AGI - A Derna centinaia di migliaia di persone hanno protestato contro le autorità, chiedendo l'identificazione dei responsabili dell'inondazione che una settimana fa ha ucciso migliaia di persone nella città della Cireanica. Il disastro è stato causato dalla rottura di due dighe che da tempo avevano dato segni di cedimento e non hanno resistito al passaggio del ciclone Daniel. I ripetuti avvertimenti di tecnici ed esperti erano stati però ignorati.
Reuters riferisce che tra i principali bersagli dei manifestanti c'era Aguila Saleh, presidente del Parlamento libico, tra le più importanti figure politiche della Libia orientale, controllata dalle milizie del generale Haftar e non dal governo di Tripoli riconosciuto dall'Onu. "Aguila non ti vogliamo!" e "tutti i libici sono fratelli" sono alcuni degli slogan riportati dall'agenzia stampa britannica, segno dell'esasperazione dei cittadini per l'instabilità politica del Paese, precipitato nel caos dopo la deposizione di Gheddafi nel 2011 e ancora conteso da due governi paralleli nonostante gli sforzi delle Nazioni Unite.
A suscitare l'ira della popolazione era stata una dichiarazione di Saleh che ha parlato di un "disastro naturale senza precedenti" e ha esortato a non concentrarsi su cosa si sarebbe dovuto o potuto fare per prevenirlo. I dimostranti hanno inoltre dato alle fiamme la casa del sindaco Abdulmenam al-Ghaithi, rimosso dopo la catastrofe, insieme a tutti i membri della sua giunta, da Usama Hamad, capo dell'esecutivo alla guida della parte orientale del Paese.