AGI - La ritrovata armonia tra Washington e Pechino, raggiunta ieri dopo oltre quattro ore di faccia a faccia tra il Presidente americano Joe Biden e il suo omologo cinese, Xi-Jinping, è stata felicemente confermata da un importante 'messaggio' di disgelo: il dietrofront cinese sulla sua controversa decisione di rimpatriare i panda prestati negli anni agli zoo americani. "Un buon segno", hanno evidenziato i commentatori Oltreoceano, perché l'atteso colloquio tra i due leader non è stato seguito dalla consueta dichiarazione congiunta ma solo da una conferenza stampa a margine della quale Biden è anche scivolato su una risposta, ribadendo incautamente che il Presidente Xi è un dittatore.
Evidentemente permangono dei punti di frizione tra le due potenze ma il fatto che Pechino stia rispolverando la cosiddetta "diplomazia dei panda" - la tradizione di utilizzare i simpatici orsetti bianchi e neri come strumento diplomatico per ingraziarsi Paesi o concludere accordi - fa realmente sperare in un prossimo superamento delle divergenze che ancora restano sul tavolo.
È stato infatti il presidente Xi-Jinping, come ultimo atto prima di lasciare la California, a tendere un ramoscello di olivo a Washington rendendo noto che i contratti di prestito dei panda agli Stati Uniti (giunti a scadenza) saranno rinnovati.
Possono respirare di sollievo gli zoo ma soprattutto la Capitale, Washington D.C, che ha fatto dei panda (la principale attrazione dello Smithsonian's National Zoo) il vessillo cittadino.
Anche i pacifici panda potranno finalmente rilassarsi. Dopo il perentorio ordine cinese di rimpatrio, il mese scorso, molti di loro possono ora disfare i bagagli.