno tre abitazioni distrutte. Interrogato in merito, l'esercito israeliano ha dichiarato che sta "verificando" le informazioni. Il portavoce del ministero della Sanità, Ashraf al-Qudra, ha affermato che il bombardamento ha distrutto "un blocco di case abitate" e che il bilancio "probabilmente aumenterà" a causa del gran numero di famiglie presenti al momento dell'attacco. Da quando è cominciato il conflitto i palestinesi morti sono oltre 20mila, i feriti almeno 54mila.
Israele, intanto, ha ordinato l'evacuazione di otto città nel centro della Striscia affinchè i residenti possano trasferirsi nella città di Deir al Balah, dove nelle ultime 48 ore sono stati cinque bombardamenti fatali. "Non c'è nessun posto dove andare a Gaza", lamentano molti degli sfollati a causa dell'offensiva israeliana, poichè nemmeno continuare a fuggire è sicuro per coloro che lo fanno da più di due mesi e mezzo di guerra.
"Non esiste una zona sicura nella Striscia di Gaza", ha detto Sabri Abdelrahim all'Efe nel campo profughi di Bureij, che Israele ha ordinato a più di 150 mila persone di abbandonare. Molti non vogliono andarsene, ma i bombardamenti li fanno riflettere e alla fine la maggioranza decide di fuggire, ripetendo le immagini di macchine e camion pieni di persone, altri su carretti trainati da asini con tutto ciò che hanno lasciato.
Bambini, anziani, donne, insieme a materassi, coperte, utensili da cucina e cibo in scatola, mentre gli aerei israeliani sorvolano le loro teste. Tra le fila israeliane, invece quattordici soldati sono morti nelle ultime 48 ore, uno dei giorni più sanguinosi per l'esercito ebraico dall'inizio dell'offensiva di terra nell'enclave. In totale, 153 soldati israeliani sono morti in combattimento dall'inizio dell'offensiva di terra avviata il 27 ottobre, superando i 119 morti nella guerra del Libano del 2006, secondo i dati ufficiali dell'esercito.
Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha lamentato: "La guerra ci sta costando un prezzo molto alto, ma non abbiamo altra scelta che continuare a combattere" fino alla "distruzione di Hamas", perchè "è l'unico modo per liberare le nostre persone rapite", anche se "ci vorrà tempo" e "ha un prezzo molto alto". L'esercito israeliano, che ha reso noto di aver distrutto la rete di tunnel a Gaza utilizzata per gli attacchi del 7 ottobre, ha riferito di aver colpito più di 200 "obiettivi terroristici" di Hamas nelle ultime 24 ore e di aver ucciso numerosi militanti in operazioni congiunte con lo Shin Bet, il servizio di intelligence interno del Paese.
A Jabalya, ha reso noto il portavoce dell'esercito israeliano, è stata scoperta "una rete di tunnel in cui sono stati recuperati i corpi di cinque rapiti". "Nelle ultime settimane, la 551esima Brigata della 162esima Divisione ha assicurato il controllo dell'area del campo di Jabalya, uno dei centri operativi di Hamas nella Striscia di Gaza", si legge in un comunicato. Nelle operazioni si sono svolte anche "feroci battaglie" durante le quali "molti terroristi sono stati uccisi dai soldati" e sono state ritrovate centinaia di armi, ha riferito il portavoce dell'esercito israeliano, Daniel Hagari.
I corpi ritrovati corrispondono a quelli di tre soldati fatti prigionieri il 7 ottobre, Ziv Dado, Ron Sherman e Nick Beiser, nonchè dei civili Eden Zacharias ed Elia Toledano. "Come parte dell'operazione, e seguendo informazioni approfondite di intelligence, hanno scoperto una rete di tunnel strategici che fungevano da quartier generale di Hamas nel nord di Gaza", ha detto l'esercito. La base sotterranea di Jabalya comprendeva due livelli: il primo profondo circa dieci metri e il secondo profondo decine di metri. "La rete di tunnel, con numerosi percorsi, è stata utilizzata per dirigere il combattimento e il movimento dei terroristi. Nelle profondità delle caserme militari sono state trovate armi, infrastrutture per la fabbricazione di armi e nascondigli di emergenza", ha aggiunto. La rete era collegata a un pozzo che conduceva alla residenza del comandante della Brigata Nord di Hamas, Ahmad Andur, e passava anche sotto una scuola e un ospedale.
Il presidente palestinese, Mahmoud Abbas (Abu Mazen), ha chiesto la fine del "fiume di sangue" e degli "immensi sacrifici" del popolo palestinese in un messaggio per il Natale, una festa che assume particolare rilevanza a Betlemme, dove la tradizione cristiana colloca la nascita di Gesu'. "Le difficoltà e l'eroica resilienza del nostro popolo nella loro terra sono la via verso la libertà e la dignita'", ha affermato il presidente dell'Autorita' nazionale palestinese, che governa piccole aree della Cisgiordania occupata.
La moglie di Netanyahu scrive al Papa, intervenga per ostaggi
Intanto, la moglie del primo ministro israeliano, Sara Netanyahu, ha scritto una lettera ufficiale a Papa Francesco in cui chiede il suo aiuto negli sforzi per liberare gli ostaggi detenuti a Gaza. "Hamas tiene ancora in ostaggio 129 uomini, donne e bambini. Molti di loro sono feriti e malati. Soffrono la fame e ad alcuni vengono negate le medicine di base di cui hanno bisogno per sopravvivere. Santità, chiedo il suo intervento personale in questa vicenda. La prego di usare la sua influenza per chiedere il rilascio incondizionato di tutti gli ostaggi senza indugio", scrive Sarah Netanyahu nella missiva.
"La prego inoltre di rivolgersi alla Croce Rossa per chiedere di visitare tutti gli ostaggi immediatamente e di consegnare loro medicinali vitali. Per ora la Croce Rossa non è riuscita a insistere su questi obiettivi. Il suo intervento potrebbe spostare l'ago della bilancia e salvare vite preziose", scrive ancora.