Elezioni in Polonia, vince l'opposizione filo-Ue. Stop all'onda sovranista
AGI - Si interrompe simbolicamente in Polonia, il quarto Paese dell’Ue, quell’ondata populista che nei mesi scorsi aveva fatto temere per il futuro stesso dell’Unione europea, con le vittorie elettorali dei sovranisti in diversi Paesi a Nord e a Sud del continente: dalla Svezia alla Grecia, dalla Finlandia alla Slovacchia.
A otto mesi dalle prossime elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo, i polacchi sono andati in massa alle urne, con un’affluenza mai vista dalla caduta della “cortina di ferro”, nell’ormai lontano 1989: ha votato quasi il 73% degli aventi diritto.
Il voto “populista” per il partito di governo PIS ha subito una netta flessione rispetto alle precedenti elezioni, quando aveva ottenuto il 43,6%: se le previsioni saranno confermate dai risultati definitivi, pur confermandosi primo partito con il 36,6%, il PiS non riuscirebbe, neanche unendo i suoi seggi a quelli dei potenziali alleati della estrema destra della Confederazione, a raggiungere la maggioranza, obiettivo che invece centrerebbero i tre partiti di opposizione uniti.
La Coalizione civica di Donald Tusk, che va verso il 31% dei consensi, assieme alla Terza via (13,5%) e alla Sinistra (8,6%) totalizzerebbero 248 dei 460 seggi parlamentare, contro i 212 di Pis+Confederazione.
Il “milione di cuori in marcia” che Tusk era riuscito a portare sulle vie di Varsavia due settimane fa ha dunque avuto la sua conferma elettorale, nonostante il sostegno fornito alla maggioranza dalla stampa, in gran parte legata al governo.
Nel centro della capitale del Paese da 38 milioni di abitanti, davanti al palazzo presidenziale campeggiano tre bandiere: non solo quella nazionale bianca e rossa e quella blu stellata dell'Unione europea, ma anche la rosa dei venti in campo blu della Nato.
Poco distante, una lapide ricorda la strage del 2010, quando in uno schianto aereo morì l'allora presidente Lech Kaczyński, gemello del leader di PIS.
Se quello della sicurezza nazionale rappresenta un tema particolarmente sentito nel Paese che confina a Nord con la Russia di Kaliningrad mentre i confini orientali sono a Nord con la Bielorussia e a Sud con l'Ucraina in guerra, gli ultimi otto anni di governo sono stati contraddistinti da tensioni e conflitti sociali.
Dallo stato di diritto alle restrizioni del diritto all’aborto, fino alla questione delle importazioni di grano dall’Ucraina, tutte le questioni hanno a loro volta determinato un clima teso e di sfiducia reciproca con le istituzioni di Bruxelles, al punto da determinare il congelamento dell’erogazione di fondi Ue.
Ultimamente, uno scandalo ha coinvolto molti funzionari pubblici, accusati di chiedere tangenti per rilasciare visti mentre ieri, contemporaneamente al voto per rinnovare il parlamento, gli elettori erano chiamati a esprimersi anche su 4 referendum considerati pretestuosi: quesiti sull'immigrazione e altro, che puntavano sui non pochi malumori creati fra l'altro dalla massiccia presenza di profughi ucraini ma non sono riusciti a ottenere il quorum del 50% dei votanti.
Nonostante tutto, il leader del PiS Jarosław Kazcyński ha rivendicato il risultato del primo partito, ammettendo però di non poterlo trasformare "in un altro mandato per il nostro governo: al momento non lo sappiamo, ma dobbiamo sperare e sapere che, sia che siamo al potere o all'opposizione, porteremo avanti questo progetto e non permetteremo che la Polonia venga tradita".
Dal canto suo Donald Tusk, vero vincitore della partita, ha detto di “non essere mai stato tanto felice di un presunto secondo posto: la Polonia ha vinto, la democrazia ha vinto, li abbiamo rimossi dal potere”, ha dichiarato a caldo l'ex primo ministro e presidente del Consiglio europeo, tornato alla politica polacca nel 2021. L’opposizione si è impegnata a ricostruire le relazioni con Ue, anzi a “rientrare in Europa”.
Quando si conosceranno i risultati ufficiali, prevedibilmente domani, il presidente Andrzej Duda sceglierà a chi dare l’incarico: probabilmente sarà un esponente del primo partito, il Pis, che avrà due settimane per provarci; se come previsto non avrà i numeri parlamentari sufficienti per formare un nuovo governo, verrà incaricato un esponente dell’opposizione: un po’ lo stesso copione che si è recitato in Spagna dopo le elezioni di luglio scorso.
La campagna elettorale aggressiva di Kaczyński, che ha accusato gli avversari di rappresentare una minaccia esistenziale per la nazione in combutta con Berlino e Bruxelles, non è stata sufficiente a contrastare gli argomenti di Tusk e alleati, secondo i quali un terzo mandato a Diritto e Giustizia avrebbe allontanato la Polonia dalla democrazia liberale, consolidando il controllo del partito al governo sul sistema giudiziario, sui media e sulle aziende di Stato, avvicinando la Polonia alle posizioni della democrazia illiberale rappresentata dell'Ungheria di Viktor Orban, con la quale non a caso in molti casi Varsavia è stata unita nel contrasto a Bruxelles.