AGI - È durato circa tre ore l'incontro tra il segretario di Stato americano Anthony Blinken e il ministro degli Esteri turco Hakan Fidan ad Ankara. Si tratta del primo dialogo ufficiale tra Turchia e Usa dall'inizio della guerra tra Israele e Hamas che va avanti da ormai un mese. Una giornata che segna l'inizio del dialogo tra due Paesi protagonisti sulla scena diplomatica internazionale. Un'intesa tra Ankara e Washington sarebbe fondamentale per accelerare la risoluzione della crisi in corso. Il faccia a faccia di oggi non è iniziato nel migliore dei modi.
Nelle immagini dell'incontro si vede chiaramente Blinken stringere la mano a Fidan e cercare di abbracciarlo. Un approccio che il ministro turco respinge facendo leva sulla stretta di mano per evitare il collega. Un segnale non di certo positivo, giunto dopo la conferma che Blinken non avrebbe incontrato il presidente Recep Tayyip Erdogan.
Quest'ultimo di rado parla con ministri degli Esteri, ha tuttavia fatto scalpore il fatto che sia partito verso le montagne del mar Nero proprio mentre il capo della diplomazia Usa si trovava ad Ankara. Erdogan nelle scorse settimane ha più volte accusato gli Stati Uniti di essere complici del "genocidio in corso a Gaza".
La visita di Blinken ha costituito comunque l'occasione per il governo turco per chiedere con forza il cessate il fuoco. "Siamo al lavoro con l'obiettivo di superare questa crisi e stiamo pensando ai passi da compiere nella fase successiva. Abbiamo parlato di come raggiungere una pace duratura", ha detto Blinken prima di lasciare Ankara.
Proprio la pressione turca per porre fine ai bombardamenti nella Striscia ha rappresentato uno dei principali nodi dell'incontro. La Casa Bianca ha infatti lanciato negli ultimi giorni appelli a una 'pausa', da intendere come una sospensione momentanea delle operazioni militari israeliane.
Un'ipotesi che non soddisfa pienamente il governo turco, che preme perché gli aiuti umanitari possano raggiungere i civili della Striscia. Un punto su cui l'intesa con gli Usa sembra essere più semplice.
"Lavoriamo ogni giorno sui dettagli con l'obiettivo di portare aiuti. Nei prossimi giorni vedrete che ai civili sarà garantito accesso ad aiuti umanitari", ha aggiunto Blinken che ha poi sottolineato che la "pausa umanitaria" auspicata dagli Usa non solo consentirebbe il passaggio di convogli umanitari, ma "porterebbe dei benefici" anche alla difficile situazione degli ostaggi israeliani nella mani di Hamas. Blinken ha definito "un successo" l'aver evitato l'espansione del conflitto nella regione.
Un obiettivo su cui anche Fidan ha lavorato costantemente, parlando ripetutamente con i colleghi di Libano e Iran. Ankara però vuole la fine delle ostilità. Il ministro turco Fidan già nelle scorse settimane aveva proposto un meccanismo basato sul ruolo di Paesi terzi, garanti per entrambe le parti del conflitto che agiscano per la creazione di uno Stato Palestinese.
Blinken oggi non ha commentato la proposta turca, ma ha aperto all'intervento di Paesi terzi nella mediazione. "Non si tratta solo di Gaza, ma anche della Cisgiordania. Su questa escalation di violenza siamo stati chiari e abbiamo ricevuto rassicurazioni da parte di Israele. Seguiamo le evoluzioni da vicino. Paesi terzi possono avere un ruolo importante nelle trattative, soprattutto per la liberazione degli ostaggi. Rimangono però punti critici", ha detto Blinken.
Gli scenari futuri
Usa e Ankara sono sostanzialmente d'accordo sulla necessità della creazione di uno Stato palestinese. Un punto su cui i due Paesi collaboreranno. Un'intesa su questo punto è stata raggiunta oggi, secondo fonti diplomatiche citate dalla Cnn turca a margine dell'incontro.
La proposta di delegare al partito Al Fatah e all'autorità palestinese il controllo di Gaza, circolata negli ultimi giorni, non risulterebbe indigesta ad Erdogan. È vero che il presidente turco ha detto di non considerare Hamas un'organizzazione terroristica, ha pero' specificato di non ritenere il movimento islamista parte dell'apparato istituzionale palestinese.
Il dialogo tra Ankara e Stati Uniti in questo momento serve anche a mediare tra Turchia e Israele, due Paesi che al momento non hanno relazioni diplomatiche. Erdogan aveva dichiarato lo scorso sabato di non ritenere il premier israeliano Netanyahu "un interlocutore", ma di non voler rompere le relazioni con lo stato ebraico.
Poco dopo le parole di Erdogan il ministero degli Esteri turco ha richiamato ad Ankara l'ambasciatore a Tel Aviv, Sakir Ozkan Torunlar, nominato il 6 ottobre 2022, al termine di un processo di normalizzazione tra i due Paesi durato due anni. Una decisione arrivata dopo che governo israeliano aveva richiamato in patria i propri diplomatici in Turchia nelle scorse settimane.
Le attività diplomatiche dei due Paesi
L'incontro è stato importante anche alla luce dell'intensa attività diplomatica svolta durante questa crisi da Turchia e Usa, che però fino a oggi non si erano parlate. La tappa in Turchia di Blinken è stata programmata nell'ambito di una missione nella regione che ha portato il segretario di Stato Usa in Giordania, Egitto, Arabia Saudita, Qatar ed Emirati Arabi nei giorni scorsi e in Cisgiordania, Cipro e Iraq nella giornata di domenica 5 novembre.
Particolarmente importante la visita a Ramallah, dove il segretario di Stato ha incontrato il presidente dell'autorità palestinese Abu Mazen. Ad ampio raggio anche la diplomazia turca. Lo scorso 1 novembre ad Ankara è giunto il ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amir-Abdollahian, capo della diplomazia di uno dei Paesi che sostengono apertamente Hamas.
Fidan ha parlato con il collega giordano Eymen Safedi ed egiziano Sameh Shukry. Particolarmente importante la telefonata con quest'ultimo, che ha permesso di giungere a un'intesa per il trasferimento di mille tra feriti e malati di cancro bisognosi di cure, dagli ospedali della Striscia alla Turchia. Intesa confermata dal ministero della Salute turco, che ha specificato che due navi ospedale turche sono in viaggio verso i porti egiziani.
La questione svedese
Oltre alla crisi in Medio Oriente l'altro argomento in agenda dell'incontro è stato l'allargamento della Nato alla Svezia. "L'approvazione di Erdogan permetterà alla Svezia di entrare a far parte della Nato - ha detto oggi Blinken - Siamo convinti che questo accadrà presto".
Dopo più di un anno di polemiche nelle scorse settimane è infatti arrivato il via libera di Erdogan e si attende ora la ratifica da parte del parlamento di Ankara. Un atto formale su cui però pende più di un dubbio relativo la tempistica, considerando che la discussione del testo non e' ancora stata inserita nel programma dei lavori dei deputati turchi.