AGI - Cattiva notizia per la salute del pianeta e dell'uomo: il buco dell'ozono ha raggiunto dimensioni record, esteso tre volte la superficie del Brasile o 50 volte quella della Francia. Lo riferisce l'emittente 'Bfmtv' citando il dato delle ultime osservazioni del satellite Sentinel 5P dell'Agenzia spaziale europea, in base al quale il buco attualmente situato sopra l'Antartico misura 26 milioni di km2.
Di frequente gli esperti hanno spiegato che è normale osservare fluttuazioni nelle dimensioni del buco, in particolare quando è localizzato sopra le regioni polari. Lo scorso gennaio avevano però fatto una previsione ottimistica sul riassorbimento del buco dell'ozono, secondo loro "sulla buona strada" per rientrare nell'arco di quattro decenni. E invece l'ultimo rilievo di fine settembre va in tutt'altra direzione: ha toccato la superficie maggiore dall'inizio delle osservazioni, risalente agli anni '70.
Tipicamente, da agosto a ottobre, questa dimensione aumenta nelle regioni polari raggiungendo "un massimo tra metà settembre e metà ottobre". Tuttavia, non è mai stato cosi' importante in questo periodo dell'anno e ha cominciato a formarsi durante il mese di agosto, cosa molto insolita. Per gli esperti del Servizio di monitoraggio dell'atmosfera (Cams) del programma Copernicus, la spiegazione a questa dimensione preoccupante è da ricercare nel cuore dell'Oceano Pacifico.
"L'eruzione del vulcano Hunga Tonga nel gennaio 2022 ha iniettato nella stratosfera molto vapore acqueo che ha raggiunto le regioni del polo sud solo dopo la fine del buco dell'ozono nel 2022", ha analizzato Antje Inness, scienziata del Cams. Tuttavia, questo vapore acqueo può portare "a una maggiore formazione di nubi stratosferiche polari, dove i clorofluorocarburi (CFC) possono reagire e accelerare la riduzione dello strato di ozono", prevedono inoltre gli scienziati.
Lo studio sull'impatto dell'eruzione è ancora in corso. Il buco dell'ozono è stato creato dall'inquinamento umano, in particolare dai famosi clorofluorocarburi emessi in passato da molti frigoriferi. Negli ultimi decenni, la cooperazione globale ha proposto diverse misure per arginarne l'impatto. Il Protocollo di Montreal, firmato nel 1987 e ratificato da 195 Paesi, ha permesso di ridurre notevolmente la quantità di CFC nell'atmosfera e lo strato di ozono sembrava potersi ripristinare completamente.