AGI - Uno dei grandi amori di Henry Kissinger è stato il 'soccer', quello sport così poco americano che lo ha appassionato fin da ragazzo. "Il calcio garantisce una dipendenza a vita da un misto di speranza, tristezza ed euforia", aveva spiegato nei mesi scorsi in un'intervista al sito del Bayern Monaco, club di cui era socio dal 1989 pur non essendone tifoso, in occasione del suo centesimo compleanno.
Il legame con il pallone faceva parte delle sue radici: Kissinger era rimasto sempre tifoso della squadra della sua città natale in Baviera, Furth, vincitrice di tre campionati tra il 1016 e il 1929 e in cui aveva militato nelle giovanili prima di espatriare all'età di 15 anni per sfuggire alle persecuzioni naziste.
Seguiva il Greuther Furth fin da bambino, quando andava allo stadio Ronhof di nascosto dal padre che lo voleva iniziare all'Opera, e lo è rimasto anche quando è assurto alle più alte responsabilità negli Stati Uniti. Si racconta che ogni lunedì mattina lo staff includesse nel briefing quotidiano di politica estera un rapporto sulla partita del Greuther Furth (inviato dall'ambasciata in Germania), fino a quando Internet non gli ha permesso di informarsi da solo.
Nel settembre del 2012 era tornato ad assistere a una partita del Greuther Furth appena promosso in Bundesliga, all'alba di una stagione chiusa con la retrocessione e il record negativo di zero vittorie in casa.
"Perdiamo uno dei tifosi del 'quadrifoglio' più fedeli e sicuramente più famosi al mondo", si legge in una nota del club di Furth che oggi milita nella seconda divisione tedesca. Del calcio Kissinger aveva colto anche il grandissimo potenziale di strumento diplomatico, un po' come lo fu per il ping pong per il disgelo con la Cina.
Nel 1976, dopo una visita in Inghilterra per discutere della crisi in Rhodesia, il ministro degli Esteri britannico, Tony Crosland, lo invitò ad assistere con lui a una partita del Grimsby, di cui era grande tifoso, contro il Gillingham. Otto mesi dopo Crosland lo porto' a una partita del Chelsea (allora in Seconda divisione) contro i Wolves, finita 3-3.
La grande amicizia con l'Avvocato, Gianni Agnelli, portò spesso Kissinger a Torino per assistere alle partite della Juventus. "Andavamo spesso a vedere partite di calcio assieme in Inghilterra e in diversi Paesi europei", rievocò in un'intervista l'ex segretario di Stato Usa, "una volta andammo allo stadio a Torino per uno Juventus-Napoli che terminò con molti gol".
"Era una grande passione condivisa ma il problema è che Gianni voleva sempre andare via dallo stadio dieci minuti prima della fine e spesso le partite erano ancora in bilico ma non c'era nulla da fare, uscivamo", concluse.