AGI - La visita nella capitale turca Ankara del presidente iraniano Ebrahim Raisi prevista per oggi è stata annullata. Appena due giorni fa Raisi aveva avuto un colloquio telefonico con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Una telefonata al termine della quale la presidenza turca aveva sottolineato la necessità che il mondo islamico facesse fronte comune contro le operazioni israeliane nella Striscia di Gaza.
È da sottolineare come non sia costume del presidente turco parlare al telefono con un leader di un altro Paese in procinto di recarsi ad Ankara e che dietro la stessa telefonata è possibile che si celassero delle divergenze. Nonostante questo la notizia che la visita di Raisi era stata annullata è giunta in maniera inaspettata e senza motivazioni ufficiali, in un momento in cui Iran e Turchia sembravano essersi riavvicinate e lavorare a un'istanza comune a sostegno di Hamas e contro lo stato ebraico.
Una posizione su cui è probabile siano emersi disaccordi tra due Paesi che, storicamente, non condividono la medesima visione sulla soluzione politica del conflitto. Ankara infatti punta alla creazione di una Palestina secondo i confini del 1967; Teheran rifiuta di riconoscere Israele e propone uno stato unico per musulmani, ebrei e cristiani. Erdogan ha accusato apertamente il governo israeliano e presentato un fascicolo presso la corte Penale Internazionale con sede all'Aja in cui si accusa di genocidio il premier israeliano Benjamin Netanyahu.
Allo stesso tempo il presidente turco ha però ribadito l'intenzione di mantenere vivi i rapporti commerciali, economici ed energetici con lo stato ebraico. Una posizione che ha infastidito gli ayatollah, che spingono affinché Ankara azzeri le relazioni con Israele e abbandoni la strategia che passa per la separazione della politica dagli affari. Il conflitto in Medio Oriente aveva riavvicinato Ankara e Teheran, due Paesi che non considerano Hamas un'organizzazione terroristica e sono tradizionalmente schierati al fianco dei palestinesi.
Una convergenza che aveva fatto passare in secondo piano questioni irrisolte tra Iran e Turchia. I due Paesi condividono un confine di 535 chilometri che Erdogan ha chiuso con un muro. A questo si sommano tutta una serie di divergenze su questioni regionali. Durante gli anni della guerra in Siria Erdogan ha sostenuto gruppi ribelli che volevano rovesciare il presidente siriano Bashar Al Assad, un fedelissimo degli ayatollah cui l'Iran ha sempre garantito sostegno.
Sebbene Erdogan abbia aperto a un incontro con Assad le divergenze sulla Siria tra Ankara e Teheran rimangono. Tuttavia è il Caucaso il principale argomento di scontro tra Turchia e Iran. Un nodo difficile da sbrogliare, finito in secondo piano con il conflitto in corso a Gaza. Erdogan ha garantito pieno sostegno all'Azerbaigian nel conflitto con l'Armenia per il Nagorno Karabakh. Un sostegno, anche militare, che ha innervosito non poco il governo iraniano, che confina con l'Azerbaigian e teme che i 18 milioni di azeri che vivono nella regione nord ovest dell'Iran rilancino le proprie ambizioni indipendentiste.