AGI - Polonia e Ungheria sono state giuridicamente violentate sulla questione migratoria, perché costrette dalla maggioranza dei Paesi Ue a subire una decisione politica che non condividono. Per questa forzatura, quindi, non esiste più alcuna possibilità di avere un compromesso. È quanto ha dichiarato il primo ministro ungherese, Viktor Orban, al vertice informale dei leader Ue a Granada, in Spagna, puntando il dito sul fatto che per il Patto sulla migrazione e l'asilo si stia procedendo a maggioranza qualificata anziché all'unanimità.
"Non c'è alcun accordo sull'immigrazione perché in precedenza avevamo deciso che l'immigrazione sarebbe stata regolata sulla base di un accordo unilaterale, cosa è stata cambiata durante l'ultima riunione", ha spiegato. Il fulcro è il modus operandi: per il polacco Mateusz Morawiecki e l'ungherese Viktor Orban le questioni che riguardano le migrazioni non possono essere approvate solo a maggioranza, in base alle conclusioni del vertice del giugno 2018, dove si parla di 'consensus', ovvero unanimità, per la riforma del Regolamento di Dublino. Tuttavia, sono i Trattati dell'Ue a prevedere che sulla migrazione sia possibile legiferare a maggioranza qualificata.
All'ultimo Consiglio europeo formale a Bruxelles, a fine giugno, Varsavia e Budapest avevano ostacolato l'inserimento del capitolo sulla migrazione nel testo delle conclusioni dei lavori dei leader perché contrarie all'accordo dell'8 giugno, in quanto era stato raggiunto non all'unanimità ma a maggioranza qualificata dai ministri dell'Interno.
I fascicoli a giugno erano il regolamento sulla procedura di asilo e il regolamento sulla gestione dell'asilo e della migrazione e la quadra trovata dai ministri prevede l'obbligo di solidarietà con i ricollocamenti o, in alternativa, il versamento di compensazioni. La stessa situazione si sta verificando in queste ore.
Mercoledì 4 ottobre, gli ambasciatori dei Paesi Ue hanno raggiunto l'accordo sul regolamento concernente le situazioni di crisi, compresa la strumentalizzazione della migrazione, e di forza maggiore nel settore della migrazione e dell'asilo. Ma lo hanno raggiunto non all'unanimità, bensì a maggioranza qualificata, con il no di Polonia e Ungheria e l'astensione di Repubblica Ceca, Slovacchia e Austria.
Per questo, Orban torna ad accusare la modalità decisionale e operativa utilizzata. "Polonia e Ungheria non erano soddisfatte della proposta, ma ci hanno spinto e sono state completamente escluse. Perciò, dopo quanto avvenuto, non c'è più alcuna possibilità di avere un qualsiasi tipo di compromesso e di accordo sull'immigrazione. Politicamente è impossibile. E non solo per oggi, ma in generale, per i prossimi anni. Perché legalmente siamo stati violentati. E se si è stuprati legalmente, se si è costretti legalmente ad accettare qualcosa che non piace, come si può pensare di avere un compromesso e un accordo? È impossibile", ha sottolineato.
Gli accordi approvati tra i Paesi Ue a giugno e mercoledì andranno ora negoziati con il Parlamento europeo e una volta trovati i relativi compromessi con l'Aula sarà necessario un nuovo voto finale al Consiglio Affari interni. Per questo i due Paesi insistono sull'unanimità, perché è la loro possibilità di far saltare l'approvazione finale del Patto per le migrazioni e l'asilo. Cosa inaccettabile per buona parte degli altri Stati Ue e anche per i vertici delle istituzioni Ue che puntano ad avere il Patto entro le elezioni europee del giugno 2024.