AGI - La Corte Suprema del Regno Unito ha respinto un piano del governo per rimandare i migranti in Ruanda. La conferma della sentenza di un tribunale di grado inferiore che lo considerava illegale è uno smacco per il Primo Ministro Rishi Sunak.
"Dopo aver esaminato le prove, siamo d'accordo con la loro conclusione", ha detto la Corte a proposito della precedente decisione della Corte d'Appello secondo cui i richiedenti asilo andrebbero incontro a un "rischio reale" se fossero rimpatriati. La decisione della Corte suprema britannica è stata contestata dal Ruanda che rifiuta la definizione di 'Paese non sicuro'.
"Questa è in definitiva una decisione che spetta al sistema giudiziario del Regno Unito" si legge in una nota la portavoce del governo di Kigali, Yolande Makolo che aggiunge "siamo in disaccordo con la sentenza secondo cui il Ruanda non è un paese terzo sicuro per richiedenti asilo e rifugiati".
La decisione, che, ha insistito il presidente della Corte Suprema Robert Reed, si basa su ragioni giuridiche e non politiche, segna la fine immediata di una misura di punta nella politica conservatrice di lotta all'immigrazione clandestina varata da Sunak.
Il premier ha detto che il governo intende ora "considerare i prossimi passi" e che la Corte Suprema "ha confermato che il principio di inviare migranti illegali verso un paese terzo sicuro è legale". Se Rishi Sunak ha esultato in mattinata per aver raggiunto il suo obiettivo di dimezzare l'inflazione, questa decisione appena tre ore dopo suona come una pesante battuta d'arresto per la sua promessa di "fermare le barche di migranti sulla Manica".
Dall'inizio dell'anno sono stati oltre 27.000 i migranti che hanno effettuato la traversata, rispetto ai 45.000 del 2022.
Annunciato un anno e mezzo fa, all'epoca sotto il governo di Boris Johnson, il progetto di inviare i migranti in Ruanda - qualunque fosse la loro origine - non è mai stato attuato.
A metà del 2022, un primo volo è stato cancellato all'ultimo minuto dopo una decisione della Corte europea dei diritti dell'uomo.
Poi, alla fine dello scorso giugno, la Corte d'Appello di Londra ha dichiarato il progetto "illegale", ritenendo che il Ruanda non potesse essere considerato un "paese terzo sicuro".
I giudici hanno ritenuto che esistesse "un rischio reale che le persone inviate in Ruanda venissero (poi) rimpatriate nel loro paese di origine dove sarebbero state soggette a persecuzioni e altri trattamenti inumani". Un ragionamento convalidato mercoledì dalla Corte Suprema.
In una lettera feroce martedì in risposta al suo licenziamento del giorno prima, l'ex ministro dell'Interno Suella Braverman ha accusato Rishi Sunak di "irresponsabilità" e di non aver preparato un "piano B credibile" in caso di fallimento.
Il leader dell'opposizione laburista Keir Starmer l'aveva definito "una politica sbagliata ed estremamente costosa". Intervenendo nella procedura, l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) aveva detto che in Ruanda manchi un "sistema di asilo accessibile, affidabile, giusto ed efficace" e ha ricordato di aver "espresso invariabilmente serie preoccupazioni" al riguardo.
A luglio, Londra ha approvato una legge che vieta ai migranti arrivati illegalmente nel Regno Unito di chiedere asilo, indipendentemente dalle ragioni che li hanno spinti a fuggire dal proprio paese.
La reazione di Sunak
"Il governo ha già lavorato su un nuovo trattato con il Ruanda e lo finalizzeremo alla luce della sentenza odierna", ha detto il primo ministro ai parlamentari.