AGI - La situazione per circa 500.000 civili palestinesi e per gli oltre 200 ostaggi israeliani e di altri Paesi intrappolati nel nord di Gaza è sempre più preoccupante, dato che sono stretti in un "assedio nell'assedio". È l'allarme lanciato da Oxfam di fronte alla morsa imposta dalle forze israeliane su Gaza City e sul nord della Striscia.
"Siamo sfuggiti alla morte due volte - raccontava ieri un operatore di Oxfam - Ci sentiamo come topi in gabbia. Gaza City è chiusa, e abbiamo appreso che le persone in viaggio per trovare un rifugio nel sud sono rimaste uccise durante un attacco aereo. Sembra che stiano per bombardare l'area. A Shifa la situazione è un incubo: le fogne sono state danneggiate e le mosche sono dappertutto. Il rumore dei droni in cielo non ci lascia mai".
"Condividiamo quello che abbiamo con altre dieci famiglie. - ha aggiunto Alhasan Swairjo, un altro operatore di Oxfam che si trova con la famiglia nel nord di Gaza - Nei mercati sta finendo tutto e dipendiamo dal cibo in scatola. I panifici non hanno elettricità e senza carburante avranno autonomia solo qualche giorno ancora. Facciamo il pane in casa, ma non sappiamo se nei prossimi giorni avremo abbastanza gas per cucinare. I nostri figli soffrono, non capiscono perchè ci siamo trasferiti, perchè Israele ci spara. Non riusciamo a spiegargli quanto sta accadendo. Stiamo lottando per sopravvivere".
"La decisione di Israele di privare i civili di Gaza di beni essenziali per la loro sopravvivenza, come cibo, acqua, carburante e medicine equivale a una punizione collettiva. Israele sta usando la fame come arma di guerra, un crimine secondo il diritto umanitario internazionale, che non viene mitigato dal passaggio di qualche aiuto attraverso Rafah - sottolinea in una nota Paolo Pezzati, portavoce di Oxfam Italia per le crisi umanitarie - L'ordine di evacuazione del 13 ottobre non riduce la necessità di proteggere i civili che non possono o non vogliono andarsene. Le comunicazioni con Gaza in questo momento sono frammentarie e non consentono di accertare esattamente quanto sta accadendo. I civili non dovrebbero mai essere il bersaglio di attacchi e, se scelgono di rimanere nelle loro case, hanno il diritto di farlo in sicurezza. In questo momento c'è il rischio che il prezzo che pagheranno nel nord di Gaza sia altissimo".
BREAKING: Half a million civilians caught in northern #Gaza “siege within a siege” - says Oxfam
— Oxfam International Media Team (@newsfromoxfam) November 3, 2023
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A più riprese Oxfam ha condannato Hamas per l'attacco del 7 ottobre e per l'uccisione di 1.400 israeliani, per lo più civili, e per la cattura di oltre 200 ostaggi - tutte violazioni del diritto umanitario internazionale. Tutti gli ostaggi detenuti da Hamas e dai gruppi armati dovrebbero essere rilasciati immediatamente e senza condizioni.
Oxfam sta anche sostenendo alcune delle organizzazioni partner che operano ancora nel sud di Gaza, per fornire aiuti alla popolazione, mentre portare aiuti nel nord della Striscia al momento è praticamente impossibile. Gli oltre due milioni di persone ora ammassate nel sud di Gaza affrontano una situazione di insicurezza, caos e incertezza, con acqua, cibo, medicine e carburante insufficienti.
Dal varco di Rafah al confine egiziano - si legge in una nota dell'organizzazione - gli aiuti passano col contagocce, arrivati ieri a 102 camion dopo molte trattative diplomatiche, una quantità ancora del tutto insufficiente a coprire i bisogni di una popolazione che necessita di tutto. Le scorte di farina a Gaza sono ormai così scarse che potrebbero esaurirsi entro una settimana.