AGI - A quattro mesi di distanza dalle elezioni politiche di luglio, la Spagna si avvia ad avere un nuovo governo guidato da Pedro Sanchez: la presidente del Congresso dei Deputati, Francina Armengol, ha convocato infatti per mercoledì e giovedì la sessione plenaria del Congresso per discutere e votare l'investitura del leader del Psoe.
Mercoledì a mezzogiorno inizierà il dibattito sull'investitura, mentre il voto è previsto per il giorno dopo. A Sanchez serve la maggioranza assoluta per ottenere la fiducia, un traguardo che appare a portata di mano. I socialisti infatti hanno ha già chiuso l'accordo di coalizione con la piattaforma di sinistra Sumar, con i catalani di ERC e Junts, con i baschi del PNV e EH Bildu, con i galiziani di BNG e con CC, i nazionalisti della Canarie.
Un totale di 179 voti che, salvo sorprese, permetteranno a Sanchez di superare la maggioranza assoluta già giovedì alla prima votazione. La legge elettorale prevede comunque che in nel caso in cui il primo tentativo fallisse, si terrà una seconda votazione entro 48 ore, quindi sabato 18, quando al leader del PSOE basterà solo la maggioranza semplice.
L'investitura avviene esattamente 16 settimane dopo le elezioni di luglio e due settimane prima della scadenza del termine del 27 novembre, dopo il quale sarebbero state automaticamente indette nuove elezioni generali per gennaio.
L'investitura ormai quasi certa di Sanchez arriva dopo il fallimento del Popolare Alberto Nunez Feijoo, che era stato incaricato dal re di formare un governo in quanto leader del partito più votato alle elezioni di luglio, ma che non era riuscito a trovare i numeri sufficienti per ottenere la fiducia. Feijoo era sostenuto dall'estrema destra di Vox, dalla Coalizione delle Canarie e dai regionalisti della Navarra dell'UPN.
La sessione del Congresso e l'investitura di Sanchez si svolgono in un clima politico molto caldo in Spagna: da settimane a Madrid e in altre città spagnole un numero sempre più grande di manifestanti di destra ed estrema destra stanno protestando contro l'accordo raggiunto tra Sanchez e i catalani di Junts guidati da Carles Puigdemont.
Il punto dell'accordo più contestato è quello che prevede la possibilità che gli organizzatori del referendum del 2017 per l'indipendenza della Catalogna, tra cui lo stesso Puigdemont, possano ottenere l'amnistia.
Il parlamento spagnolo dovrà infatti votare una legge sull'amnistia dopo la formazione del governo, una legge che di fatto bloccherebbe i processi in corso e annullerebbe le condanne già emesse per tutti i leader catalani coinvolti.