AGI - Il Niger è sempre di più nel mirino della comunità internazionale e della Comunità economica degli stati dell'Africa occidentale (Ecowas). Permangono le sanzioni e con esse la "minaccia" di un intervento militare per ripristinare l'ordine democratico. Tuttavia, non tutti i paesi stranieri, presenti nel paese, hanno lo stesso approccio diplomatico con la giunta militare.
La Francia, anche per bocca del suo presidente Emmanuel Macron, ha sempre appoggiato le decisioni di Ecowas, compreso l'intervento militare che appare un'opzione lontana, o forse tramontata, perchè infiammerebbe tutta l'area. Ma Parigi rimane ferma con un approccio rigido nei confronti della giunta militare al potere dal 26 luglio scorso. Diverso, invece, l'atteggiamento degli Stati Uniti che, secondo quando ha riferito il generale James Hecker, capo delle forze americane per l'Europa e l'Africa, hanno ripreso le missioni militari in Niger, anche se "si limiteranno a proteggere le forze armate americane".
Approcci divergenti tra Washington e Parigi
In Niger sono presenti 1.100 soldati Usa e, fino a pochi giorni fa, sono stati confinati nelle loro basi ma, ora, parte del personale militare e dei mezzi sono stati spostati dalla base aerea vicino a Niamey ad Agadez a circa 920 chilometri dalla capitale. "Per un pò non abbiamo svolto alcuna missione nelle basi", ha detto Hecker. "Attraverso il processo diplomatico, stiamo portando avanti, non direi il 100% delle missioni che facevamo prima, ma una grande quantità di missioni".
La Francia, invece, a tutt'altro approccio. Può sembrare marginale ma il fatto che Parigi abbia deciso si sospendere tutte le sovvenzioni alle organizzazioni culturali di Mali, Burkina Faso e Niger, dice del tentativo di fare pressione sulla società civile affinchè abbandoni i sentimenti antifrancesi. Macron, nei suoi ultimi viaggi africani, ha rimarcato con forza che la Francaafrique è "finita", ma sembrano essere solo parole.
Dopo aver perso Mali e Burkina Faso, e ora anche il Niger, Parigi si trova in una condizione di isolamento. E non è solo una questione politica, ma va ad intaccare gli interessi economici del paese dell'Oltralpe. Usa, insomma, il soft power per fare pressioni ma, anche questo, sembra un tentativo destinato al fallimento. Gli Usa, invece, insistono sull'opzione diplomatica. Non è un caso, e non è nemmeno marginale, che l'ambasciata statunitense a Niamey abbia presentato la nuova direttrice degli Affari pubblici e portavoce della rappresentanza diplomatica, Kenya Jorana Jemes, che si affianca alla nuova ambasciatrice, Kethleen FitzGibbon, arrivata ad agosto, subito dopo il colpo di Stato, con lo scopo di "sostenere gli sforzi dei giovani nigerini, della società civile, della stampa, delle Ong e dei leader dei progetti".
Un avamposto occidentale nella lotta al jihadismo
Gli Usa, quindi non hanno scelto la rottura diplomatica, bensì si stanno adoperando a "risolvere l'attuale crisi". Vedremo se prevarrà la linea dura di Parigi o quella più dialogante degli Sati Uniti. Entrambi i paesi hanno fatto del Niger il loro principale avamposto regionale, come del resto l'Unione europea, per pattugliamenti ad ampio raggio con droni armati e altre operazioni di antiterrorismo contro i movimenti islamici che in tutta la regione stanno prendendo il sopravvento. Gli Stati Uniti, in particolare, hanno investito anni e centinaia di milioni di dollari nell'addestramento delle forze nigerine.
Si è aperto, anche, un fronte di rottura regionale, l'interruzione della cooperazione militare tra Niger e Benin. La giunta militare al potere a Niamey ha annunciato la fine di un accordo militare con il Benin, accusando il vicino di aver autorizzato il dispiegamento di soldati sul suo territorio in vista di un possibile intervento dell'Ecowas. In un comunicato stampa letto dalla televisione nazionale, il regime militare di Niamey ha dichiarato di "aver invitato in più occasioni al rispetto degli obblighi" di questo accordo firmato l'11 luglio 2022 con il Benin che ha deciso di "denunciare".
I militari saliti al potere in Niger con un colpo di stato il 26 luglio sostengono che il Benin ha "deciso di prendere in considerazione l'aggressione contro il Niger invece di appoggiarlo". Una nota che prosegue spiegando che la "Repubblica del Benin ha autorizzato lo stazionamento di soldati mercenari e di materiale bellico in vista di un'aggressione voluta dalla Francia in collaborazione con alcuni Paesi" dell'Ecowas contro il Niger. Dal canto suo, i militari al potere, hanno assicurato, invece, il loro "desiderio di evitare un'escalation".