AGI - Dopo una campagna elettorale segnata da colpi di scena e duri attacchi verbali tra i contendenti, domenica i polacchi andranno alle urne per le legislative, un appuntamento cruciale per la sicurezza nazionale e la politica dell'intera area dell'Europa dell'Est, oltre che per un discusso referendum sull'immigrazione. Il partito populista Diritto e Giustizia (PiS) del premier uscente Mateusz Jakub Morawiecki è in corsa per un terzo mandato e una sua riconferma segnerebbe un risultato senza precedenti.
Pokazaliście moc! Pokażcie też moc 15 października!! ☺️️#TylkoPiS pic.twitter.com/B8cwVRYS8r
— Mateusz Morawiecki (@MorawieckiM) October 10, 2023
Del resto gli ultimi sondaggi accreditano il PiS - dello storico leader Jaroslaw Kaczcynski - di un leggero vantaggio sul diretto rivale, Donald Tusk e la sua Coalizione Civica. Il partito di governo Diritto e Giustizia è ancora in testa con il 35% delle intenzioni di voto, ma rischia di perdere la maggioranza assoluta in Parlamento. Alla fine, probabilmente, nessuno dei due partiti principali riuscirà a ottenere la maggioranza assoluta alla Camera bassa (Sejm), costituita da 460 membri, eletti tramite un sistema proporzionale a lista chiusa di partito, applicato in vari collegi plurinominali.
In seguito, i voti saranno convertiti in seggi secondo il metodo detto D'Hondt. È prevista una soglia di sbarramento del 5% per i singoli partiti (KW) e le organizzazioni civiche (KWW), dell'8% per le coalizioni (KKW), mentre sono esclusi da ogni soglia i partiti nazionali che rappresentano le minoranze. Il processo di elezione dei 100 membri del Senato, invece, avviene attraverso l'uso di un sistema maggioritario secco, applicato in altrettanti collegi uninominali.
My, Naród. Nasza Ojczyzna. Nasz sztandar. pic.twitter.com/eiAwBVAeDs
— Donald Tusk (@donaldtusk) October 1, 2023
Una mancata vittoria del PiS o della Coalizione Civica aprira' quindi la strada a negoziati post-elettorali per creare una maggioranza di governo a Varsavia. Secondo gli analisti, il piu' piccolo partito di estrema destra, la Confederazione Liberta' e Indipendenza potrebbe entrare in coalizione con il PiS. Il 'partito degli indecisi', così è stato battezzato - formato da quanti, il 45% degli aventi diritto, a pochi giorni della scadenza elettorale non sanno ancora se andranno a votare e per chi - non è stato aiutato nella scelta dal dibattito televisivo di lunedi' sera, definito da molti osservatori come "deludente e inutile".
Al discutibile format del dibattito hanno preso parte il premier uscente Morawiecki, il leader di opposizione Tusk - ex premier e già presidente del Consiglio europeo - e altri quattro candidati. Tutti hanno avuto solo un minuto di tempo per rispondere alle domande su questioni come l'immigrazione, l'economia e le pensioni, evitando quindi qualsiasi discussione approfondita. In questa caccia agli indecisi appare centrale il voto delle donne, quelle che maggiormente esprimono mancanza di fiducia nella classe politica: una campagna specifica denominata "Donne alle urne" è stata creata per incoraggiarle a esercitare il loro diritto di voto.
Il voto delle donne e i temi economici
Proprio le donne potrebbero influenzare il verdetto delle urne secondo Katarzyna Wodniak, esperta di politiche sociali al Trinity College di Dublino, valutando che nel gruppo degli indecisi "ci sono persone che intendono votare, ma non sono sicure per chi votare o pensano che potrebbero ancora cambiare idea, ma ci sono anche persone che non hanno assolutamente intenzione di votare".
Per la studiosa, considerato che in quel gruppo ci sono più donne che uomini e che sono generalmente più favorevoli alla democrazia e più progressiste, "se alla fine decideranno di votare avranno un peso davvero significativo". Tema centrale della campagna è stata l'economia, sfociato in una guerra dei numeri tra i risultati conseguiti dal PiS e quelli ottenuti in passato dal governo guidato dalla Piattaforma Civica.
Il tribunale amministrativo di Varsavia ha dovuto vietare la diffusione di uno spot che affermava che all'epoca il tasso di disoccupazione era record, del 15%, un dato in realta' mai raggiunto. L'inflazione è uno dei problemi maggiormente sentito dai polacchi negli ultimi due anni, passata dal 2,6% nel gennaio 2021 al 18,4% lo scorso febbraio. Il governo ha cercato di giustificare questo fenomeno con il caro energia causato dall'invasione russa dell'Ucraina, la cosiddetta 'Putinflacja', ma i dati pubblicati hanno evidenziato come tutto fosse iniziato molto prima.
Per mesi alle fermate degli autobus hanno campeggiato enormi cartelli con la scritta gialla PiS uguale rincaro. In risposta il governo uscente ha controbattuto con alcuni risultati della sua politica economica: l'importante aumento dei salari medi, passati da 850 euro nel 2015 ai 1.467 di oggi, e nello stesso periodo il raddoppio di quello minimo, da 381 a 784 euro. A spiegare l'indice di gradimento del PiS al 35% è anche l'introduzione della 13ma e 14ma per i pensionati e degli assegni familiari per chi ha almeno un figlio, dal prossimo anno del valore di 174 euro.
Tra i temi di primaria importanza per il governo conservatore c'è quello della sicurezza, con la necessita' di presentarsi ai polacchi come una guida forte. A preoccupare in particolare e' il confronto con la Bielorussia, dove si sono installati i miliziani della Wagner, e di conseguenza l'aumento dei tentativi di attraversamento illegale della frontiera da parte dei migranti. Per arginare la situazione, il ministero della Difesa polacco ha militarizzato il confine con 10 mila soldati, mentre la guardia frontiera è stata accusata di aver respinto i richiedenti asilo nelle foreste, facendo scattare dure critiche nei confronti del PiS, sia in patria che all'estero. E ora, a pochi giorni dal voto, viene messo in seria difficolta' dalle clamorose dimissioni di due dei massimi comandanti militari polacchi, il generale Rajmund Andrzejczak, capo di stato maggiore, e il comandante operativo, il tenente generale Tomasz Piotrowski.
La questione ucraina
Altrettanto centrale la questione dei rapporti con Kiev: sole poche settimane fa il premier Morawiecki ha annunciato la sospensione della fornitura di armi al vicino Paese invaso dalla Russia, sulla scia della precedente crisi diplomatica sul grano ucraino, per il quale il governo polacco aveva prorogato unilateralmente il bando delle importazioni. Un cambio di rotta da parte di Varsavia, uno dei Paesi che finora si è maggiormente speso per la causa ucraina, che gli analisti hanno spiegato con la volontà del partito sovranista PiS di presentarsi al proprio elettorale come il primo difensore degli interessi nazionali - a cominciare dagli agricoltori - in vista della scadenza del 15 ottobre.
Per Diritto e Giustizia questa linea di chiusura nei confronti di Kiev è anche un modo per bloccare l'avanzata di Confederazione Libertà e Indipendenza (Konfederacja) nei sondaggi, unico partito apertamente anti-ucraino. Per il partito populista al potere, il più duro colpo in piena campagna elettorale è arrivato dallo scandalo dei visti, ovvero il presunto schema illecito di rilascio dei permessi di ingresso in Polonia e nell'area Schengen a migranti provenienti da diversi Paesi asiatici e africani.
Secondo le accuse dell'opposizione, circa 250 mila persone avrebbero usufruito di questo metodo negli ultimi due anni e mezzo, mentre per il governo si è trattato di poche centinaia di casi. Numeri alla mano, quelli diffusi da Eurostat, è evidente la liberalizzazione dei visti da parte di Varsavia, passati da 600 mila visti a cittadini extra Ue nel 2020 a 790 mila l'anno successivo; un dato cresciuto ulteriormente con l'arrivo dei rifugiati ucraini.
I referendum
Proprio sull'immigrazione verterà uno dei quattro quesiti referendari sui quali i polacchi dovranno pronunciarsi domenica, insieme al rinnovo del Parlamento. Questa la domanda posta, in termini decisamente parziali: "Siete favorevoli all'ammissione di migliaia di immigrati clandestini dal Medio Oriente e dall'Africa nell'ambito del meccanismo di ricollocazione forzata imposto dalla burocrazia europea?".
Ad ogni modo Diritto e Giustizia è stato sempre di più sulla difensiva negli ultimi mesi, rafforzando la narrazione della destra polacca secondo cui Tusk risponde al volere di Berlino e agisce anche sotto l'influenza di Mosca, pertanto non fa gli interessi del suo popolo. Nel contempo il governo nazionalista ha optato per l'istituzione di una commissione d'inchiesta su eventuali ingerenze di Mosca in Polonia negli anni tra il 2007 e il 2022, in quella che è la legge anti-influenze russe.
Secondo l'opposizione si tratta di un provvedimento teso a colpire il leader della Coalizione Civica, motivo per cui è stato rinominato "Lex Tusk". I suoi sostenitori, circa mezzo milione di persone, sono scesi in piazza dopo la sua promulgazione qualche mese fa e la scorsa settimana con la "Marcia del milione di cuori", segnando un recupero nei sondaggi per il partito di opposizione, appeso ora all'esito del voto cruciale di domenica.