AGI - L'aumento delle tensioni nel sud del Libano rende preoccupante la situazione umanitaria nel Paese, soprattutto a causa dell'aumento degli sfollati, che fuggono dagli scontri fra i militanti di Hezbollah e le forze armate israeliane al confine. Le Ong sul campo si preparano ad affrontare una possibile emergenza: ne ha parlato con l'AGI il direttore per il Libano dell'organizzazione internazionale con quartieri generali a Washington, Londra e Lione, Relief International, l'italiano Giacomo Lapo Baldini che si trova a Beirut.
"È preoccupante che vi sia una costante escalation di violenza al confine meridionale del Libano e che oltre 19.500 persone siano fuggite dalle proprie case in cerca di sicurezza - ha spiegato Baldini da Beirut - Le famiglie si rifugiano negli edifici pubblici e nelle scuole o alloggiano presso i parenti, sia nel nord del paese che nelle zone del sud più a rischio, anche se non completamente esposte alle ostilità".
Che cosa fa la vostra Ong in questo contesto?
"Relief International sta valutando i bisogni più urgenti degli sfollati. Ci stiamo preparando a collaborare con le comunità locali per fornire assistenza sanitaria e altri servizi di base nei punti critici, comprese le aree e le regioni difficili da raggiungere colpite dalle ostilità".
È possibile che le cose peggiorino nei prossimi giorni?
"La prospettiva di un'ulteriore escalation è profondamente preoccupante. Anche se speriamo sinceramente che non si scateni una crisi regionale, ci stiamo coordinando strettamente con il Ministero della Salute e il resto della comunità umanitaria per prepararci nel caso in cui sia necessaria una risposta di emergenza".
Qual è l'esigenza prioritaria per far fronte a questa situazione?
"È fondamentale che venga mantenuta una forte comunicazione tra le organizzazioni sul campo in Libano, i donatori e altri partner chiave in modo da poter rispondere nel modo più efficiente e tempestivo possibile anche nello scenario peggiore".